Al processo contro i presunti estortori dell'Antica Focacceria San Francesco di Palermo tanta vera ''società civile''
Ieri con la deposizione di Fabio Conticello, esaminato dal Pm Lia Sala, si è aperto il processo ai presunti estorsori dell'Antica Focacceria San Francesco, locale storico nel centro di Palermo.
Fabio Conticello, fratello di Vincenzo Conticello, è titolare del ristorante finito nel mirino del racket del ''pizzo''. In aula erano presenti, in segno di solidarietà, il presidente della Commissione nazionale antimafia, Francesco Forgione ed il presidente della Federazione nazionale antiracket Tano Grasso.
Al fianco dell'avvocato Stefano Giordano, difensore dei Conticello e bersaglio di alcuni episodi intimidatori, si sono schierati il presidente della Camera penale di Palermo, Tommaso Farina ed il presidente dell'Ordine degli avvocati di Palermo, Enrico Sanseverino.
''In un processo come questo bisogna essere partigiani e rafforzare l'esempio di chi rompe il contesto dell'omertà nel quale ancora troppa Palermo è ingabbiata''. Lo ha detto Francesco Forgione, presente nell'aula della terza sezione del Tribunale di Palermo, dove si celebra il processo ai presunti estortori dell'Antica Focacceria. ''Questa esigenza - ha aggiunto Forgione - è ancora più forte nel clima che si comincia a rivivere in città di intimidazioni, pressioni e riorganizzazioni torbide dei rapporti interni ed esterni a Cosa nostra''.
Parole di coraggio arrivano da Tano Grasso: ''Sono qui per sostenere gli imprenditori Conticello che hanno coraggiosamente denunciato il racket del pizzo, ma anche per solidarietà con il loro avvocato, Stefano Giordano, bersaglio di alcuni inqualificabili atti intimidatori nelle ultime settimane''.
''Abbiamo sentito il dovere di mostrare solidarietà ai Conticello e all'avvocato Giordano''. E' il commento di Nino Lo Presti, deputato nazionale di An, anche lui presente ieri mattina in aula. ''Compito della politica - ha aggiunto - è essere presenti laddove viene esaltato il coraggio degli imprenditori che hanno rotto lo schema atavico dell'omertà''. Lo Presti ha annunciato che Vincenzo Conticello martedì prossimo sarà a Catania, al fianco dell'imprenditore Andrea Vecchio per una manifestazione contro il racket, alla quale parteciperà il leader di An Gianfranco Fini.
In aula sono arrivati anche numerosi giovani che indossano le magliette di "Addiopizzo". E all'appuntamento non è voluta mancare nemmeno Rita Borsellino, leader dell'opposizione all'Assemblea regionale siciliana. ''Sono qui come Rita Borsellino, ma anche come un milione e settantamila siciliani che mi hanno chiamato a rappresentarli - ha detto il deputato regionale dell'Unione, che si era candidata alla presidenza della Regione -. Oggi questo pezzo di Sicilia è qui, oggi con me tutti i siciliani onesti sono presenti in aula''.
''Capivamo di incamminarci verso una strada senza uscita. Avevamo paura di affrontare queste persone e ci rendevamo conto che la situazione ci stava sfuggendo di mano'': è il pensiero di Fabio Conticello, titolare con il fratello Vincenzo dell'Antica Focacceria. ''Da parte mia - ha aggiunto Fabio Conticello - c'era una certa resistenza all'incontro tra mio fratello e Francolino Spadaro (uno dei tre imputati del processo), perché secondo me non avrebbe portato nulla di buono''.
Anche Antonino Conticello, padre di Vincenzo e Fabio, ha confermato il racconto dei figli sulle varie fasi di ''avvicinamento'' dei presunti estorsori al suo locale. Rispondendo alle domande del Pm Lia Sava, l'anziano titolare dello storico ristorante di Palermo ha ricostruito la prima visita nel locale di ''un signore'' che il 25 novembre 2005 si presentò chiedendo di Vincenzo Conticello. ''Seppi poi - ha proseguito Antonino Conticello - che questa persona era venuta a chiedere del denaro''.
Le indagini hanno appurato che si trattava di Giovanni Di Salvo, uno dei tre imputati, l'uomo con la stampella riconosciuto in aula proprio da Vincenzo Conticello come l'esattore del racket. Di Salvo ieri era presente in aula con gli altri due imputati: Francolino Spadaro (figlio di Tommaso, il "re" della Kalsa) e Lorenzo D'Aleo. I tre sono accusati di estorsione aggravata dall'art. 7 per aver agito nell'interesse di Cosa nostra. Una quarta persona coinvolta nella vicenda delle estorsioni, Vito Seidita, è stato già condannato ad 8 anni di reclusione con il rito abbreviato. Il processo riprenderà il 12 ottobre con l'esame dei tre imputati.
Fonte: La Sicilia