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Al Senato, con la fiducia, hanno allungato i processi...

Approvato il ddl sul "processo lungo" sul quale il governo aveva posto (per la 48esima volta) la questione di fiducia

29 luglio 2011

Il Senato ha approvato il ddl sul processo lungo sul quale il governo aveva posto la questione di fiducia (per la 48esima volta). Il provvedimento, che ora passa all'esame della Camera, ha ottenuto 160 voti a favore di Pdl, Lega e Coesione nazionale mentre 139 sono stati i voti contrati di Pd, Idv, Udc e Terzo polo.
Durante la mattinata non sono mancati momenti di tensione quando, durante l'intervento di Maurizio Gasparri, i senatori di Italia dei valori hanno inscenato una protesta, alzando dei fogli bianchi con la scritta: 'Ladri di giustizia', esponendoli anche in direzione della tribuna stampa. Immediatamente richiamati dal presidente del Senato Renato Schifani, i senatori dipietristi hanno dovuto cessare la contestazione quando sono intervenuti gli assistenti parlamentari che gli hanno tolto loro dalle mani i fogli 'incriminati'.
Non è la prima volta che Francesco Nitto Palma siede tra i banchi del governo, ma oggi, nell'aula di Palazzo Madama, non lo fa da sottosegretario all'Interno bensì da neo ministro della Giustizia. Il Guardasigilli ha seguito le dichiarazioni di voto. Accanto a lui il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e del Welfare Maurizio Sacconi.

Non bisogna fermare "una buona legge" solo perché fra i possibili destinatari vi è anche il presidente del Consiglio, ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini. "Sembra sorprendente che ci si debba fermare solamente perché fra i molti possibili destinatari di una legge buona c'è il presidente del Consiglio - ha detto il ministro - se questo è un motivo sufficiente per fermare una legge buona io non sono d'accordo". "Rendiamo davvero buona quella legge" poi "a chi si applica, si applica", ha proseguito Frattini, secondo il quale "non deve diventare una variante negativa per una buona legge" il fatto che tra i destinatari ci sia anche il capo del governo. Secondo Frattini, "non è un vulnus alla giustizia" garantire all'imputato che si possano ascoltare i testimoni a sua discolpa. Tuttavia se questo pregiudicasse processi per mafia "potrebbero essere necessari "interventi correttivi, "ammesso che questo provvedimento provochi queste conseguenze".

Il provvedimento viene definito dall'opposizione l'ennesima legge ad personam per il presidente del consiglio. Le norme del "processo lungo", sempre secondo l'opposizione, potranno essere utilizzate dai legali del Cavaliere nel processo Mills e in quello Ruby.
L'articolo unico di 9 commi, contiene alcune novità. Si conferma la possibilità per la difesa di presentare lunghe liste di testimoni e di non considerare più come prova definitiva in un processo la sentenza passata in giudicato in un altro procedimento, anche se, in quest'ultimo caso, le modifiche del governo precisano che da questa norma sono esclusi, ad esempio, i reati di mafia e terrorismo.
Altra modifica introdotta dal governo corregge la possibilità per un imputato di interrogare nel corso del dibattimento un testimone che rende dichiarazioni a suo carico. Qui si specifica che l'imputato potrà sì farlo, ma "a mezzo del suo difensore". Resta la norma per cui le norme del ddl si possono applicare ai processi in corso e in cui non vi sia stata ancora la sentenza di primo grado.
Confermata la parte in cui si stabilisce che quando deve essere 'irrogata la pena dell'ergastolo non si fa luogo alla diminuzione della pena' prevista nell'articolo 442 del codice di procedura penale. Il condannato al carcere a vita, quindi, non avrà più la possibilità, avvalendosi del giudizio abbreviato, come avviene oggi, di avere la sostituzione dell'ergastolo con la condanna a 30 anni.
Novità vengono introdotte anche con i commi 8 e 9. Il primo prevede una stretta sui benefici: ad esempio per i condannati all'ergastolo per i reati di strage e per sequestro di persona con la morte del sequestrato, questi potranno usufruire dei benefici dopo aver scontato almeno 26 anni di carcere. Infine, si precisa che la legge entra in vigore "il giorno dopo la sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale".

Dura la reazione dell'opposizione. "Dopo la sconfitta delle elezioni amministrative e del referendum il governo continua a emanare leggi ad personam con un'arroganza incredibile", spiega il senatore Svp Oskar Peterlini, spiegando il suo no alla fiducia. Mentre il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro ironizza sull'assenza del premier: "All'assenza dall'approvazione della manovra qui al Senato si rispose dicendo che il presidente Berlusconi era scivolato su una saponetta. Mi chiedo se stamattina, vista la sua assenza, si sia strozzato con il dentifricio".
"Siete espressione di un potere arrogante che protegge il capo assoluto. Volgendo le spalle al popolo italiano dovrete scappare cercando di evitare i meritati e sacrosanti calci nel sedere" dice Luigi Li Gotti dell'Idv.
Forti le critiche anche dall'Associazione nazionale magistrati. "Processo lungo significa non arrivare mai a sentenza - scrive in una nota il presidente Luca Palamara - questo provvedimento è dettato dall'esigenza di risolvere situazioni particolari e non porta ad alcun miglioramento dell'efficienza del processo". Palamara, inoltre, ha chiesto anche un intervento del neo ministro della Giustizia. In aula, ma silente.
Sul voto di fiducia, c'è l'allarme del Consiglio Superiore della Magistratura: il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, considera che con il provvedimento sul cosiddetto "processo lungo" si vada "nella direzione opposta rispetto all'Europa". L'organo di autotutela dei giornalisti, ha aggiunto Vietti, parlando con i giornalisti stamani a Torino, "ha presentato una risoluzione con le proprie valutazione su tali provvedimenti, che sono molto critiche. Abbiamo valutato di non votarlo su richiesta di alcuni componenti laici per consentire un miglior approfondimento; prendiamo atto che il governo non ha voluto fare lo stesso". Entrando nel merito, Vietti ha precisato che "le posizioni del Csm nei confronti dei provvedimenti sono molto critiche sotto il profilo delle sue ricadute sulla durata dei processi". "Siamo tutti impegnati in modo prioritario ad accelerarli - ha aggiunto - anche per tenere il passo con l'Europa. Questi provvedimenti - ha concluso - vanno esattamente nella direzione opposta".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Corriere.it]

- A cosa serve il processo lungo di Fabio Chiusi (L'Espresso)

 

 

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29 luglio 2011
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