Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Adjmal Nashkbandi è stato sgozzato

L'interprete di Daniele Mastrogiacomo è stato ucciso prima che scadesse l'ultimatum

10 aprile 2007

Adjmal Nashkbandi, l'interprete del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, rapito dai talebani in Afghanistan insieme al reporter italiano ed al suo autista lo scorso 5 marzo, è stato ammazzato, sgozzato dagli uomini del mullah Dadullah.
''Abbiamo fatto tutto per salvarlo'',  ha detto il presidente afghano Hamid Karzai parlando ieri per la prima volta dopo l'uccisione del giovane interprete trucidato la domenica di Pasqua, ventiquattr'ore prima dello scadere dell'ultimatum che gli stessi talebani avevano fissato. Adjmal doveva tornare libero assieme a Daniele Mastrogiacomo nell'ambito di un'intesa raggiunta con i talebani per il rilascio dell'inviato del quotidiano Repubblica. ''Il rilascio di uno straniero e la decapitazione di due afgani per mano dei Talebani prova che questi ultimi, ubbidendo a ordini che vengono dall'estero, hanno deciso di uccidere gli afghani e di distruggere l'Afghanistan'', ha affermato Karzai secondo il comunicato. ''Il governo ha fatto ogni sforzo per la liberazione di Nashkbandi ma è stato ucciso in modo barbaro'', aggiunge il testo.

L'altro ieri un portavoce di Dadullah, feroce mullah comandante dei ribelli che aveva sequestrato Mastrogiacomo, Adjmal e l'autista Saeed Nagha (ucciso pochi giorni dopo il rapimento), ha annunciato che Adjmal è stato ucciso perché ''il governo afgano non aveva dato nessuna risposta alle nostre richieste''. ''Adjmal è stato decapitato nel distretto di Hazarjuft. Abbiamo aspettato tanto - ha detto il portavoce taliban Aatil - ma il governo non ha risposto alle nostre richieste, e quindi abbiamo proceduto all'esecuzione. Un giorno prima o uno dopo poco importa''.
Adjmal Nashkbandi, 23 anni, è stato decapitato, stando a quanto riferito prima dal portavoce talebano poi confermato dai servizi segreti afghani, in seguito al rifiuto delle autorità afghane di liberare alcuni detenuti. Alla notizia la madre dell'interprete ha avuto un infarto, il padre ha come perso la ragione. La famiglia ha chiesto di poter riottenere almeno la salma.

E con la terribile esecuzione dell'interprete di Daniele Mastrogiacomo, sembra siano cadute le ultime ipocrisie, e con la caduta di queste la rabbia e le polemiche sono scoppiate violentemente.
Un'esecuzione che ha seminato orrore nell'opinione pubblica, costernazione fra i suoi colleghi, imbarazzo nel governo afghano. Esasperata la reazione della stampa afghana: ''Signor Karzai, lei è riuscito a salvare il governo italiano - ha scriitto il ''Cheragh'' - Ma, purtroppo, non ha potuto salvare la vita di un afghano e di qualcuno che aveva votato per lei''. Arman-I-Milli, giornale che pure è filogovernativo, ha scritto che ''il martirio di Adjmal Nashkbandi e altri crimini avvengono mentre il governo mostra estrema clemenza nei confronti dei prigionieri talebani, i criminali talebani devono essere messi a morte''. ''Non c'è stata alcuna esecuzione della pena per qualsiasi criminale o assassino talebano che sia stato condannato a pene pesanti da parte delle autorità giudiziarie. Da adesso in poi i criminali talebani dovrebbero essere giustiziati'', ha sostenuto il giornale.
I giornalisti afghani hanno quindi deciso di boicottare tutte le notizie che giungeranno dai teleban.

L'ambasciatore italiano Ettore Sequi ha definito ''fesserie'' le accuse di chi parla di una trattativa condotta con impegno diverso: ''La vita non ha nazionalità - ha detto - e se davvero l'esistenza di un afghano valesse meno di quella di uno straniero immagino che il primo ad avvalorare questa percezione sia stato il mullah Dadullah''.
Ma quello che è avvenuto in Afghanistan ha innescato durissimi confronti nel nostro mondo politico. Ieri è stata infatti una giornata di attacchi durissimi da parte dell'opposizione, che è arrivata fino alla richiesta di impeachment per Romano Prodi. Una reazione altrettanto dura di palazzo Chigi, che ha rivendicato la ''assoluta correttezza'' delle trattative per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo secondo ''la prassi non ancora modificata'' del precedente governo. Uno scontro politico alimentato anche dalle parole furiose di Gino Strada, fondatore di Emergency.
Infatti, non appena la notizia dell'esecuzione è cominciata a circolare Strada ha attaccato il governo italiano ed afghano con affermazioni durissime: ''Quanto è accaduto dopo la liberazione di Mastrogiacomo è un'infamia di cui sono responsabili sostanzialmente due signori, Hamid Karzai e Romano Prodi''. Poi,  riferendosi a Rahmatullah Hanefi, mediatore di Emergency per la liberazione di Mastrogiacomo, arrestato dal servizio di sicurezza afghano, subito dopo la liberazione del giornalista, Strada ha rincarato la dose: ''E' la prima volta che quando si fa uno scambio di prigionieri e si decide di affidare a qualcun altro di metterlo in pratica, poi chi lo ha messo in pratica viene arrestato''.
Il portavoce dei servizi di sicurezza afghani ha accusato Rahmatullah Hanefi di aver ''venduto'' Mastrogiacomo ai talebani. ''Ci sono accuse infamanti, mi aspettavo una dichiarazione del governo italiano - ha detto Gino Strada -. Siccome non è arrivata, vorrei ricordare che il signor Rahmatullah Hanefi è quello che per disposizione del governo italiano, quando durante il sequestro Torsello il governo decise di pagare un riscatto di due milioni di dollari, prese due milioni di dollari e li portò da solo in macchina, e riportò Torsello agli agenti dei servizi che se ne stavano in una casa tranquilli intorno a un tavolo''.

La rivelazione è stata benzina sul fuoco dell'opposizione. La risposta in prima battuta è stata affidata a una nota di palazzo Chigi, che ha liquidato le accuse come ''illazioni assurde e strumentalizzazioni politiche''. Sulla vicenda Torsello, la nota è stata ancora più esplicita: ''È opportuno ricordare che le trattative e gli accordi per un esito positivo del caso furono portate avanti secondo una prassi non ancora modificata rispetto alle procedure tenute dal precedente Governo''.  Lo stesso Prodi ha replicato in prima persona: ''Certamente noi siamo un libro aperto e vorrei che fosse altrettanto per tutti gli altri casi in cui ci si è trovati di fronte alla necessità di salvare una vita umana. Lo vorrei proprio'', ha detto riferendosi agli altri ostaggi italiani liberati nella scorsa legislatura.
Subito dopo ad acquietare le acque politiche è stato Silvio Berlusconi, che con una nota ha detto: ''Le giuste sollecitazioni al massimo impegno non dovrebbero mai trasmodare nella esasperazione della polemica sterile e senza costrutto tra maggioranza e opposizione. Vorrei ricordare a tutti che le ragioni umanitarie, il prestigio e il buon nome dell'Italia vengono prima di ogni polemica politica e che perciò vicende come questa vanno trattate con senso di responsabilità e massima coesione. Confrontiamoci anche duramente - ha concluso - ma in modo da non recare nocumento all'immagine internazionale dell'Italia''.

Ma le acque si sono chetate solo all'interno del mondo politico: ''Non me ne frega niente se i ministri millantano, ringraziano, non me ne frega niente. Emergency non vuole grazie dalla politica, è piuttosto schifata dalla politica. Al governo italiano chiediamo una cosa sola, di restituirci Rahmatullah Hanefi e basta''. Queste le ultime parole di Gino Strada

- ''L'ultimo sorriso del mio amico'' di Daniele Mastrogiacomo

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

10 aprile 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia