Aeroporto di Comiso chiuso, vergogna nazionale
All'Aeroporto di Fiumicino la protesta per la mancata apertura dello scalo siciliano
"Aeroporto di Comiso chiuso, vergogna nazionale": questo il testo scritto su volantini distribuiti ai passeggeri e sulle t-shirt indossate da una sessantina di persone, per lo più siciliane, che sabato hanno protestato all'aeroporto di Fiumicino, davanti all'ingresso del Terminal 1, al piano Partenze, per la mancata apertura dell'aeroporto di Comiso. Capeggiati dal parlamentare regionale Pippo Digiacomo i manifestanti, costantemente controllati dalle forze dell'ordine, oltre a distribuire volantini che ritraggono le fotografie dello scalo di Comiso terminato e ancora chiuso, hanno affisso alcuni striscioni in segno di protesta.
"La mancata apertura dell'aeroporto di Comiso è un sacrilegio che non possiamo accettare. Per questo oggi stiamo protestando all'aeroporto di Fiumicino, al fine di richiamare l'attenzione del governo nazionale e dei soggetti competenti da cui dipende l'apertura dello scalo. È insopportabile, dopo tanti milioni di euro spesi e l’impegno profuso per rendere l'aeroporto operativo, vedere inutilizzata un'infrastruttura di quella portata e con quelle potenzialità. L'aeroporto di Comiso è una risorsa strategica per lo sviluppo del turismo e dell'agricoltura della Sicilia orientale e non permetteremo che questa opportunità venga buttata al vento". Queste le parole del senatore del Pd Giuseppe Lumia che ha partecipato alla manifestazione a Fiumicino.
Inoltre, un documento che testimonia "la ferma volontà della classe dirigente della provincia di Ragusa volta a rimuovere gli impedimenti burocratici e finanziari che hanno tuttora impedito la apertura dell'aereoporto di Comiso" è stato consegnato al prefetto di Ragusa, Giovanna Cagliostro da una delegazione di rappresentanti istituzionali guidata dal segretario provinciale del Partito Democratico Salvatore Zago. Il prefetto ha assicurato l'immediato l'inoltro dell'atto a tutti i vertici istituzionali interessati alla problematica.
E sulla mancata apertura dell'aeroporto di Comiso c'è una doppia indagine. Una di carattere penale e una per la verifica del possibile danno erariale. A confermarlo è stato il comandante provinciale della Guardia di finanza di Ragusa, Francesco Fallica, intervistato dalla tv locale "E20 Sicilia" di Vittoria sempre in provincia di Ragusa.
Al centro dell'indagine la verifica del danno erariale su precisa delega della Procura della Corte dei Conti di Palermo, considerato che per il nuovo scalo di Comiso, non ancora aperto, sono stati spesi 46 milioni di euro (finanziamenti dell'Unione Europea e della Regione Siciliana) per realizzarlo ma che attualmente resta non operativo.
Un'altra indagine di carattere penale è della Procura della Repubblica di Ragusa che sta verificando se emergono rilievi penalmente perseguibili per la mancata apertura dello scalo di Comiso che ha il “nodo” del costo finanziario del servizio di assistenza al volo che Enav attualmente non assicura.
"Attualmente c'è un'attività complessa - ha detto Fallica - che stiamo conducendo per verificare i motivi del ritardo dell'apertura del nuovo scalo aereo di Comiso".
L'aeroporto fantasma inaugurato e mai più riaperto - Due aerei sono atterrati sulla pista d’atterraggio di Comiso: l'Airbus 319 dell’allora premier D'Alema, arrivato nell’aprile del 2007 per intitolare lo scalo a Pio La Torre, e un modellino telecomandato fatto volare per protesta dal comitato proapertura due settimane fa.
Poi più nulla sull'asfalto intonso dell'aeroporto di Comiso, costruito al posto dell'ex base Nato dove gli americani negli anni Ottanta installarono una ventina di missili nucleari Cruise ai quali La Torre si oppose.
Niente di niente, se si escludono - ma non hanno ali - le Ferrari che il sindaco Giuseppe Alfano fece rombare l’anno scorso come su un circuito di Formula 1, in un diluvio di polemiche. Per il resto l'aeroporto di Comiso è il fantasma dei fantasmi.
Aerostazione, piste, piazzole, torre di controllo. Tutto pronto, anche se non ancora collaudato. Ma neanche l'ombra dei 500 mila passeggeri che da qui, si calcola, transiterebbero ogni anno.
A dispetto dei 36 milioni di fondi europei e del Cipe spesi per la costruzione. E degli appelli, delle mobilitazioni, degli scioperi della fame di amministratori e politici.
Sabato l’iniziativa più clamorosa, con l’ex sindaco Pippo Digiacomo (adesso parlamentare Pd all’Assemblea regionale) che ha guidato l’occupazione del terminal Partenze dell’Alitalia a Fiumicino.
Chissà se tutto questo servirà a convincere l'Enav (controllato interamente dal ministero dell’Economia) ad aprire la cassa per garantire i due milioni di euro l’anno necessari a pagare i controllori di volo.
Questo il problema che finora ha bloccato l’inaugurazione dell’aeroporto tra le colline del Ragusano: la Sicilia del barocco e dell’agricoltura di qualità che sogna di moltiplicare i turisti grazie a un gioiellino che fa gola a Ryanair. Soldi che mancano perché lo Stato non vuole riconoscere a Comiso il rango di scalo pubblico.
A costruirlo, con i soldi dei contribuenti di tutta Europa, è stato il Comune, che si è lanciato nell’iniziativa quando D’Alema chiese al sindaco Digiacomo di ospitare seimila kosovari nell’ex base Nato.
Il progetto andò avanti, dal finanziamento alla costruzione, fino alla costituzione della società di gestione da parte del Comune e di due aziende. "Vadano pure avanti - disse allora l’avvocatura dello Stato all'Enac - ma sappiano che lo scalo sarà considerato privato".
Ora i nodi sono venuti al pettine. Ora che, sganciati i 60 vigili del fuoco in sovrannumero in caserma, lo Stato si è impuntato sui controllori di volo. Riunioni, confronti, calcoli. Finora inutili. A decollare sono state solo due inchieste: una penale e una per danno erariale.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Ufficio Stampa Giuseppe Lumia, La Stampa.it]