Al nostro Totò. Omaggio al grande principe della risata, scomparso 40 anni fa e che piace sempre... a tutti
«Sono ormai all'età in cui si tirano le somme, e io non ho fatto ancora nulla, sarei potuto diventare un grande attore, e invece su 100 e più film che ho girato, ne sono degni non più di cinque, ma anche fossi diventato un grande attore cosa sarebbe cambiato, noi attori siamo solo venditori di chiacchiere, un falegname vale certo più di noi, almeno il tavolino che fabbrica, resta nel tempo, dopo di lui, noi attori se abbiamo successo, duriamo massimo una generazione.»
Era il 15 aprile del 1967. Nella sua casa romana ai Parioli, alle 3:30 del mattino, Totò moriva stroncato da una serie improvvisa di tre infarti.
La sua salma fu vegliata per due giorni da tutte le personalità della politica e dello spettacolo giunte a commemorarlo e a rimpiangerlo.
Due giorni dopo, il 17 aprile, il feretro partì tra ali di folla per Napoli, sua città natale, dove si svolsero i funerali solenni di fronte a una folla straboccante, valutata in circa 200.000 persone, poi il suono delle campane salutò per l'ultima volta Totò.
A quarant'anni dalla sua scomparsa, l'affetto per il principe della risata è rimasto, da parte di tutti gli italiani, uguale a sempre, e la sua grandiosa e indefinibile comicità piace ancora oggi, a tutte le classi di età, a tutti i ceti, al Nord e al Sud. I suoi film in televisione fanno sempre ascolti invidiabili pur se alla centesima replica. La sua figura ha superato i confini del cinema e del teatro, entrando nel costume, nel lessico corrente, nell'immaginario di tanti spettatori.
Totò è di tutti noi e tale rimarrà sempre.
Un breve viaggio nella sua vita - Figlio illegittimo del principe Giuseppe De Curtis e della giovane Anna Clemente, che solo nel 1921 riusciranno a sposarsi, Totò nasce a Napoli nel 1898. Registrato con il cognome materno, verrà riconosciuto come figlio dal principe soltanto nel 1941 e solo nel 1946, morto il Principe De Curtis, il Tribunale lo autorizza a fregiarsi del titolo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero. E' la madre a dargli il nomignolo di Totò. Ma è al collegio Cimino, che un suo precettore, tirando di boxe, gli causa quella deviazione del setto nasale che diventerà un tratto caratteristico della sua maschera.
La sua carriera comincia a 14 anni, in piccoli teatri di periferia. Scoppia la guerra e va volontario; scampa la prima linea e inventa il celebre motto: ''Siamo uomini o caporali?''. Nel 1918, torna a recitare a Napoli, con un repertorio di imitazioni. Dal 1922 è a Roma, ha successo con la sua figura di marionetta disarticolata, in bombetta, tight fuori misura, scarpe basse e calze colorate.
Ha già trentun anni quando, al termine di un grande amore burrascoso, si uccide per lui la nota soubrette Liliana Castagnola: il nome col quale battezzerà sua figlia. Totò sposa nel 1932 la diciassettenne Daria Rogliani. Ma il matrimonio viene annullato nel 1940, mentre corre voce di un presunto flirt fra l'attore e Silvana Pampanini. In preda alla gelosia, l'ex moglie finirà per lasciare il comico e sposare un altro uomo, ispirando così la stupenda canzone ''Malafemmena''.
Intanto dagli anni Trenta è già un divo dell'avanspettacolo, con la sua compagnia, spesso accanto ad Anna Magnani. Dopo la guerra verrà anche il cinema, un torrente di film, che fanno cassetta con il suo nome addirittura nel titolo; ma non piacciono alla critica. Più avanti però Totò avrà tutte le soddisfazioni possibili, recitando per registi di rango, come Roberto Rossellini (''La paura''), Vittorio De Sica (''L'oro di Napoli''), Mario Monicelli (''Guardie e ladri''), Pier Paolo Pasolini (''Uccellacci uccellini'').
Intanto nel 1952, grazie ad un giornale, conosce Franca Faldini, attrice, poi giornalista, una donna intelligente e materna, con la quale vivra' fino alla morte. Nel '56, dopo una lunga parentesi cinematografica, Totò torna in teatro con la rivista ''A prescindere''. Purtroppo mentre recita a Palermo viene colpito da un male agli occhi: resta quasi cieco, ma indomito: continuerà a recitare in teatro e sul set fino alla fine.
Nelle dichiarazioni commosse al Tg del giorno della scomparsa Renato Rascel, Nanny Loy, Peppino de Filippo e tanti altri parlano della sua grandezza d'attore, della generosità dell'uomo. Ma chi avrebbe scommesso su un successo così duratura? In questo senso Totò è ancora un mistero, mentre si sa quasi tutto sulla sua vita.
- Il difficile inizio di Totò... di Igor Man (La Stampa)
- 'A livella
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