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Al di là delle polemiche sulla scuola del Sud

Dai dati Ocse-Pisa risulta che i ragazzi del Sud in quanto preparazione sono più indietro

26 agosto 2008

Non accennano a placarsi le polemiche sulle affermazioni, in parte ritrattate, del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, sulla minor qualità dell'insegnamento nel Sud Italia.
L'opposizione spara a zero sulla Gelmini accusata di bistrattare i prof del Sud. La maggioranza difende il ministro perché parla in modo non ipocrita dei mali della scuola del Mezzogiorno.
"Smettiamola di gettare fango sulla scuola del Sud o del Nord, sui professori fannulloni o quant'altro. Fa solo male, alla scuola e al Paese, si legge in una nota del Servizio Informazione Religiosa (Sir) della Cei. Cinquanta parlamentari del Pd, dell'Udc e dell'Idv, hanno chiesto che il ministro Gelmini "risponda alla Camera sullo stato della scuola italiana". Per il portavoce di Forza Italia, Daniele Capezzone, "c'è molta ipocrisia e molto conservatorismo nella levata di scudi di queste ore contro il ministro Gelmini, chiunque abbia onestà intellettuale sa che, purtroppo, la scuola italiana è divenuta da troppo tempo il luogo dell'immobilismo e del pansindacalismo".

Fatto sta che il polverone delle polemiche però sembra nascondere i fatti. Prima dei check up triennali condotti dagli esperti internazionali dell'Ocse Pisa si poteva discutere all'infinito in mancanza di dati certi. Poi sono arrivati quei numeri e per la prima volta è stato possibile fare raffronti.

"Le indagini Ocse Pisa sono come uno specchio: se vuoi sapere che aspetto hai non puoi farne a meno", ha spiegato il professor Piero Cipollone, presidente dell'Invalsi, l'istituto che ha il compito di valutare il nostro sistema formativo. E così, secondo gli ultimi dati disponibili Ocse-Pisa relativi al 2007 in cinque tipi di scuola (licei, istituti tecnici, istituti professionali, scuole medie, formazione professionale) e riguardanti la matematica, le scienze e la comprensione dei testi in termini di competenze essenziali, nel Nord Est gli studenti quindicenni sono competitivi oltre la media Ocse, nel Nord Ovest ottengono dei buoni risultati, al Centro si collocano nella media dei Paesi sviluppati mentre al Sud e nelle Isole precipitano a meno settanta rispetto alla media.
"Non è un numero irrilevante. Equivale, secondo un calcolo fatto con tecniche statistiche molto sofisticate, ad un ritardo di due anni - ha spiegato ancora Cipollone -. E' come se un ragazzo del Sud avesse frequentato la scuola due anni di meno. Dietro tutto questo c'è una componente ambientale. E' accertato che le condizioni socioeconomiche sono una delle componenti essenziali dell'apprendimento e purtroppo non si possono cambiare da un momento all'altro".

L'Emilia Romagna prima in qualità, ma in Sicilia si lavora meglio - Se le scuole dell'Emilia Romagna si collocano al top per strutture e risorse, è la Sicilia a vantare le migliori condizioni del personale: a mostrare un'Italia a macchia di leopardo in materia di qualità scolastica è il "Primo rapporto sulla qualità della scuola" presentato circa un anno fa dalla rivista specializzata Tuttoscuola e riproposto oggi alla luce delle polemiche sollevate dalle recenti dichiarazioni del ministro Gelmini.

Dall'indagine emerge che se complessivamente sono le scuole dell'Emilia-Romagna le migliori d'Italia, seguite da quelle della Lombardia, e al fondo della classifica si piazzano Sardegna, Sicilia e Campania (ma anche la Toscana è mal messa al 14mo posto), esaminando le posizioni occupate dalle stesse Regioni nelle cinque macroaree in cui è articolato il rapporto di Tuttoscuola si notano sensibili differenze di collocazione.
La Regione Emilia Romagna, infatti, conferma il suo primato per quanto riguarda strutture e risorse, è ben piazzata per i livelli di istruzione e i risultati scolastici, ma è poco sopra la media nazionale in organizzazione e servizi e addirittura sotto la media nazionale in materia di condizioni del personale.
Sul fronte delle condizioni del personale (tassi di precarietà e stabilità del personale, orari di docenza, posti di sostegno, genere ed età dei docenti) l'Italia è, però, rovesciata. La Sicilia, infatti, è la regione in cui le condizioni del personale sono migliori.

Più che di una scuola italiana, secondo Tuttoscuola, si può parlare di tante scuole, diverse da Regione a Regione, da Provincia a Provincia. Ci sono province con 100 computer per istituto e altre con 30 (la regione con la migliore dotazione informatica delle scuole è la Puglia); ci sono province dove le graduatorie di istituto per le supplenze sono pronte entro il primo settembre e altre dove dopo 3 mesi si assiste ancora al carosello dei docenti sulle cattedre.
Per non parlare del rendimento degli alunni: sulla base delle prove Invalsi risulta che nel primo ciclo gli alunni delle scuole del Sud ottengono i migliori risultati nelle scuole primarie. Le prove considerate riguardavano i livelli di apprendimento in italiano, matematica e scienze delle quarte classi della scuola primaria.
Risultato contrario si è avuto per gli alunni delle prime classi della scuola secondaria di primo grado, sottoposti alle prove nelle stesse discipline. In questo caso si sono classificate nelle prime posizioni quasi solo province del Nord, e nessuna del Sud. 

[Informazioni tratte da Corriere.it e La Siciliaweb.it]

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26 agosto 2008
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