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Addio Noureddine

E' morto a Palermo, il giovane ambulante marocchino che si era dato fuoco per protestare contro l'ennesima multa dei vigili

21 febbraio 2011

E' morto sabato mattina, nel reparto grandi ustionati dell'ospedale Civico di Palermo, Noureddine Adnane, l'ambulante marocchino di 27 anni che una settimana fa si è dato fuoco per protesta durante un controllo dei vigili urbani nella sua bancarella in via Ernesto Basile. L'uomo aveva riportato ustioni su gran parte del corpo e le condizioni respiratorie cardiache si erano ulteriormente aggravate nelle ultime ore (LEGGI).
Scene di disperazione sono seguite alla notizia. Il padre del giovane, a sua volta sposato e padre di famiglia, è uscito piangendo gridando tutta la sua disperazione per la morte del figlio. Numerosi amici e conoscenti, soprattutto marocchini, sono arrivati all'ospedale a omaggiare Noureddine. Proprio in questi giorni era attesa a Palermo la moglie del giovane.
Anche il presidente del Senato Schifani è arrivato all'ospedale civico di Palermo per rendergli omaggio. "Chiedo al sindaco di Palermo un'indagine amministrativa rigorosa, molto rigorosa, iper rigorosa e di non attenersi - ha sottolineato Schifani - agli schemi burocratici dei rapporti interni degli uffici perché è giusto e doveroso che vengono ascoltati anche i lavoratori marocchini e si accerti effettivamente come sono andate le cose nel rispetto delle istituzioni come quello del corpo della polizia municipale - ha aggiunto - ma ritengo che chi è deputato a imporre il rispetto della legalità deve dimostrare anche buon senso. Non sta a me dare giudizi su eventuali responsabilità di carattere morale, quelle giuridiche le accerterà la magistratura che con il suo riconosciuto rigore e la sua riconosciuta competenza farà le proprie indagini. Noi dobbiamo interrogarci fin da oggi affinché episodi come questi cioè assistere a un uomo che si da fuoco e che si uccide lasciando una moglie e una bambina piccola per il cui sostentamento ha lasciato la propria patria non succedano più. E' un dovere di tutte le istituzioni. Non voglio dare responsabilità a nessuno - ha chiarito il presidente del Senato - ma un po' di chiarezza sulle metodologie degli accertamenti che vengono fatti, attraverso un'indagine interna vada realizzata". "Serve una seria riflessione - ha aggiunto infine il presidente del Senato -. C'è da chiedersi cosa sia potuto accadere all'uomo che era arrivato dal Marocco per lavorare e aveva una posizione regolare nel nostro Paese. Quanto è accaduto è doloroso per l'intera città. Sono sconvolto da presidente del Senato e da cittadino. Palermo non è mai stata ne mai sarà una città razzista". Schifani dopo aver espresso il suo cordoglio ai familiari del giovane ha poi incontrato i rappresentanti della comunità marocchina a Palermo.

"In questa settimana non mi sono mai allontanato dal reparto grandi ustionati e non abbiamo avuto l'aiuto di nessuno...", ha denunciato Rashid, cugino di Noureddine Adnane. "Mio cugino era un bravo ragazzo - dice tra le lacrime - aveva tutte le carte in regola e il permesso di soggiorno. Ma i vigili urbani vengono tutti i giorni dagli ambulanti per fare controlli. Venerdì, mio cugino è rimasto per 10 minuti con la bottiglia di benzina in mano minacciando di darsi fuoco per protestare contro l'ennesimo controllo, nonostante avesse tutte le carte in regola. Nessuno dei vigili urbani ha mosso un dito per impedirgli di darsi fuoco. E questa mattina sono venuti qua per dire che gli dispiaceva. Potevano anche evitare...".
Zaher Darwist, responsabile immigrati per la Cgil Palermo, ha detto: "Stiamo assistendo alla latitanza dell'amministrazione pubblica nei confronti di cittadini immigrati che contribuiscono a creare ricchezza in questo Paese". "E' un oltraggio alla città di Palermo - ha aggiunto - il fatto che un ragazzo possa morire in questo modo. Vanno chiarite tutte le responsabilità". "Noi - ha detto infine - ci siamo rivolti a un pool di legali perché vogliamo che vengano accertate eventuali responsabilità per quanto accaduto a Noureddine Adnane, perché chiediamo giustizia".
La Procura di Palermo, dopo che Noureddine Adnane si è dato fuoco l'11 febbraio scorso, ha aperto un fascicolo d'inchiesta affidato al pm Gianluca De Leo. L'ipotesi di reato non è ancora nota anche se dopo la morte del marocchino potrebbe essere modificata. "La dinamica dei fatti risulta poco chiara. Abbiamo una serie di elementi che ci fanno pensare che l'intervento dei vigili urbani non sia un episodio occasionale e isolato", hanno detto gli avvocati Giorgio Bisaglia e Daniele Papa che difendono la famiglia della vittima. "Condurremo le nostre indagini difensive - hanno aggiunto gli avvocati - per accertare tutta la verità".

La redazione di Repubblica Palermo ha aperto una raccolta di fondi in collaborazione con il Ciss (a cui si sono aggiunte l'Arci e i Laici Comboniani) per la famiglia di Noureddine (Clicca qui).
Il presidente del Senato Renato Schifani ha deciso di donare 5 mila euro, prelevati dai fondi previsti per la beneficenza, alla famiglia dell'ambulante. "Ho disposto che venga prelevata la somma dai miei fondi di beneficenza e che vada a confluire nel fondo di solidarietà attivato dal quotidiano 'Repubblica'. Questo, ovviamente, è soltanto un inizio. Verificheremo attentamente quale sarà il percorso di questa famiglia quali sono le sue esigenze. Il padre della vittima è un venditore ambulante e non lavora da diversi giorni. Sono situazioni di indigenza. Ma noi faremo la nostra parte".
Il consolato marocchino pagherà le spese per il trasferimento in Marocco della salma di Noureddine Adnane. Lo ha detto il console venuto all'ospedale Civico per rendere omaggio alla salma del venditore ambulante. Il Comune di Palermo pagherà il funerale. Ma la famiglia ha fatto sapere di non volere accettare i soldi del Comune.


Una disperazione estrema - Noureddine si è dato fuoco dopo essersi cosparso di benzina, un gesto disperato seguito al sequestro della merce da parte dei vigili urbani; povere cose: capellini, sciarpe con i colori delle squadre di calcio, occhiali da sole...
Nato e cresciuto in un povero villaggio nei dintorni di Casablanca, è stato poi costretto a trasferirsi a Palermo per trovare un lavoro. Secondo di otto figli, Noureddine Adnane, fin da ragazzo si è preso cura dei suoi fratelli minori. Due anni fa era diventato padre di una bambina, Khadija che è in Marocco con la madre, la moglie ventunenne di Noureddine, Boobagra. Nel paese nordafricano vivono anche la madre e sei fratelli, ai quali l'ambulante mandava parte dei suoi scarsi guadagni. Il sogno di Noureddine era quello di mettere da parte un po' di soldi per fare arrivate in Sicilia il resto della sua famiglia. A Palermo si era adattato benissimo, in città lo avevano ribattezzato "Franco".
Il padre Mailoudi, 52 anni, e il fratello Mustapha, di 23, da qualche tempo in Sicilia, erano in ospedale quando è stata comunicata loro la notizia del decesso, avvenuta per l'ennesima complicazione respiratoria. Si erano recati al Civico di buon mattino, in attesa del presidente del Senato Renato Schifani, che il giorno prima aveva annunciato la sua visita.
Quando Schifani è arrivato, Noureddine era morto da poco più di mezz'ora. La seconda carica dello Stato - che ha annunciato la donazione di cinquemila euro per i parenti dell'ambulante, prelevati dai fondi a sua disposizione - si è fermata per circa un'ora con i parenti e il console del Marocco Youssef Balla, prima di improvvisare una conferenza stampa, durante la quale ha invitato il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, a svolgere "una rigorosa indagine interna" per verificare l'attività svolta dalla polizia municipale, invito raccolto dal sindaco.
L'ambulante era in regola, ma i vigili, che l'avevano già multato tre volte, otto giorni fa gli hanno contestato il mancato rispetto di un regolamento comunale, che vieta nell'arco di una giornata di sostare nello stesso posto per più di un'ora...

Sabato pomeriggio si è svolta nel centro di Palermo una manifestazione, già programmata dalla onlus Ciss, dal quotidiano Repubblica e da alcune associazioni, in segno di solidarietà alla famiglia di Noureddine. Il corteo, partito da piazza Politeama, è giunto a palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo. Gli esponenti della comunità marocchina, che hanno sfilato con striscioni, si sono alternati al megafono chiedendo giustizia e rispetto per gli immigrati.
Ieri, il comitato "Primo Marzo di Palermo" ha indetto uno "sciopero degli stranieri", in memoria di Noureddine. "Abbiamo versato lacrime, gocce che hanno riempito quel vaso che contiene tutta la nostra voglia di cittadinanza palermitana - afferma una nota dell'associazione - Questa città è la nostra unica motivazione, che ci consola dal trovarci lontani da un ambiente familiare, quello dei nostri paesi lontani. In 25 anni e senza che l'amministrazione se ne accorgesse, Palermo è diventata la nostra città". "Noi migranti non ci lasceremo convincere - prosegue - che questo luogo incantato possa essere solo di chi per caso, per le circostanze o per volontà divina, per diritto vi sia nato e cresciuto, perchè Palermo è la città madre dei nostri figli, dei nostri fratelli, dei nostri amici". "Noureddine, la tua Palermo ti ha visto morire nel silenzio, - conclude la nota - ma vivrai nel nostro ricordo e nella nostra lotta".

Fabrizio Ferrandelli: "Sono molto preoccupato del clima che si sta creando" - "La morte di Noureddine Adnane, il ragazzo marocchino che si è dato fuoco a seguito dell'ennesimo controllo della polizia municipale, deve far riflettere. È assurdo - dichiara Fabrizio Ferrandelli, consigliere comunale e capogruppo Idv al Comune di Palermo - che un ragazzo di appena 28 anni perda la propria vita per il lavoro. Il suo gesto estremo voleva essere una forma di protesta contro un atteggiamento vessatorio nei confronti di molti extracomunitari che si guadagnano da vivere in modo onesto. La sua morte deve adesso servire da monito per chi svolge i dovuti controlli. Anche la Polizia municipale è in un certo senso vittima di una non pianificazione. Quello che è venuto meno è proprio il senso di progettualità. Una città come Palermo non può permettere che accadano simili atrocità". "È compito di questa Amministrazione infatti – continua Ferrandelli – pensare a soluzioni concrete e attuabili che non prevedano violenze di nessun tipo e che anzi promuovano il senso di integrazione tipico della nostra terra. Il lavoro deve aiutare a vivere, non portare disgrazie come queste. L'Amministrazione dovrebbe adesso tornare a lavorare affinché tutti possano trovare la serenità che meritano". "Sono però molto preoccupato – ha aggiunto Ferrandelli – del clima che si sta creando. Mi è appena giunta la notizia che questa mattina la comunità marocchina ha trovato i cancelli della Moschea di piazza Giulio Cesare sigillati con l'Attack. Un segno gravissimo di chiusura nei confronti di una delle comunità della città. Palermo dovrebbe recuperare il suo tradizionale spirito di integrazione e ospitalità, caratteristiche che ne hanno fatto una bandiera nel mondo, un esempio da imitare. Le lotte, le chiusure e questi gesti di intolleranza come questo non fanno bene a nessuno. È arrivato il momento di tornare a collaborare, tutti insieme, per costruire un futuro diverso, un futuro migliore".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

 

 

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21 febbraio 2011
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