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Addio al vecchio Banco di Sicilia

Unicredit ha dato il via libera per la costituzione del "bancone", la fusione delle cinque banche controllate

14 aprile 2010


Foto da Flickr.com

Addio Banco di Sicilia Spa. Il via libera alla banca unica da parte del Cda di Unicredit, riunito ieri pomeriggio a Milano, ridisegna l'organizzazione della holding con la fusione delle cinque banche controllate al 100% da piazza Cordusio: UnicreditBanca, Banca di Roma, Banco di Sicilia, Unicredit Private banking e Unicredit Corporate banking.

Dal punto di vista giuridico il Banco di Sicilia Spa, come le altre banche, scompare, confluendo nel cosiddetto "bancone". Secondo indiscrezioni il marchio Banco di Sicilia però sarà mantenuto in vita, in quanto elemento di legame col territorio ed espressione di una tradizione su cui il management punta molto.
L'attuale Consiglio di amministrazione del Bds, presieduto da Ivanhoe Lo Bello, rimarrà in carica fino al 31 ottobre, poi dal 1 novembre scatterà la riorganizzazione in coincidenza con la scadenza dei patti parasociali che Unicredit ha ereditato dall'incorporazione di Capitalia che controllava il Banco di Sicilia e che consentiva alla Regione siciliana e alla Fondazione BdS, azionisti della holding milanese con lo 0,5% e lo 0,6%, di indicare propri rappresentati nel Cda della banca siciliana.

Il nuovo assetto di Unicredit, voluto dall'ad Alessandro Profumo, prevede la nomina della nuova figura del presidente territoriale. Saranno sette, uno dei quali sarà in Sicilia e per questo incarico si fa il nome di Roberto Bertola, attuale ad del BdS, banchiere d'esperienza e molto stimato da Profumo. I presidenti territoriali avranno il compito di agire quale punto di riferimento per i rapporti con i principali interlocutori istituzionali locali.
Per rafforzare i rapporti col territorio e ottenere una maggiore semplicità per il cliente e tempi di risposta più rapidi, su cui si basa l'impianto della riorganizzazione della holding, la nuova holding bancaria si affiderà anche in Sicilia alle direzioni commerciali, probabilmente una per ogni provincia, al posto delle tre attuali a Palermo, Catania e Ragusa, che avranno maggiori deleghe decisionali. Dalle direzioni commerciali dipenderanno alcuni direttori di territorio la cui competenza dovrebbe ricadere su un'area sub-provinciale individuata come distretto economico.
Continuerà ad avere un ruolo chiave il Comitato territoriale, presieduto dall'imprenditrice José Rallo, su cui la holding di Profumo scommette per interpretare le esigenze di sviluppo delle imprese locali.

Tre le aree specializzate di Unicredit Spa, post-fusione: Famiglie-pmi (aziende con fatturato fino a 50 milioni di euro), Corporate (aziende con fatturato oltre i 50 milioni) e Private (clienti con patrimoni superiori a 500 mila euro). Con la nascita della banca unica, la partecipazione del Banco di Sicilia nell'Irfis (l'Istituto di mediocredito siciliano), pari al 76%, passa a piazza Cordusio: il 21% dell'Istituto è controllato dalla Regione siciliana, mentre il 3% da alcune piccole banche. In passato il BdS aveva raggiunto un accordo con la Popolare di Vicenza per la cessione dell'Irfis a Banca Nuova, ma l'operazione non fu perfezionata per i rilievi della Banca d'Italia che non concesse l'autorizzazione. Il bilancio del Banco di Sicilia al 31 dicembre 2009, l'ultimo della banca nella sua attuale veste giuridica, ha riportato un utile di 14,9 milioni di euro. La raccolta complessiva è pari a 28.244 milioni di euro. I crediti verso clientela sono pari a 5.518 milioni. Il BdS opera con 422 filiali, 34 centri piccole imprese, 6 centri sviluppo, 4 centri mutui, 7 centri business easy e 6 centri smart affluent. I dipendenti, al 31 dicembre 2009, erano pari a 4.500.

Storia del Banco di Sicilia - La nascita del Banco di Sicilia, che oggi scompare ufficialmente per entrare nel cosiddetto "bancone" voluto dal gruppo Unicredit, comincia nell'era pre-unitaria: nel 1843, infatti, viene costituito il Banco delle Due Sicilie, con sedi a Palermo e Messina. Dopo i moti rivoluzionari del '48 le due strutture si fondono, ma bisogna aspettare il 1867 per il battesimo ufficiale del Banco di Sicilia, che viene riconosciuto come istituto di emissione, e lo sarà fino al 1926, quando con l'entrata in vigore della nuova legge bancaria cesserà questa funzione. Il Banco di Sicilia, dopo lo scandalo del 1893 della Banca Romana, sarà uno dei tre istituti ad avere la facoltà di emettere moneta; gli altri sono la Banca d'Italia e il Banco di Napoli.
Nel 1870, grazie a un regio decreto, la banca può aprire altri sportelli in Sicilia, oltre a quelli di Palermo e Messina, e nel resto del Paese. A partire dal 1927 nascono all'interno dell'istituto le sezioni di credito settoriali: agrario, minerario, fondiario e nel '44 il credito industriale, a cui nel '58 seguirà la sezione per il finanziamento delle opere pubbliche.
Nel 1990 entra in vigore la legge Amato-Carli, che trasforma il BdS da istituto di diritto pubblico a spa. L'anno successivo la Regione approva una legge per la ricapitalizzazione delle banche pubbliche siciliane, un provvedimento di 1.100 miliardi di lire che interessa anche La Sicilcassa, la quale nel '97 sarà acquisita, con tutte le passività, dal Banco di Sicilia. Operazione, quest'ultima, avversata dall'allora presidente Gustavo Visentini, che si dimise. Qualche anno prima, nel '94, il BdS era stato commissariato a causa degli avvisi di garanzia arrivati ai vertici della banca in relazione alla gestione del credito, che vedeva sofferenze superiori ai cinquemila miliardi di lire. L'autonomia del BdS comincia a scricchiolare nel '99, quando il Mediocredito Centrale entra nel Banco; poco dopo sarà il primo a integrare il secondo, che a seguito del processo di privatizzazione viene a sua volta acquisito dalla Banca di Roma. Nel 2002, con la riorganizzazione del Gruppo Bancaroma, il BdS viene incorporato nella Banca di Roma. Nel 2007, dopo la fusione Unicredit-Capitalia, il Banco di Sicilia entra a far parte di Unicredit Group.

[Informazioni tratte da ANSA, La Siciliaweb.it]

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14 aprile 2010
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