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Addio Province (ma veramente?)

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al ddl che sostituisce le "vecchie" province con le "città metropolitane", ma ...

09 settembre 2011

L'obiettivo è quello di ridurre la spesa. E per fare questo ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a due modifiche della Carta costituzionale. Una è quella che riguarda l'introduzione dell'equilibrio tra entrate e spese, in pochissime parole, l'introduzione nella prima parte della Costituzione (per intenderci, quella che concerne i diritti e doveri dei cittadini) del "pricipio del pareggio di bilancio" a partire dal 2014. La seconda modifica, ed è quella di cui vogliamo meglio parlare, riguarda un ddl che ridisegna l'assetto amministrativo dello Stato, sostituendo i vecchi enti, le Province, con le "città metropolitane" anche nelle Regioni a statuto speciale.

La soppressione delle Province non è certo una novità, infatti, sia da destra che da sinistra l'idea di eliminare questi enti e riformulare un assetto politico-economico meno dispendioso e, diciamola tutta, meno inutile, ricorre nei programmi elettorali da diverse legislature. Tale eliminazione adesso, sembra aver avuto l'avvio con un disegno di legge costituzionale dopo le varie rivisitazioni introdotte nella manovra. Ci sarà un trasferimento alle Regioni delle materie oggi di competenza delle Province e una modifica sostanziale dell'assetto amministrativo dello Stato, sostituendo le vecchie Province con delle nuove entità sovraccomunali definite "Città metropolitane".
Il ddl, composto da 8 articoli, dice espressamente che il suo obiettivo è quello del risparmio: "Dall'attuazione della presente legge costituzionale - si legge - deve derivare in ogni Regione una riduzione dei costi complessivi degli organi politici ed amministrativi". Le disposizioni previste da questa legge costituzionale si applicheranno anche alle Province delle Regioni a statuto speciale, fatta eccezione per quelle autonome di Trento e Bolzano.
Dunque, addio alle Province e benvenute alle "forme associative fra i Comuni" per il governo della cosiddetta "area vasta". Una sorta di 'super-Comuni' o, come le chiama il ministro Roberto Calderoli, 'province regionali'.

Dopo il via libera del Parlamento, che si dovrà esprimere con la maggioranza dei due terzi, la parola "Province" sarà cancellata dalla Carta. E l'organismo cesserà dunque di esistere. Per la precisione, il titolo del disegno di legge costituzionale del governo è "Soppressione di enti intermedi".
Il primo degli otto articoli prevede la soppressione del riferimento alla Provincia, ovunque ricorra, dalla Costituzione (resteranno solo Comuni, Regioni e Città metropolitane). Nel secondo articolo si afferma che "spetta alla legge regionale istituire sull'intero territorio regionale forme associative fra i Comuni per l'esercizio delle funzioni di governo di area vasta, nonchè definirne gli organi, le funzioni e la legislazione elettorale". I nuovi soggetti intermedi tra Municipi e Regioni potranno dunque avere propri organismi di governo, con rappresentanti eletti dai cittadini, e potranno essere organizzati "tenendo conto dei connotati particolari" di ciascun territorio. Ma, precisa il ddl, le Regioni dovranno contemporaneamente sopprimere "gli enti, le agenzie e gli organismi, comunque denominati, che svolgono funzioni di governo di area vasta" e non potranno istituirne di nuovi, oltre alle forme associative dei Comuni con cui sostituiranno le Province.

"In occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia il governo cancella le Province". Giuseppe Castiglione, presidente dell'Upi, l'Unione delle province italiane, nonché presidente della provincia di Catania e cocoordinatore regionale del Pdl, non risparmia le polemiche: "Questo è un atto molto grave anche perché - ha detto - l'esecutivo ha scelto di non intaccare gli enti strumentali che, con i 25 mila posti nei vari consigli di amministrazione, costano circa 7 miliardi di euro".
Castiglione, ha denunciato quindi anche "il carattere demagogico" del ddl: "Ci sarà un aumento della spesa pubblica - avverte - e il caos istituzionale". "Noi trasferiremo questa battaglia in Parlamento, certi di trovare ascolto. Del resto, la nostra non è una difesa d'ufficio delle Province: abbiamo presentato una proposta di accorpamento ma il governo ha deciso di scegliere la strada dell'abolizione, che oggi 'fa tendenza'. Io credo però che i cittadini siano più maturi, che vogliano servizi di qualità e sanno che la Provincia assicura tutto questo".
Annunciata, per giovedì prossimo, una mobilitazione dei presidenti di provincia e dei consiglieri provinciali.

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Lasiciliaweb.it, ANSA]

 

 

 

 

 

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09 settembre 2011
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