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Addio al vecchio registro dei ritardi. La scuola marchierà i ragazzi con il codice a barre

''Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato''

14 settembre 2004

Svegliarsi la mattina per molti è un problema, problema che può acuirsi in determinati periodi della vita. Uno di questi e quello dell'adolescenza, quando, non avendo ancora chiaro quello che si riuscirà a fare della propria vita, aprire gli occhi al suono della sveglia per recarsi a scuola, magari per essere interrogato in matematica con la limpida coscienza di non essere preparato proprio  non si riesce. Allora si arriva in ritardo. Una giustificazione pronta e una nota sul registro. Pazienza, domani andrà meglio.

Ma i tempi cambiano e la scuola cambia insieme a loro, e in una scuola che si vuole far diventare un'azienda funzionante i ritardi non sono ammessi! Altro che nota sul registro, forse si rischia il licenziamento!
Quindi alcune scuole (che piaceranno di sicuro al ministro Moratti) hanno detto addio al vecchio registro di classe, mettendo al suo posto una timbratrice, proprio come in fabbrica. Per meglio dire, c'è la versione moderna della timbratrice: un lettore ottico ad ogni piano dell'istituto. E per ogni allievo, una carta magnetica con nome, cognome e codice a barre. 

Ecco quindi come si saprà chi c'è e chi non c'è, chi ritarda, e quanto ritarda. Per sapere subito e capire meglio.
Il detto metodo è stato già adottato dal preside dell'azienda... ops! pardon, dell'istituto tecnico Peano, a Torino: "L'obiettivo è duplice - spiega Alfonso Lupo, capo istituto da tredici anni - alleggerire il carico burocratico dei nostri impiegati e tenere sotto controllo gli allievi in maniera più efficace". Certo, si aspettano delle critiche: "Ma in questo progetto la politica non deve entrare, noi lo riteniamo utile e il sessanta per cento delle famiglie è d'accordo con noi". Anche perché i genitori possono consultare assenza e ritardi in tempo reale: basta una password e un collegamento ad internet.

L'idea del progetto è nata dalla constatazione di due problemi. Primo: il 10% degli studenti, cioè da 70 a 100 ragazzi al giorno, arriva in ritardo a scuola. "Molti sono pendolari, altri sono semplicemente poco disciplinati". Secondo: "Ho accettato l'incarico da vicepreside e mi sono accorto che avrei passato tre quarti della mia giornata a mettere delle crocette sui registri. I casi erano due: o mi ingegnavo o cambiavo lavoro".
Mauro Ferilli, 42 anni, quindi si è ingegnato. Ha presentato il progetto alla Fondazione Crt, e il progetto è piaciuto: "Così abbiamo ottenuto un finanziamento, circa 42 mila euro in due rate".
Il risultato è un computer centrale che gestisce tutto il sistema e stampa ogni giorno il registro delle presenze. Più sei postazioni ordinarie, piazzate sui vari piani dell'istituto, con dodici lettori ottici. Più una postazione speciale in segreteria, collegata anch'essa a una stampante: "Lì devono passare gli studenti che entrano dopo le otto, il computer stampa uno scontrino con l'autorizzazione all'ingresso in ritardo da appiccicare sul libretto delle giustificazione".

Gli allievi, e anche parte degli insegnati, non sono precisamente entusiasti dell'iniziativa. Le obiezioni sono di varia natura. Ideologiche: "Ci controllano molto più del lecito". Pratiche: "Ogni mattina ci sarà la coda per timbrare, quindi ritardi per colpa della timbratrice". Soprattutto è un sistema che si presta a diverse manipolazioni: scambi di tessere, pianisti stile parlamento, manomissioni.
"Lo sappiamo bene - ammette il vicepreside - infatti non abbiamo ancora abolito del tutto il registro di classe per avere un controllo incrociato". Un anno di fase sperimentale, poi si affideranno definitivamente all'elettronica.

Quello del controllo sta diventano il problema numero uno. Infatti altri tre istituti torinesi hanno deciso di affrontarlo facendo installare delle telecamere a scuola. Sono l'Itis Avogadro, l'Ipsia Zerboni e l'Itis Pininfarina di Moncalieri.
Come dire il Big Brothers entra prepotentemente nelle scuole. Urge, quindi, per difendersi, integrare in maniera approfondita lo studio di George Orwell, e chissà che nelle scuole non tornerà a fiorire libera l'aspidistra...

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14 settembre 2004
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