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Ahmadinejad apre alle trattative internazionali sul nucleare, ma è il suo Paese che deve dettare le condizioni

12 febbraio 2007

''Morte all'America e a Israele''. Questo uno degli slogan urlato dalla folla di Teheran durante il discorso dl presidente Mahmud Ahmadinejad, acclamato da centinaia di migliaia di manifestanti radunati nella piazza Azadi per il 28esimo anniversario della rivoluzione degli ayatollah.
Durante la sua orazione il presidente iraniano ha ribadito, per l'ennesima volta, che sul nucleare Teheran va avanti sulla sua strada anche se conferma la disponibilità a trattare con la comunità internazionale. ''Siamo pronti a parlare ma non sospenderemo le nostre attività di arricchimento dell'uranio''.
A conferma del suo approccio oltranzista Ahmadinejad ha poi preannunciato importanti novità: ''Da qui al 9 aprile si sentirà parlare spesso dei grandi progressi fatti dal popolo iraniano specie nei campi dell'industria, dell'agricoltura e soprattutto dell'energia nucleare''. Il presidente iraniano ha quindi confermato che l'Iran non sospenderà le controverse attività di arricchimento dell'uranio come previsto dalla risoluzione 1737 delle Nazioni Unite. Secondo Ahmadinejad rispettare la volontà del Palazzo di Vetro sarebbe un'insopportabile ''umiliazione''.

L'offerta condizionata del presidente iraniano è stata subito bocciata dal ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, secondo cui ''è totalmente inaccettabile perché non corrisponde alle richieste avanzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite''.
''Abbiamo avuto un buon incontro, non molto lungo'', ha poi spiegato il capo della diplomazia europea, Javier Solana, a margine della conferenza di Monaco sulle politiche di sicurezza in cui ha incontrato il capo negoziatore iraniano Ali Larijani. Solana ha aggiunto che Larijani incontrerà altri leader europei per vedere se ''è possibile trovare qualsiasi possibile soluzione''.
Ma la posizione di Teheran rimane irremovibile. Durante il discorso di ieri Ahmadinejad ha messo in guardia chi, all'interno del Paese, fosse tentato dal mettere in discussione la linea intransigente fin qui seguita, cedendo a quello che ha definito come ''il piano perseguito dal nemico negli ultimi due o tre mesi per creare divisioni''. ''Nessuno - ha affermato il presidente iraniano - ha il diritto di fare anche solo un passo indietro sui diritti del popolo iraniano e chiunque, con le parole o con le azioni, cerchi di fare compromessi su questi diritti, sarà la persona più odiata agli occhi di questa nazione''.

Intanto, le forze americane a Bagdad ha presentato un dossier che proverebbe come l'Iran rifornisce di armi gli estremisti iracheni.
Nel dossier sono raccolte le prove dell'utilizzo di armi iraniane contro i soldati della coalizione in Iraq. Un alto funzionario ha detto che 170 militari della coalizione sono stati uccisi in attacchi compiuti con ordigni esplosivi ad alta penetrazione (Efp, explosively formed penetrators) fabbricati in Iran e introdotti clandestinamente in Iraq.
''L'Iran è coinvolto nella fornitura di proiettili esplosivi ed altri materiali a gruppi estremisti iracheni'', ha detto ai giornalisti un rappresentante americano della Forza multinazionale, parlando sotto la copertura dell'anonimato. I tre responsabili della Forza multinazionale che hanno svelato il contenuto del dossier, puntano il dito contro le Brigate al-Qods, un corpo appartenente alle Guardie della rivoluzione iraniana, i Pasdaran.
''Riteniamo che tali attività sono commissionate dai massimi vertici dell'amministrazione iraniana'', ha detto uno dei tre alti funzionari, precisando che le Brigate al-Qods obbediscono direttamente alla Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei.

Sono state mostrate anche le foto di alcune bombe sequestrate, tra cui un missile e ordigni esplosivi, e parti di quelle che sono state descritte come ''armi fabbricate in Iran', tra cui un frammento di un proiettile Efp.

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12 febbraio 2007
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