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Ai giornalisti la villa che fu di Riina

Assegnata all'Ordine dei giornalisti di Sicilia la villetta a due piani confiscata al capomafia corleonese Totò Riina

16 febbraio 2010

E' stata consegnata questa mattina all'Ordine dei giornalisti di Sicilia una villetta a due piani confiscata alla mafia in via Bernini a Palermo, poco lontano dal residence con piscina dove viveva al momento del suo arresto il capomafia corleonese Totò Riina. Alla breve cerimonia ha preso parte il ministro dell'Interno Roberto Maroni.
L'immobile, di circa duemila metri quadri, ha un valore di oltre un milione di euro. L'arcivescovo di Palermo, monsignor Paolo Romeo, ha benedetto l'edificio, presenti anche le massime autorità militari e delle forze dell'Ordine, e, tra gli altri, il sindaco di Palermo Diego Cammarata e l'assessore regionale ai Beni culturali Gaetano Armao.
Nel suo intervento di saluto, il presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia Franco Nicastro ha ricordato le figure di giornalisti uccisi a causa del loro lavoro, soffermandosi in particolare sui siciliani. Nicastro ha anche ringraziato per l'impegno i prefetti Giosuè Marino e Giancarlo Trevisone, che si sono spesi perché l'immobile venisse consegnato. Il presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca ha definito quello di oggi "un giorno di impegno" per la categoria.

A margine della cerimonia, nel corso di una conferenza stampa, convocata in prefettura a Palermo, il ministro Maroni ha fatto il punto sull'azione di contrasto alla criminalita' comune ed organizzata. Maroni ha ricordato che in 18 mesi sono stati "sequestrati 12 mila cespiti per un controvalore di quasi 7 miliardi di euro e confiscati 3.600 beni per un valore di 2 miliardi". "Da maggio 2008 al 31 gennaio 2010 sono stati sequestrati 14.403 beni per un valore di 7 mld e 597 mln con un incremento del 108% rispetto al periodo precedente". Il titolare del Viminale ha sottolineato anche i risultati positivi in termini di confische di beni ai boss con un aumento del 350% rispetto al periodo precedente.
Il ministro, che era accompagnato dal capo della polizia, Antonio Manganelli, ha detto poi che la settimana prossima sarà a Reggio Calabria dove vedrà la luce l'Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati, che servirà a "velocizzarne l'assegnazione, perché non basta sequestrarli, ma bisogna reinserirli in un circuito di legalità". "Occorre - ha precisato Maroni - una struttura centrale, che abbia la cognizione di tutti i beni e sappia come usarli". "Ho chiesto - ha spiegato - ai magistrati di Palermo di incontrare i membri dell'Agenzia per la gestione dei beni confiscati. Qui c'è un'eccellente prassi di contrasto alla mafia un'esperienza da esportare e mettere a frutto".  Il ministro ha poi ribadito che la vendita dei beni confiscati potrà riguardare solo una parte residuale.

Maroni ha poi "invocato" l'aiuto attivo della gente per sconfiggere la criminalità organizzata. "Senza l'adesione dei cittadini all'azione di contrasto a Cosa nostra, l'opera di magistratura, governo e forze dell'ordine non può ottenere risultati positivi. Serve un'azione comune contro questo cancro che cerca di distruggere la società. Ogni volta che si indebolisce la struttura organizzativa e il sistema economico di Cosa nostra si ottiene una vittoria, perché la mafia ha bisogno di continue risorse per governare l'anti-Stato". Il ministro dell'Interno ha infine sottolineato anche l'importanza dell'azione del sistema informativo, che "con tutti i difetti, i meriti e i pregi che ha, sul tema della battaglia a Cosa nostra esprime una totale unità ed adesione".

[Informazioni tratte da AGI, Adnkronos/Ing]

 

 

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16 febbraio 2010
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