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Ahmadinejad a Obama: ''Sei come George Bush''

Nella Repubblica islamica dell'Iran continua la grave tensione cominciata il 12 giugno scorso

25 giugno 2009

Il neo eletto presidente Mahmoud Ahmadinejad, ha risposto alle dichiarazioni di Barack Obama (LEGGI) suggerendogli di "Non interferire" con le questioni iraniane. E accusa: "Ripete solo quello che già Bush era solito dire sulla nostra nazione. Pretendo delle scuse dagli Stati Uniti".
Intanto questa mattina i leader dell'opposizione riformista iraniana hanno annunciato che, nonostante la repressione violenta, andranno avanti con le contestazioni alla legittimità del risultato elettorale che ritengono sia viziato da brogli.
Nelle dimostrazioni sono state uccise circa 20 persone. La durezza della repressione ha spinto anche Obama a criticare duramente l'Iran, dicendosi "inorridito e indignato" per le violenze.

La suprema guida religiosa iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che il risultato delle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso, che hanno sancito la vittoria del presidente in carica Ahmadinejad, non verrà modificato. "L'Iran non cederà alle pressioni sul voto contestato del 12 giugno scorso, che continua a provocare proteste e violenze nella Repubblica islamica". "Ho insistito e insisterò sull'attuazione della legge per quanto riguarda la questione delle elezioni - ha detto Khamenei citato dalla tv di Teheran  - Né l'establishment, né la nazione cederanno alle pressioni a ogni costo".

Dal canto suo, Mir Hossein Moussavi, il candidato dichiarato sconfitto alle elezioni presidenziali iraniane, chiede dal suo sito web la formazione di un comitato indipendente che esamini in maniera imparziale i risultati del voto. "Serve un comitato imparziale, efficiente, coraggioso e riconosciuto dalle parti" che possa esaminare l'intero processo elettorale, si legge sul sito. "Il rapporto finale di questo comitato - prosegue la campagna di Moussavi - non solo riporterebbe la calma nella società, ma ridarebbe anche credibilità al sistema e riporterebbe l'Iran come esempio di democrazia islamica nel mondo".
Il testo sfiducia di fatto il Consiglio dei Guardiani, cui spetta il compito di garantire il corretto svolgimento delle elezioni. Il Consiglio, composto da sei giuristi e sei esponenti religiosi, viene considerato troppo vicino a presidente Mahmoud Ahmadinejad, la cui annunciata rielezione ha provocato massicce manifestazioni di protesta. Il Consiglio doveva pronunciarsi ieri sulle accuse di estesi brogli, ma ha deciso di rinviare il suo verdetto di cinque giorni.

Intanto, la polizia iraniana ha ammesso che è stata effettivamente uccisa da un proiettile la studentessa ventiseienne Neda Agha-Soltan, la giovane diventata, con la sua tragica morte durante una manifestazione sabato scorso a Teheran, il simbolo della mobilitazione contro i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali e della violenta repressione del movimento da parte delle forze di sicurezza iraniane. Una fonte della polizia citata dall'agenzia Fars ha spiegato tuttavia che ad aprire il fuoco indiscriminatamente sulla folla sarebbe stato un uomo non ancora identificato, non un agente delle forze di sicurezza. Neda, si aggiunge, è stata colpita sulla nuca. Secondo le prime indicazioni raccolte in questa nuova versione ufficiale, che sostituisce quella secondo cui le fotografie e il filmati diffusi in tutto il mondo sarebbero stati fabbricati ad arte diffusa ieri dalla televisione di stato, l'arma utilizzata sarebbe stata importata in Iran.

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25 giugno 2009
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