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Addio Karol Wojtyla

''Il cantore della civiltà dell'amore'', Papa Giovanni Paolo II si è spento

04 aprile 2005

E' stato una delle morti più lunghe alle quali l'uomo, probabilmente, abbia mai assistito. E parliamo di morte e non di agonia, proprio perché è stato a questa, alla morte, che la televisione ci ha fatto assistere per tre interi giorni.
Una morte, quella di Karol Wojtyla, che si è dilatata all'interno degli speciali, dei telegiornali, delle edizioni straordinarie, all'inverosimile. Una scansione ossessiva degli ultimi minuti del Pontefice che ha tirato (e non sospeso) il fiato, e che una sola cosa voleva: l'arrivo dell'ultimo secondo di vita, quell'ultimo sospiro nel quale - la televisione ci ha subito informato - Giovanni Paolo II ha detto amen.

Certo, c'era da aspettarselo e forse diversamente non poteva essere. La morte di Papa Giovanni Paolo II è stata una delle rarissime occasioni nelle quali il rintocco della Storia si ode con massima distinzione, e d'altronde era inevitabile che i media, che per tutto il suo pontificato l'avevano seguito ovunque, non seguissero passo passo tutti gli ultimi suoi aliti.
Ma forse si è esagerato...

Il cardinale Angelo Sodano, nella messa che ieri ha celebrato in Piazza S. Pietro, ha reso omaggio a ''Giovanni Paolo II il Grande'', attributo che la Chiesa riserva ai pontefici santi. Un termine che in realtà Sodano non ha pronunciato, ma che scritto nel testo, viene dato per letto, e che detto dalla televisione viene dato e basta.
Su Giovanni Paolo II il Grande, su questo Papa che è stato importante per tutti gli uomini, il Papa dei Giovani, il Papa della Madonna, il Papa che ha vissuto la Via Crucis, il Papa del Dialogo, il Papa dei Segreti di Fatima, degli Anziani, dei Derelitti, della Vita, del Sacrificio e non so quante ne sono state dette in questi giorni, non vogliamo più aggiungere altro. Non ce ne bisogno.

Di seguito vogliamo solo riportare le parole dell'ultimo suo scritto, parole che il Pontefice aveva preparato per il Regina Coeli di ieri, la preghiera mariana che dopo Pasqua sostituisce l'Angelus, e che il sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Leonardo Sandri ha letto ''Con tanto onore ma, come dire, anche con tanta nostalgia''.

Carissimi Fratelli e Sorelle!
Risuona anche oggi il gioioso Alleluja della Pasqua. L'odierna pagina del Vangelo di Giovanni sottolinea che il Risorto, la sera di quel giorno, apparve agli Apostoli e mostrò loro le mani e il costato, cioè i segni della dolorosa passione impressi in modo indelebile sul suo corpo anche dopo la risurrezione. Quelle piaghe gloriose, che otto giorni dopo fece toccare all'incredulo Tommaso, rivelano la misericordia di Dio, che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito.

Questo mistero di amore sta al centro dell'odierna liturgia della Domenica in Albis, dedicata al culto della Divina Misericordia.

All'umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell'egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l'animo alla speranza. È amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la Divina Misericordia!

Signore che con la tua more e risurrezione riveli l'amore del Padre, noi crediamo in Te e con fiducia ripetiamo quest'oggi: Gesù, confido in Te, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

La solennità liturgica dell'Annunciazione che celebreremo domani ci spinge a contemplare con gli occhi di Maria l'immenso mistero di questo amore misericordioso che scaturisce dal Cuore di Cristo. Aiutati da Lei possiamo comprendere il senso vero della gioia pasquale, che si fonda su questa certezza: colui che la Vergine ha portato nel suo grembo, che ha patito ed è morto per noi, è veramente risorto.
Alleluia!


- ''Noi e l'armonia tra le religioni''. Il Dalai Lama ricorda Giovanni Paolo II

- ''La forza che manca al mondo laico'' di Emanuele Severino

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04 aprile 2005
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