Al teatro Massimo "Moses und Aron", il kolossal di Arnold Schönberg
Un’ immensa opera che è metafora del dissidio fra pensiero e azione, drammaturgia della questione sulla rifondazione linguistica e del principio estetico della comprensione, non che – come ha osservato Piero Manzoni- manifestazione della capacità di assumere su di sé i problemi immensi del perché dell'esistenza umana.
Sulle precedenti messe in scena così scrive, sulle pagine di Repubblica, Piero Violante : ''Si può tranquillamente affermare che il Moses è la più grande esperienza etica del teatro musicale del Novecento ma che per la sua complessità è tra le opere meno frequentate, tant'è che si possono contare sulle dita delle due mani le edizioni a datare dalla prima in forma scenica a Zurigo del '57 (in forma concertistica era stata eseguita ad Amburgo nel '54) diretta da Rosbaud per la regia di Krahl.
Seguì nel '60 a Berlino l'edizione diretta da Hermann Scherchen e che fu ospite della Scala.
Il teatro Massimo è il primo teatro italiano che produce Moses, mentre l'ultima grande edizione risale al '96 al festival di Salisburgo con Pierre Boulez direttore e la regia di Peter Stein''.
Evento che rimarrà negli annali della lirica, questa imponente produzione diretta dal regista Denis Krief.