Al Museo G. Pitrè di Palermo il ''Premio Internazionale di Studi Demoetnoantropologici''
Valutati più di cinquanta lavori firmati da studiosi di Cina, Finlandia, Italia, Olanda, Romania e Ungheria
Con più di quarant'anni di storia alle spalle (è stato istituito nel 1958), il premio Pitrè è considerato oggi un Nobel per gli studiosi di antropologia.
A presiedere i lavori sarà il professore Aurelio Rigoli, ordinario di Storia delle tradizioni Popolari nell' Università di Palermo e presidente del Centro Internazionale di Etnostoria che grazie al suo impegno ha contribuito a dare prestigio al premio. Vice presidente è invece Claudio Esteva Fabregat, professore di Antropologia culturale nell'Università di Barcellona (Spagna). La Giuria dovrà valutare più di cinquanta lavori firmati da studiosi di Cina, Finlandia, Italia, Olanda, Romania e Ungheria.
Di grande prestigio i nomi dei partecipanti: da Mihaàly Hoppàl a Ted Leyenaar, a Juha Pentikainen, a Jon Talos, a Tan Yi-Fu, fino ad arrivare agli italiani Gian Luigi Bruzzone, Antonio Cardella, Francesco Pillitteri, Alfio Seminara.
''Uno dei temi ricorrenti di questa edizione è il rapporto tra Cosmo e Focolare. Un binomio particolarmente sentito in Cina e negli Stati uniti - ha detto Aurelio Rigoli - mentre il soggetto culturale privilegiato è la donna: emergono i temi legati all'essere mater, ma anche le problematiche di tradizioni culturali come l'infibulazione''.
Il Premio costituisce una buona occasione per far conoscere i più recenti studi sulle tradizioni e l'evoluzione dell'uomo nelle diverse parti del mondo. Per questo motivo il riconoscimento si è andato via via trasformando in un evento culturale di primo piano con un ricco calendario di appuntamenti collaterali.
Gli eventi, iniziati ad ottobre, si concluderanno il 5 dicembre, data della premiazione nella splendida cornice della Sala delle Capriate di Palazzo Steri, sede del rettorato dell'ateneo palermitano.