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Alcuni dati su Giustizia e criminalità

A Palermo la relazione del presidente della Corte d'appello per l'inaugurazione dell'anno giudiziario

27 gennaio 2014

Sono in calo gli omicidi, ma la crisi spinge in alto il numero dei reati di furto, rapina, usura e riciclaggio. Il dato emerge dalla relazione del presidente della Corte d'appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Sono invece in apparente diminuzione le estorsioni (-17%, in correlazione con la scomparsa di numerose imprese commerciali): "Il fenomeno dei reati contro il patrimonio - ha detto Oliveri - è prevalentemente ricollegabile a condizioni di disagio economico o di vera e propria indigenza di larghi strati della popolazione, oltreché alla diffusione su vasta scala dell'uso di sostanze stupefacenti". In particolare, i furti sono aumentati del 4%, le rapine del 10%, il riciclaggio del 35%.

COSA NOSTRA E' FORTE. Cosa nostra è ancora forte, nonostante i continui arresti, ha ammesso il presidente della Corte d'appello. "La mafia - ha spiegato - continua a esercitare il suo diffuso, penetrante e violento controllo sulle attività economiche, sociali e politiche nel territorio", anche se il dato statistico rivela un'attenuazione del fenomeno criminale (84 procedimenti nel 2012 e 71 nel 2013). Accanto al pizzo e ai consueti metodi di approvvigionamento economica, la mafia si è spostata "verso l'interessamento nei settori delle energie rinnovabili e dello smaltimento dei rifiuti, con rinnovato interesse e un notevole incremento del traffico di sostanze stupefacenti".

NESSUN SOSPETTO SU NAPOLITANO. Oliveri ha parlato anche di Giorgio Napolitano: "Abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti del capo dello Stato, per cui quando si è tentato di offuscare la sua immagine con il sospetto di sue interferenze in un grave procedimento in corso qui a Palermo, sospetti che i nostri giudici hanno dichiarato da subito totalmente infondati, abbiamo sentito di dovergli rinnovare l'impegno, assunto col giuramento all'inizio del nostro lavoro, di fedeltà alla legge e alla Costituzione, di cui egli è supremo garante". Oliveri ha fatto riferimento alle intercettazioni delle chiamate tra Napolitano e l'ex ministro Nicola Mancino, acquisite nell'inchiesta sulla trattativa e poi distrutte.

I SOLDI PER LE INTERCETTAZIONI. "Per le intercettazioni telefoniche e ambientali a Palermo si spendono 33,5 milioni. C'è stata una diminuzione rispetto all'anno precedente quando si erano spesi 3 milioni in più. Ma si tratta di risorse comunque elevate", ha affermato il presidente della Corte d'appello. Complessivamente sono state effettuate 7.280 intercettazioni, quelle per i casi più rilevanti. Oliveri ha posto l'esigenza di utilizzare con rigore questo strumento per conciliare le esigenze investigative con quelle della tutela della riservatezza dei terzi estranei. "Tra gli interessi da tutelare - ha detto - c'è anche quello della stampa di esercitare il suo diritto all'informazione, attraverso il quale si esercita il controllo democratico delle istituzioni e dei suoi rappresentanti".

NO A ESPOSIZIONE MEDIATICA DEI PM. "Riferito al potere giudiziario, il rispetto del proprio ruolo significa che i magistrati non hanno soltanto il dovere di essere imparziali, ma devono anche apparire come tali. Dunque, no all'esposizione mediatica, no a comportamenti impropri, no a carriere politiche inaugurate nel medesimo distretto dove il giorno prima il candidato indossava la toga", ha detto Oliveri. "Significa che i pareri del Csm non possono tradursi in un sindacato di costituzionalità preventivo sulle leggi. Significa opporsi alla deriva correntizia, che trasforma lo stesso Csm in una brutta copia delle assemblee parlamentari. Significa, più specificamente, che nessuna sentenza dovrebbe mai ospitare valutazioni estranee ai fatti processuali".

GRAZIE AI MINISTRI. "Siamo grati al ministro Severino, prima, e al suo successore, poi, per aver restituito alla giustizia il posto prioritario che le spetta, presentandola come una risorsa e non come un costo, e per essere riuscito a compiere questa importante operazione in un contesto politico tutt'altro che facile e favorevole", ha sottolineato il presidente della Corte d'appello di Palermo. "E' stato senz'altro merito del ministro Severino aver istituito una stretta correlazione tra il buon funzionamento del sistema giudiziario e il buon funzionamento del sistema Paese, accantonando finalmente l'accusa rivolta fino all'altro ieri ai magistrati di essere portatori di un 'morbo giustizialista', come se i pericoli da cui bisogna difendersi in Italia non fossero da sempre la corruzione, l'evasione fiscale e la crisi economica e sociale. Nell'anno che ci siamo appena lasciati alle spalle la giustizia non è stata terreno di scontro, perché si è ripristinato il principio che senza il dialogo, l'ascolto e la collaborazione non si arriva al giorno dopo". [Fonte: Lasiciliaweb.it]

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27 gennaio 2014
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