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Adesso per l'Ue l'Italia non discrimina i Rom

Dalla Commissione europea: ''Le misure dell'Italia sui nomadi non violano norme''

05 settembre 2008

La Commissione europea ha giudicato non discriminatorie le misure contenute nel "pacchetto sicurezza" italiano e che riguardano anche la rilevazione delle impronte, ponendo tuttavia un limite "solo ai casi estremi".
La decisione comunitaria arriva ad un mese e mezzo dalla risoluzione del Parlamento Ue che condannava le misure del ministro dell'Interno Roberto Maroni sui rom e i sinti.

A darne conferma a Bruxelles è stato Michele Cercone, portavoce del commissario europeo per Giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot. Rispondendo a chi chiedeva se la Commissione europea avesse concluso la valutazione del rapporto che il governo italiano ha inviato a Bruxelles lo scorso 1 agosto, il portavoce ha sottolineato che "né ordinanze, né le linee direttrici, né le condizioni di esecuzione, autorizzano la raccolta di dati relativi all'origine etnica o religiosa delle persone censite". In questo contesto, ha aggiunto Cercone, in Italia "non c'è nessuna raccolta sistematica delle impronte digitali" nei campi nomadi. E soprattutto "la presa di impronte digitali ha il solo fine di identificare le persone quando non sono in possesso di un documento e comunque come extrema ratio". "Questo è valido in particolare per i minori, nei confronti dei quali il riscorso alla raccolta di dati dattiloscopici è limitato ai soli casi strettamente necessari per l'identificazione, quando questa non è possibile con altri documenti", ha detto ancora Cercone. "Nell'insieme - ha aggiunto il portavoce di Barrot - possiamo dire che la buona cooperazione tra le autorità italiane e la Commissione ha permesso di verificare la natura delle ordinanze, delle linee guida, e delle condizioni di esecuzione e di correggere tutte le disposizioni e misure che potevano essere contestabili".

Il portavoce ha quindi riferito che Barrot intende rimanere "estremamente attento a tutte le disposizioni sull'attuazione di queste misure che potranno essergli comunicate" dalle autorità italiane. Ed è proprio in questo contesto che il vicepresidente della Commissione europea "ha chiesto di essere informato al momento opportuno della conclusione di questo censimento, delle condizioni di svolgimento e dei suoi risultati".
La Commissione europea ha riferito inoltre che, sempre secondo il rapporto inviato a Bruxelles, le "linee direttrici sono state adottate consultando prima l'autorità nazionale per la protezione dei dati al fine di assicurare la loro conformità con le norme sulla protezione dei dati a carattere personale. E l'autorità nazionale italiana ha dato un parere favorevole". "E' anche da notare - ha continuato Cercone - che le autorità italiane cooperano con la Croce Rossa e l'Unicef per l'attuazione di queste linee direttrici". Insomma, ha concluso il portavoce, "il vicepresidente Barrot apprezza la volontà dichiarata del ministro dell'Interno italiano, Roberto Maroni, di rispettare la legislazione europea e lo ringrazia per il rapporto che gli ha inviato il primo agosto a testimonianza di questo".

La soddisfazione del ministro Maroni - Il ministro Maroni ha espresso soddisfazione e ha definito "una buona notizia" il giudizio positivo di Bruxelles sulle misure adottate dall'Italia per far fronte all'emergenza dei campi nomadi illegali, che sarebbero in linea con il diritto comunitario e non discriminatorio.
"Ero certo di questo ma la conferma che arriva dà grande soddisfazione e fa giustizia di tutte le accuse, le offese, gli insulti in questi mesi da parte di chi non sapeva bene di cosa stesse parlando e utilizzava questo argomento solo per fare delle basse polemiche", ha detto Maroni a margine di un incontro con il sindaco di Verona, Flavio Tosi. "La Commissione - ha aggiunto Maroni - ritiene questi nostri provvedimenti, cioè la nomina dei tre commissari straordinari, il censimento e la modalità con cui viene fatto, non discriminatori e quindi in linea con le direttive europee. Ci conforta questo giudizio sulla nostra azione che continueremo secondo i tempi previsti: entro metà ottobre il termine del censimento e poi i provvedimenti conseguenti per chi sarà stato censito".
Maroni ha poi voluto ricambiare i ringraziamenti con il commissario Barrot, con il quale, spiega, "c'è un ottimo rapporto di collaborazione che questo giudizio rafforza e conferma che da parte della Commissione c'è un'analisi sempre rigorosa e severa ma mai basata su pregiudizi politici o ideologici. La Commissione adesso ha al vaglio gli altri tre decreti legislativi approvati dal Consiglio dei ministri - ha aggiunto il ministro - mi attendo nei prossimi giorni il parere della Commissione anche su questi". Maroni ha infine ricordato che domani (oggi per chi legge, ndr) avrà una riunione con i tre commissari dell'emergenza dei campi nomadi: "Questa buona notizia - ha concluso - ci porterà a definire con maggiore decisione i passi successivi".

La preoccupazione delle comunità Rom - Quindi la Commissione europea, pur non ritenendo discriminatorie le misure italiane, porrà particolare attenzione e un limite "solo ai casi estremi". E sono proprio i "casi estremi" a preoccupare la comunità rom e le associazioni dei romeni. In particolare il presidente dell'Agenzia nazionale dei rom di Romania, Gruia Bumbu, ha sottolineato che "è importante capire cosa si intende con 'estremi', perché altrimenti, se non si definisce bene, il termine può essere causa di abusi contro i rom". Posizione condivisa anche da diverse associazioni che operano in Italia. "E' importante quello che la Commissione ha deciso perché anche noi viviamo nell'Ue - ha spiegato Bumbu, da Bucarest - la comunità Rom darà la sua posizione ufficiale sicuramente nel corso del summit europeo dei rom che si terrà il 16 settembre a Bruxelles. Dobbiamo discuterne e dobbiamo avere dettagli su cosa intende la Commissione. In generale non siamo d'accordo con il mancato rispetto dei diritti umani e gli abusi sui rom o su persone che sono di etnie diverse".

Ma i Rom, diretti interessati, non sono gli unici ad aver espresso perplessità sulla valutazione della Commissione europea. L'Europarlamento lo scorso 10 luglio ha adottato in sessione plenaria una risoluzione che bocciava le misure del governo italiano per la raccolta delle impronte digitali dei minori nei campi nomadi. Con 336 voti a favore, 220 contrari e 77 astenuti, gli europarlamentari hanno accolto il testo presentato dal gruppo socialista, il Pse, dalla sinistra europea del Gue e dai liberali dell'Alde in cui si chiedeva alle autorità italiane "di astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall'utilizzare le impronte digitali già raccolte". Questo, precisava la risoluzione, "in attesa dell'imminente valutazione delle misure prevista dalla Commissione europea, in quanto la misura costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l'origine etnica".
Puntuale la "valutazione della Commissione" è arrivata: Bruxelles dice una cosa, la Commissione fa il contrario. Si conferma così la debolezza del Parlamento Europeo e lo strapotere di Strasburgo, vero luogo decisionale del vecchio continente.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, La Stampa.it, l'Unità.it]
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- ''Prederemo le impronte ai Rom, anche ai bambini'' (Guidasicilia.it, 26/06/08)
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05 settembre 2008
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