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AL QAEDA VS LEGA NORD. Arriva la minaccia di Al Zawahiri nei confronti di Roberto Calderoli

06 marzo 2006

Gli infedeli nemici di Al Qaeda assumo sembianze sempre più nitide, e oltre all'America, nemico numero Uno, adesso si chiamano Danimarca e Italia nella persona dell'ex ministro leghista Roberto Calderoli.
Con un messaggio diffuso sul web è tornato a parlare il numero due della rete terroristica più temuta al mondo, Ayman al Zawahiri, il medico egiziano stretto collaboratore di Osama Bin Laden.
Al Zawahiri nel messaggio, in parte mandato in onda dalla televisione araba Al Jazeera, afferma che le vignette satiriche sul profeta Maometto fanno parte di una campagna organizzata dagli Stati Uniti, e rivolge le sue attenzioni anche all'Italia, dicendo: ''Abbiamo forse dimenticato il ministro italiano che ha indossato una camicia con quelle caricature criminali?''.
Le vignette, secondo il numero due di Al Qaeda sono ''un esempio dell'odio dei crociati guidati dall'America... sono le ripetute offese contro il profeta Mohammad, che la pace sia con lui''.

Nel messaggio, diffuso da un sito usato di solito da gruppi integralisti, il collaboratore dello ''Sceicco del terrore'' chiama poi tutti i musulmani a reagire all'Occidente, e chiede di unirsi come hanno fatto negli attacchi a New York, Washington, Madrid e Londra e di boicottare, la Danimarca, la Norvegia, la Francia e la Germania, paesi che hanno pubblicato le vignette offensive per il profeta Maometto. Il medico egiziano sostiene poi che i musulmani devono opporsi all'Occidente che opera ''il furto del petrolio musulmano''.
Al Zawahiri parla anche del dibattito politico in corso nei Territori palestinesi all'indomani delle elezioni vinte da Hamas. Al Zawahri nel messaggio invita il movimento integralista a ''continuare la lotta armata'' e non accettare ''gli accordi di capitolazione'' firmati dall'Anp e da Israele.

L'ex ministro per le Riforme Roberto Calderoli ha definito un ''onore'' l'attacco arrivato da Al Zawahiri e da ''questi criminali che strumentalizzano la religione per fini politici''.
Calderoli, a Torino per un comizio elettorale, risponde così quando gli viene chiesto di commentare il riferimento alla sua t-shirt (quella, contestatissima, con la vignetta sull'Islam) presente nel messaggio del numero due di Al Qaeda.
''Non vorrei nemmeno entrare in questo bailamme mediatico sulle parole di Al Zawahiri - ha detto l'esponente leghista - in primo luogo perché sono abituato, e l'Occidente dovrebbe esserlo altrettanto, a parlare in faccia alle persone e non per messaggi di dubbia origine e interpretabilità. E poi perché io non ho provocato nessuno ma, semmai, ho avuto il coraggio di rispondere a provocazioni intollerabili''.
Le parole di Calderoli però, non sono state soltanto risposte alle minacce, ma ha cercato di mostrare una volontà di conciliazione nei confronti dei musulmani: ''Io non offendo e non ho mai offeso i credenti islamici o di qualsiasi religione, semmai dovrei ringraziare gli islamici perché la loro religiosità ha finito per risvegliare una religiosità cristiana sopita da troppo tempo da una società materialista e consumista. Anzi, ho grande stima dei credenti, islamici compresi, perché sono uomini che hanno un'anima difendono valori. Differente è il discorso di chi utilizza la religione per scopi diversi, come fanno i signori che, nascosti e riparati, eccitano gli animi dei semplici, mandandoli al massacro e utilizzano le masse popolari come carne da macello per deliranti attacchi contro l'occidente''.
 
Il discorso di Calderoli si è chiuso con un ultimo riferimento ad Al Zawahiri: ''Ma che cosa ne sa questo signore della mia storia, delle mie idee? Come si permette questo signore di dare giudizi?''. ''Chi comanda stragi di cittadini innocenti nelle città e manda i giovani a morire come kamikaze non è un condottiero ma un terrorista e stop - ha concluso Calderoli -. E io con la maglietta non ho voluto offendere i musulmani, ho voluto difendere il diritto ad avere idee diverse. Ho voluto alzare la voce contro la follia di chi, dietro il falso pretesto della religione, nasconde altre mire. Di chi usa l'integralismo come grimaldello per distruggere la nostra civiltà''.
A schierarsi a spada tratta accanto a Calderoli, il suo compagno di partito e ministro della Giustizia Roberto Castelli, che parlando a Reggio Emilia, al congresso dei giovani padani, è andato giù pesantissimo su un terreno già abbondantemente solcato: ''Siamo come nel 1938, il terrorismo islamico è il nuovo nazismo. Di fronte a questo pericolo ci sono due strade: o correre subito in moschea a chiedere scusa o ribadire la volontà di difendere con tutti i mezzi democratici la nostra ragion d'essere. Meglio chinare la testa - si è chiesto polemicamente il ministro - o stare dignitosamente con la schiena diritta?''.

Sulla questione islamica la polemica, per i leghisti, è a tutto campo. Polemica che investe anche i colleghi di coalizione come il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, che da tempo porta avanti il discorso di sviluppare buoni rapporti con l'Islam moderato e, per questo, ha dato vita alla Consulta islamica. Secondo Castelli, infatti la Consulta ''è un segnale negativo tremendo, di debolezza dello Stato''''Finora l'Islam moderato - ha proseguito Castelli - non ha dimostrato di esistere. Quando potrò andare in un Paese islamico - ha ammonito il ministro - magari con un Vangelo in mano e costruire una chiesetta di due metri per due e stare dentro a pregare senza che nessuno venga a mettermi in galera, potrò dire che esiste l'Islam moderato. Il giorno che potrò fare questo - ha concluso Castelli - magari in Arabia Saudita vicino a La Mecca, dirò davvero che esiste l'Islam moderato''.

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06 marzo 2006
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