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Album di famiglia...

Una latitanza in famiglia, tra gite in campagna e serenità. L'album fotografico di Salvatore Lo Piccolo

09 novembre 2007

Parliamo ancora della cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, arrestati lunedì scorso nelle campagne di Carini (Pa). Ne parliamo ancora utilizzando come incipit l'istantanea fatta al boss da uno dei migliori intellettuali e artisti siciliani, Franco Battiato: ''I talebani uccidono 'sventolando' il Corano senza averlo mai letto. Così Salvatore Lo Piccolo e quelli che come lui: fanno bella mostra di immagini sacre e Bibbia [...] Un religioso che usa le armi non sa quello che sta facendo: è solo una scusa per il suo comportamento...''.

E dall'istantanea ''scattata'' dal cantautore catanese, proseguiamo raccontando di un intero album di famiglia ritrovato nella borsa di cuoio del boss di San Lorenzo, contenente una nutrita documentazione che ha gettato un'illuminante luce su come la mafia palermitana ha mosso i suoi passi subito dopo l'arresto del ''boss dei boss'' Bernardo Provenzano.
Gli scatti di un intero rullino, una trentina di fotografie a colori molto simili tra loro, dove compaiono sempre le stesse persone. Si vedono Salvatore e Sandro Lo Piccolo ritratti con l'intera famiglia sullo sfondo di un giardino fiorito, immagini che, a quanto pare, risalirebbero a non più di 2 anni fa. Salvatore Lo Piccolo, all'epoca ritenuto tra i più pericolosi latitanti di mafia, posa sorridente, in abiti estivi, accanto alla moglie Rosalia Di Trapani, al figlio Sandro, anche lui in quel momento latitante, al figlio minore Claudio, alla di lui consorte Maria Grazia Di Maggio e a una bambina di pochi anni, figlia di Claudio, l'unica nipote del boss.
Proprio in base all'età di questa bimba, che oggi ha circa quattro anni, gli investigatori sono riusciti a datare le fotografie, scoprendo che durante la latitanza i Lo Piccolo, padre e figlio, incontravano regolarmente i propri familiari, partecipando a sereni pranzi e gite, al sicuro in qualche villetta della provincia palermitana, opportunamente ''bonificata'' dai guardaspalle dei capimafia.
Nelle immagini risulta assente il primogenito di Totuccio Lo Piccolo, il figlio Calogero, che in quel periodo era detenuto. Calogero è stato recentemente scarcerato dopo aver scontato una condanna per mafia.

Quest'intimità bloccata negli scatti è adesso all'esame degli investigatori che analizzeranno ogni minimo dettaglio per individuare se l'autore delle foto è un personaggio esterno alla famiglia e per identificare il luogo del raduno familiare.
Dalla presenza dell'album fotografico nella borsa che i Lo Piccolo tenevano con se a Giardinello gli investigatori ritengono che i due mafiosi non avessero un covo fisso dove lasciare al sicuro gli oggetti personali, oltre che l'archivio con la contabilità delle estorsioni.
Intanto continuano le ricerche del covo dove avrebbero alloggiato i due boss. Queste sono condotte dagli investigatori della Squadra mobile di Palermo nella zona dove i due sono stati arrestati insieme ad altri due boss latitanti, Andrea Adamo, reggente di Brancaccio, e Gaspare Pulizzi, boss Carini.
La villetta dove è avvenuto il blitz, di proprietà dell'allevatore Filippo Piffero, sarebbe stata utilizzata solo per il summit, mentre in un'altra villa, individuata dalla polizia a circa 200 metri di distanza, padre e figlio avrebbero solo trascorso la notte, in vista dell'incontro fissato per il giorno successivo.
Gli investigatori continuano a setacciare la zona, perché sono convinti che il rifugio dei Lo Piccolo non dovrebbe essere molto lontano. In particolare viene utilizzato un telecomando, sequestrato al boss, che potrebbe aprire un cancello automatico.

Per quanto riguarda invece le armi che sono state trovate nella villetta, la polizia sta ancora effettuando le necessarie perizie balistiche. Le armi sequestrate sono: una pistola calibro 7,65 con silenziatore, due pistole calibro 357 magnum, due pistole a tamburo calibro 38, e altre pistole semiautomatiche, una 9-92 S, simile a quelle in dotazione alle forze di polizia, e una pistola calibro 9 x 21. Quest'ultima arma è dello stesso tipo di quella che uccise il 13 giugno scorso a Palermo il boss Nicola Ingarao, fedelissimo di Nino Rotolo (leggi). Secondo alcune ipotesi potrebbe esserci proprio Sandro Lo Piccolo tra gli assassini di Ingarao. L'esito della perizia balistica dirà se a sparare quel giorno a Palermo c'era proprio lui.

- Un altro grande colpo alla mafia!
- Cosa succederà adesso all'interno di Cosa nostra?
- Nel tariffario e nel ''decalogo'' di Lo Piccolo...
- Dieci comandamenti disattesi...

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09 novembre 2007
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