Al limite dell'assassinio della Sicilia
"Valutazione sulle conseguenze disastrose dell'impugnativa del Commissario dello Stato"
33 articoli impugnati su 50. Il Commissario dello Stato, Carmelo Aronica, della manovra finanziaria siciliana ha fatto una "scanna".
Poiché già nel vecchio bilancio c’era "un preoccupante divario tra spese correnti ed entrate correnti, pari a un miliardo" la Regione avrebbe dovuto provvedere "entro il 31 dicembre scorso a elaborare un piano per il risparmio in tutti i principali settori". Ma di questo piano, solo annunciato nel Dpef, non c’è traccia.
Parte da questa premessa Aronica, per bocciare gran parte della finanziaria: tutte le nuove spese non hanno copertura certa e sono state bloccate.
Ma per la prima volta il commissario si spinge a dire che i dati preparati dal governo "non sono credibili". Almeno 30 fra interi articoli o singoli commi comportano spese "la cui copertura non è ancorata a criteri di prudenza, affidabilità e appropriatezza".
Il presidente della Regione però non ci sta, e con una appassionata nota interviene sulla decisione del commissario dello Stato.
"Valutazione sulle conseguenze disastrose dell’impugnativa del Commissario dello Stato"
La giunta regionale, nell'incontro di oggi, ha effettuato una prima valutazione sulle conseguenze disastrose - al limite dell'assassinio della Sicilia - dell'impugnativa del Commissario dello Stato.
Si tagliano norme di indirizzo culturale che non costano nulla come quelle sul diritto dei componenti di una coppia di fatto ad assistere il compagno malato in ospedale, contrapponendosi al diritto inviolabile della persona.
Si tagliano i fondi per la scuola, per l'ERSU, le università, i consorzi e le accademie. In Sicilia non è più possibile studiare. Tutti i fondi per tutti i teatri siciliani sono tagliati. La Sicilia non ne ha più diritto.
Sono tagliati i fondi per l'Arpa e non si possono fare controlli ambientali.
Sono tagliati i fondi per i ricoveri dei minori; stiano pure in mezzo alla strada o adottino il modello delle favelas brasiliane o quelli dei bambini rumeni che vivono nelle fogne.
Sono tagliati i fondi per i disabili e per il disagio sociale. Si trasferiscano a dormire nei giardini pubblici.
Sono tagliati i fondi per le IPAB, anziani, malati, orfani e senza parenti troveranno asilo nelle sale di aspetto delle stazioni ferroviarie.
Sono tagliati i fondi per i talassemici.
Sono tagliati i fondi per le riserve naturali e per i parchi. Brucino.
Sono tagliati i soldi per l'EAS ; il personale vada al macello.
I consorzi di bonifica sono tagliati: niente più acqua nelle campagne.
Naturalmente tutti questi tagli vengono giustificati in nome dei forestali assunti negli ultimi 30anni dai governi precedenti e mai dichiarati illegittimi da nessun Commissario dello Stato.
Ci si rende conto (finalmente !?) che la Sicilia ha assunto troppi precari per cui al macello forestali, lavoratori resais, società nella quale, negli anni sono stati assunti lavoratori dipendenti di società private in fallimento, in contrasto con leggi e la costituzione.
Tutto questo era costituzionale fino al 2012. Dal 2013, con 2 miliardi e mezzo di risparmio, e dal 2014 con 450milioni di risparmio, è diventato incostituzionale.
Il popolo siciliano è diventato incostituzionale, quando si impongono a tale popolo tagli indiscriminati, dopo decenni di spese folli.
Perché lo Stato non fa lo stesso? Non taglia le partecipate statali? Le super consulenze? Gli stipendi altissimi dei dirigenti pubblici strapagati?
Sono perfino stati tagliati i fondi di sostengo alle associazioni antiracket e antimafia; che chiudano pure, la solidarietà alle vittime della lotta alla mafia diventa superflua. I ciechi e i sordi non hanno diritto di studiare. Sono tagliati tutti i fondi per i musei siciliani. Chiuderanno.
Come Presidente della Regione Siciliana chiedo di incontrare i rappresentati del Governo, per capire se la politica nazionale chieda oggi un vero massacro sociale, se chieda lo scoppio di una situazione eversiva incontrollabile. Se chiede al popolo siciliano di non fidarsi più della democrazia.
Il governo siciliano non cede e fa la sua battaglia, ma, mai come adesso è necessaria una larga e unita convergenza che faccia uscire la Sicilia dal baratro in cui ci ha trascinato il passato.
Si chiede responsabilità a tutte le parti politiche e sociali. Nessuno pensi di rovesciare sul Presidente della Regione e la sua Giunta la responsabilità di anni di mala gestione. Ho visto perfino cancellare le norme di sostegno alle imprese, o quelle destinate a contenere la rabbia dei poveri e delle categorie svantaggiate, come le misure sulla casa e il sostegno al reddito.
Lo Stato rivela un volto cinico e crudele, pensando che il disastro della Sicilia sia solo responsabilità dei siciliani.
Non è cosi: tanti hanno sbagliato in Sicilia, ma molti hanno condiviso a Roma. Il velo è caduto: ecco l'unica nota positiva. Ma a questo punto per il disastro paghi chi ha causato e permesso tutto ciò, chi non lo ha combattuto, chi ha fatto finta di non vedere.
Crocetta, in una precedente nota, aveva messo l’accento sull’impugnativa riguardante i diritti delle coppie di fatto, definendola "ideologica": "L'impugnativa da parte del Commissario dello Stato sui diritti delle coppie di fatto, ci è sembrata ideologica e frutto di una visone statica della società italiana, poiché vale poco dire che non è prevista la copertura finanziaria per i nuovi interventi laddove nel bilancio della Regione non è prevista alcuna misura a favore delle famiglie tradizionali. Estendere i benefici previsti a favore delle famiglie tradizionali, anche alle coppie fatto, è una norma quadro che non cambia la finanziaria".
"L'art 3 della Costituzione afferma che che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva uguaglianza dei soggetti. Ci colpisce in modo particolare la negazione dei diritti in materia sanitaria alle coppie di fatto poiché, tali affermazioni, sono in contrasto con il diritto inviolabile alla salute di ogni cittadino e di qualsiasi persona che si trovi persino a transitare sul territorio nazionale. Nell'impugnativa del Commissario, le coppie di fatto sono trattate come soggetti alieni, irriconoscibili, mentre sono persone in carne e ossa, con gli stessi diritti degli altri. Tutto ciò è in pieno contrasto non solo con lo spirito della Costituzione, ma anche con alcune recenti sentenze della Corte Costituzionale e con le direttive europee, e fa subire alla Regione Siciliana un'ingiustificabile disparità di trattamento rispetto all'Emilia Romagna che con l'articolo 42 della legge finanziaria del 2009 attribuisce gli stessi diritti riconosciuti alle famiglie tradizionali, alle coppie di fatto. Non rinunciamo a tale battaglia di civiltà e proporremo una nuova legge specifica".