Al 378° Festino di Palermo un ritorno alla tradizione con speranze di spiritualità
Ma perché, ci chiediamo, a chi era andata negli anni scorsi?
Insomma, in onore della "Santuzza" un ritorno al passato del primo festino moderno datato 1974, che recupera il carro dell'epoca e il suo progettista, l'architetto palermitano Rodo Santoro, a cui è stato dato l'incarico di restaurare il vascello rimasto inutilizzato per lungo tempo nel parco della Palazzina Cinese e di progettare i festeggiamenti.
La politica degli organizzatori prevede, quest'anno, di recuperare l'originario valore religioso e lo spirito popolare che contraddistingueva le manifestazioni dei primi anni.
Con tanto di carro - fulcro dell'intera festa - trainato da buoi, e che dovrebbe ospitare una sessantina tra musicisti e figuranti in costume settecentesco.
Nella processione laica il vascello dovrebbe essere preceduto dalle macchinette (i carri minori) e attorniato dai cavalieri che rappresentano ceti sociali e corporazioni della città.
Un ritorno alla tradizione dunque, dopo le "divagazioni" culturali degli ultimi anni.
Dopo Glauco Mauri con i catalani Los Comedians, le musiche di Berio con la grande rappresentazione della peste che scende dal palazzo dei Normanni, la Cuba di Jérome Savary, Goran Bregovic e le voci Bulgare, dopo i meravigliosi giochi d'acqua e gli spettacolari pianisti e acrobati sospesi, adesso si torna alle Congregazioni, ai "babbaluci e muluni ghiacciatu".
Passo avanti? Passo indietro? Chi lo sa!
Di certo i festini dell'era Orlando sono stati espressione di uno spirito sincretico che la cultura possiede intrinsecamente, e in particolar modo la cultura delle manifestazioni religiose.
E proprio in virtù di questo sicretismo, noi accettiamo, aspettando speranzosi.
L'assessore, comunque, non anticipa nulla e promette ai palermitani una grande sorpresa.
I palermitani stanno ad aspettare.
E si affidano alla Santa.