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Al Vertice del Ppe, Europa in pressing su Monti: "Candidati"

Il presidente francese Hollande: "Per Berlusconi non ci sono prospettive"

14 dicembre 2012
 

"Berlusconi? Con lui quello che è vero un giorno non lo è più il giorno dopo". Nella notte fra giovedì e venerdì, al termine di una giornata trionfale per Mario Monti e infausta per Silvio Berlusconi è Francois Hollande a svelare, se ancora ce ne fosse bisogno, quale sia la credibilità del Cavaliere nel Vecchio Continente e a spiegare perché tutta l'Europa che conta faccia il tifo per il professore spingendolo a candidarsi per continuare la sua opera al governo dell'Italia.

D'altra parte il presidente francese è stato chiaro: "Per Berlusconi non ci sono prospettive concrete" perché torni al governo dell'Italia. Ed anche Angela Merkel, alla fine della lunga giornata che l'ha vista protagonista prima al vertice dei popolari europei dove, a sorpresa è stato invitato Monti a spiegare la situazione italiana oscurando di fatto il Cavaliere, e poi al vertice dei capi di governo dell'Unione, ha fatto chiaramente intendere per chi fa il tifo. Dopo aver ribadito il suo apprezzamento per il premier italiano, a chi gli chiede delle voci che si sono rincorse ieri a Bruxelles secondo le quali avrebbe chiesto al Professore di candidarsi, glissa. Prende qualche minuto prima di rispondere e - non senza nascondere un sorriso - spiega: "Con Monti ci siamo incontrati oggi. E' stato importante che ci siamo visti" ma "non posso entrare nella politica italiana e su chi possa candidarsi, prima che questo accada". "Ciò che è stato confermato da tutti - ha aggiunto la cancelliera -  è che questo governo, che ha avuto un grande appoggio di tutti i partiti che erano in parlamento, ha fatto molto ed ha avuto un ruolo importante per la fiducia e la credibilità dell'Italia, soprattutto sui mercati finanziari".

I due big dunque fanno capire chiaramente a chi vanno le loro preferenze e d'altra parte già nella mattinata la questione era stata subito chiara. A sorpresa - proprio mentre in Italia i moderati lo tirano per la giacca - Monti appare al vertice del Ppe: ha sempre rivendicato un ruolo da 'tecnico' e la decisione di andare dai Popolari, nel giorno in cui è atteso anche Silvio Berlusconi, ha il sapore di un passo 'politico'. Lui si limita a spiegare di aver accettato un invito, quello del presidente del Ppe Wilfried Martens, per illustrare il caso Italia e i motivi - le parole di Angelino Alfano, da tradursi come 'sfiducia' - che l'hanno spinto a preannunciare le dimissioni. Frasi, quelle che racconta ai cronisti di aver detto davanti ai leader popolari, fatte di promesse di un'Italia che è e resterà europeista anche dopo il voto, garantendo che il governo rimmarrà in carica per gli affari correnti. Per rassicurare l'Europa ma anche i mercati, è la lettura - l'unica - che rimbalza nel suo entourage.

Ma che lui stia pensando al da farsi, oggi più che mai sembra chiaro. E se un impegno futuro il Professore non l'ha mai smentito categoricamente, oggi l'avrebbe lasciato presagire, forse non solo con la 'sorpresa' al Ppe. Più chiaramente, come lasciano intendere fonti dei popolari presenti all'incontro. Nessuno si sbilancia, ma l'impressione che ha lasciato - dice chi a quella riunione ha partecipato - e che il Professore ci stia pensando seriamente. "Abbiamo detto chiaramente a Monti che ci piacerebbe vedere la sua candidatura e abbiamo avuto un buon feeling...", racconta ai cronisti Elmar Brok, influente eurodeputato della Cdu, appena lasciato il pre-vertice. In una Bruxelles dove l'atteso summit europeo passa in secondo piano, la scena è tutta per l'Italia. Ancora una volta 'sorvegliata' speciale ma stavolta, al contrario di 13 mesi fa, per scongiurare che si torni indietro.

A Bruxelles arriva anche Silvio Berlusconi certamente. Anche lui - dice - per "candidare" Monti, pronto a fare un passo indietro se il Professore accetterà di essere il punto di riferimento dei moderati. Con lui, i moderati - da Casini a Montezemolo - uniti e superando qualche "difficolta" con la Lega  (che si può far ragionare, dice il Cavaliere mentre quasi in contemporanea da Roma Maroni lo gela) si vince. Ma anche da solo, sondaggi alla mano, Berlusconi racconta che potrebbe recuperare i voti del 2008, cercando di far leva anche sulla "preoccupazione dei popolari per un ritorno della sinistra" in Italia.

Monti, oggi, non ha scoperto le carte. E probabilmente non lo farà fino all'approvazione della legge di stabilità. Ma la 'tentazione' - è la sensazione che circola nei palazzi europei - appare sempre più forte. Certo è corteggiato. Corteggiatissimo in Italia. Ma anche in Europa. Con i popolari compatti a ribadire il "sostegno a lui e non a Berlusconi", di essere contro - ribadisce Martens - ogni politica "antieuropeista e populista". Mentre Joseph Daul, potente capogruppo del Ppe a Strasburgo ha spiegato che il Ppe è contro chi non dice la verità ai cittadini e spera di ottenere voti con vane promesse". Juncker è andato per le spicce: "Cosa è venuto a fare Berlusconi? Chiedetelo a lui".

Fonte - http://www.repubblica.it

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14 dicembre 2012
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