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Agguato nell'Agrigentino

Gravissimo un bimbo di sei anni, feriti lo zio e il fratello maggiore. Molteplici le piste seguite dagli investigatori

31 gennaio 2011

Un'auto si è affiancata a una vettura nella campagne di Santa Elisabetta, nell'Agrigentino, esplodendo colpi di fucile e ferendo gravemente un bambino di 6 anni che era in auto con lo zio di 30 anni e il fratello di 16. La gragnola di colpi ha investito, domenica sera, il fuoristrada guidato da Carmelo Marotta, di 30 anni, zio del piccolo Salvatore,  mandando in frantumi i vetri e sforacchiando la carrozzeria. Uno dei proiettili si è conficcato nella testa del piccolo, che è caduto riverso in un pozza di sangue; sono riusciti invece a scampare miracolosamente alla tempesta di piombo il fratello maggiore del bimbo, Vincenzo, che ha 16 anni, e lo zio, feriti di striscio a un braccio e al viso.
Agguato di tipo mafioso, si è pensato in un primo momento, ma ora le piste seguite dagli investigatori sono molteplici, e quella del movente legato agli equilibri di Cosa Nostra, pure radicata in quel territorio, non sembra essere tra le privilegiate.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori i tre, con altri familiari e amici erano stati a pranzo in una masseria di contrada Mizaro, a Sant’Angelo Muxaro e stavano tornando verso il centro urbano di Santa Elisabetta a bordo di un fuoristrada Suzuki lungo la strada interpoderale, seguiti a distanza dalle altre auto con amici e familiari. Improvvisamente l’autovettura sarebbe stata raggiunta da colpi esplosi da un fucile caricato a pallettoni. I familiari hanno soccorso i tre feriti portandoli all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. I Marotta sono stati colpiti all’addome, al cuoio capelluto e a un braccio. Il bambino, invece, figlio di una casalinga e di un imbianchino, è stato ferito alla testa ed è stato trasferito, in elisoccorso, all’ospedale Civico di Palermo. Dopo un intervento chirurgico, le sue condizioni sono ritenute stabili. La prognosi è riservata.
Secondo le indagini della squadra mobile di Agrigento, i colpi di fucile sarebbero stati esplosi da una collinetta sovrastante alla strada interpoderale, a distanza di circa un centinaio di metri. I pallettoni andati a segno sarebbero stati una decina. Fra la prima e la seconda fucilata, il mezzo, frenando, avrebbe percorso altri dieci metri. Questa ipotesi investigativa ben si incastrerebbe con i racconti di Marotta, operaio edile saltuario, che ha riferito d’aver visto, a distanza di pochi secondi, due fiammate.
Domani, a Sant’Angelo Muxaro, arriveranno da Palermo anche i poliziotti esperti in balistica che dovranno ricostruire quale sia stata la traiettoria degli spari, stabilendo il luogo esatto dal quale sono stati esplosi i colpi.

Molteplici le piste seguite dagli investigatori. Ma se in un primo momento l'ipotesi di un agguato di stampo mafioso sembrava la privilegiata, ora fonti della Procura di Agrigento tendono ad escluderla, così come si escludono "rapporti di parentela tra le tre vittime e il boss ergastolano Salvatore Fragapane, ex capo provinciale di Cosa nostra", notizia trapelata in un primo momento. L’inchiesta, dunque, rimane radicata a Agrigento e nessun atto è stato trasferito alla Dda della Procura di Palermo che sarebbe competente per delitti di mafia. Il procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo, e il sostituto Antonella Pandolfi, che coordinano le indagini, hanno aperto un fascicolo, contro ignoti, che ipotizza i reati di tentativo di omicidio plurimo e detenzione e porto illegale di arma da fuoco. Intanto, messa da parte la pista della vendetta mafiosa, traballa anche l’ipotesi che a sparare possa essere stato qualche cacciatore durante una battuta. Gli investigatori pensano comunque a un agguato messo in atto per ragioni ancora da chiarire. [Corriere del Mezzogiorno.it]

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Un'auto si è affiancata a una vettura nella campagne di Santa Elisabetta, nell'Agrigentino, esplodendo colpi di fucile e ferendo gravemente un bambino di 6 anni che era in auto con lo zio di 30 anni e il fratello di 16. Il piccolo dopo un intervento chirurgico effettuato dai medici dell'ospedale agrigentino San Giovanni di Dio è stato trasferito nella notte con un elisoccorso al Civico di Palermo, dove è stato sottoposto a un altro delicato e lungo intervento.
Come ricostruito dalla Squadra mobile agrigentina il bimbo sarebbe stato colpito da un colpo di fucile caricato a pallettoni, sparata da ignoti, mentre si trovava a bordo di un'autovettura guidata dallo zio, Carmelo Marotta. I tre stavano rientrando a Santa Elisabetta dopo una giornata passata in campagna. La Seat Ibiza è stata affiancata da un'altra auto da dove qualcuno ha sparato almeno due colpi di fucile. Il bambino è stato colpito alla testa mentre lo zio è stato ferito di striscio a un braccio e al viso e il fratello è rimato miracolosamente illeso.

Stando alle prime notizie di stampa, la pista che gli investigatori hanno subito privilegiato è quella dell'agguato di stampo mafioso. Ad avvalorare questa ipotesi la presunta parentela della vittima con il boss Salvatore Fragapane, 54 anni, ex capo provinciale di Cosa nostra, in carcere da 15 anni e già condannato all'ergastolo. Gli investigatori hanno interrogato fino a notte fonda i due testimoni della sparatoria, zio e nipote, e i familiari nel tentativo di individuare un eventuale nesso tra l'agguato e un regolamento di conti all'interno delle cosche agrigentine.
In un primo momento si era pensato a un incidente di caccia ma dopo la ricostruzione dei fatti gli inquirenti si sono indirizzati sulla pista dell'agguato. Il procuratore aggiunto, Ignazio Di Fonzo ha però subito dopo puntualizzato: "Le indagini restano alla procura di Agrigento (nessun atto è stato trasferito alla Dda della Procura di Palermo che sarebbe competente per delitti di mafia, ndr) perché allo stato non sono emersi elementi che riconducano a un agguato di stampo mafioso". Dalla Procura di Agrigento sono stati esclusi "rapporti di parentela tra le tre vittime e il boss ergastolano Salvatore Fragapane, ex capo provinciale di Cosa nostra". Allo stato ci sono "diverse piste che sono seguite dagli investigatori", tra queste non ci sarebbe quella collegata alla criminalità organizzata locale.
Il procuratore Fonzo, e il sostituto Antonella Pandolfi, che coordinano le indagini, hanno aperto un fascicolo, contro ignoti, che ipotizza i reati di tentativo di omicidio plurimo e detenzione e porto illegale di arma da fuoco.

Intanto, purtroppo, restano gravissime le condizioni del bambino, attualmente in coma farmacologico. Solo nelle prossime ore i medici diranno se riuscirà a salvarsi.
La mamma del bambino, Rosetta Marotta, commessa in una boutique di Sciacca, è riuscita a raccontare il trasferimento in elicottero da Agrigento alla neurochirurgia del Civico di Palermo, avvenuto poco prima di mezzanotte. "Un viaggio che non dimenticherò mai" ha detto tra le lacrime la mamma del bimbo. E' stata lei a negare ogni legame della sua famiglia con i Fragapane: "Non abbiamo parenti mafiosi. Anzi abbiamo due cugini nella Guardia di Finanza e amici in Polizia". Il marito Giovanni, accanto a lei ha aggiunto: "Siamo persone per bene, ci facciamo gli affari nostri". Rosetta Marotta ha poi fatto un ipotesi sull'agguato, con riferimento al fratello, quasi certamente bersaglio del "cecchino". "Io penso a gelosia fra ragazzi. Mio fratello è amico con tutti, abbraccia e bacia tutti. Questa cosa a qualcuno non sta bene".
Dal canto suo il questore di Agrigento Girolamo Di Fazio ha confermato che la pista mafiosa non va accreditata ma ha qualche dubbio: "E' difficile pensare soltanto a un incidente di caccia, visto che si tratta di due scariche esplose in successione, come negli agguati di mafia". Gli stessi dubbi del procuratore della Repubblica di Agrigento Renato Di Natale: "L'ipotesi della gelosia mi sembra semplicistica. Se si trattasse di mafia, se ne occuperebbe la Dda di Palermo. In questo momento ce ne occupiamo noi perchè in effetti nulla lascia ipotizzare l'agguato di mafia se non nelle modalità. Ed è poco".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica/Palermo.it, Corriere.it]

 

 

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31 gennaio 2011
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