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Alice in Wonderland

Un incontro che tutti sapevamo sarebbe prima o poi avvenuto quello tra Tim Burton e Lewis Carroll

04 marzo 2010

Noi vi segnaliamo...
ALICE IN WONDERLAND
di Tim Burton

Durante un pomeriggio d'estate, Alice si reca in riva al fiume all'ora della merenda. Cullata dalle voci di sottofondo, la ragazzina si addormenta. Al suo risveglio, Alice vede un coniglio bianco entrare in tutta fretta nella cavità di un albero e, incuriosita, lo segue. Verrà così catapultata in un mondo delle meravilgie in cui vivrà un'avventura fantastica tra animali parlanti, feste di "non compleanno" e partite di criquet nel mondo delle carte...

Anno 2010
Nazione USA
Produzione Tim Burton, Joe Roth, Jennifer Todd, Suzanne Todd, Richard D. Zanuck, Katterli Frauenfelder e Linda Woolverton per Team Todd, Tim Burton Animation Co., Walt Disney Pictures, The Zanuck Company
Distribuzione Walt Disney Motion Pictures Italia
Durata 108'
Regia
Tim Burton 
Sceneggiatura Linda Woolverton
Tratto dai romanzi "Alice nel paese delle meraviglie" e "Attraverso lo specchio" di Lewis Carroll
Con Mia Wasikowska, Johnny Depp, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter, Michael Sheen, Alan Rickman, Stephen Fry, Crispin Glover, Noah Taylor, Matt Lucas
Genere Fantasy


In collaborazione con Filmtrailer.com

Arriva la nuova Alice di Tim Burton: "Una fiaba tecno, elogio della follia"
di Silvia Bizio (Repubblica.it, 28 luglio 2009)

[...] "Ho finalmente deciso di fare un film realistico come quelli di Martin Scorsese" scherza ridendo Tim Burton, "Con Alice volevo realizzare un film duro... Intendo dire più vicino alla realtà che alla fantasia". Il suo Alice in wonderland è la prima "incarnazione" in 3D del celebre e filmatissimo romanzo di Lewis Carroll. "Conosco ovviamente le svariate versioni cinematografiche o televisive di Alice. Mi ricordo persino un porno-musical che vidi negli anni 70. Ma in tutti mi sembra di vedere sempre la stessa ragazza, passiva, che passa da un episodio all'altro ignara, circondata da strani personaggi" dice il regista, "mentre secondo me in Alice non c'è solo Alice. Voglio dire che il mio film è tratto da diversi libri Carroll, compreso 'Attraverso lo specchio' e altri scritti. Ho fatto un pot-pourri ispirato a immagini simboliche suggerite dalla sua opera, immagini che hanno generato momenti narrativi classici e immortali per i bambini".

Quali sono state le innovazioni tecnologiche più interessanti per lei in questo film?
"E' la prima volta che lavoro con tanto 'green screen' e c'erano dei momenti in cui sia io che la troupe dovevamo ricordarci a vicenda chi eravamo e cosa stavamo facendo. Ancora oggi sono un po' confuso e nervoso all'idea di presentare un film che non è ancora finito, in cui stiamo provando tante cose diverse. Il film usa svariate tecniche, mischiando animazione e azione dal vivo. Per motivi personali non volevo usare il 'motion capture', quando hai attori bravi come questi l'obiettivo è usarli, non riempirli di pallini verdi e metterli in un computer. Ma sono tutte tecniche valide, intendiamoci, non è che una sia migliore dell'altra".

Continua ad essere convinto dunque dell'uso del 3D?
"Sì, ma solo se non è un trucchetto per far andare la gente al cinema, ma arricchisce l'esperienza cinematografica. Per esempio Alice che si rimpicciolisce diventa un'esperienza visuale più ricca in 3D. Ma quello che conta è sempre la storia, e infatti bisogna poter vedere un film anche in 2D per decidere se è un film che si vorrebbe vedere comunque".

Tim Burton e Alice sembrano un binomio perfetto: un amore che risale alla sua infanzia?
"Sì e non solo grazie ai libri di Carroll: intorno a lui si è creato un immaginario fatto anche di musica e canzoni rimasto nella testa di tante generazioni ed è importante per l'inconscio. Io però ho cercato di farlo in modo diverso. Non ho mai visto un film su Alice che mi fosse piaciuto fino in fondo. Sebbene le storie e i libri di Carroll siano icone della storia della letteratura, non ho mai trovato un film che trasformasse davvero quelle storie in cinema. Questo sarà il mio tentativo. Ho cercato di dare alla storia una cornice emotiva che prima non c'era. Ci sono sempre strani personaggi, ma ognuno, nel suo immaginario, porta con sé un tipo specifico di 'stranezza mentale' che appartiene a tutti noi".

Si può spiegare meglio?
"E' il concetto universale di questo tipo di storie, come 'Il mago di Oz': sono sempre un viaggio interiore, i personaggi rappresentano qualcosa dentro la psiche umana, quello che ogni bambino prova nel cercare di risolvere i suoi problemi. Poi c'è chi va in terapia e chi fa film. Sento una grande affinità con questo materiale: senza nemmeno saperlo ho comprato a Londra lo studio che era stato di Bessie Pease Gutmann, l'illustratrice che aveva disegnato la versione del 1905 di Alice nel paese delle meraviglie".

Come ha scelta il cast?
"Mia Wasikowska, che interpreta Alice, l'ho scelta perché volevo una persona che avesse un peso, una gravità, in cui senti che c'è una vita interna".

E Helena Bonham Carter?
"Helena ha una grossa testa, sembrava perfetta per il personaggio della Regina Rossa".

E Johnny Depp come Cappellaio Matto?
"Gli piace travestirsi. I personaggi di Alice sono spesso stati ritratti nella loro follia senza troppo sottotesto. Penso invece che Johnny abbia provato a portare qualcosa, una qualità umana sotterranea dentro la pazzia, ha cercato di capirla più a fondo. Abbiamo cercato di dare a ogni personaggio la sua particolare follia e lui è bravissimo a esplorare queste vie. Credo perché lui stesso è pazzo".

La critica
"Tim Burton è un autore di qualità, Tutti i suoi film sono estrosi, significativi e da tempo appartengono alla storia del cinema. Non è un caso che il regista, abbandonata Hollywood, viva e lavori da tempo in Inghilterra. Eppure 'Alice in Wonderland' (...), ispirato al classico della letteratura inglese di Lewis Carroll, un libro che ha mutato per sempre la narrativa per ragazzi, un po' delude. E', per così dire, privo di nervo, ha innegabilmente scene spiritose e i capitoli finali, dal tentato taglio della testa del Cappellaio matto (con il cappello che vola in alto) alla battaglia finale tra gli eserciti delle due regine (Helena Bonham Carter, la rossa Regina di Cuori, e Anne Hathaway, la diafana Regina Bianca), sono di buon effetto. Tuttavia, nell'insieme, 'Alice in Wonderland' poco convince. Forse perché il racconto di Lewis Carroll, che tende così scopertamente al grottesco e piace anche a chi non ha il dono di un nativo senso umoristico, non è adatto alla riduzione cinematografica; si adatta, piuttosto, ai cartoni animati e quasi sessant'anni fa la Disney ci diede un'ottima variazione del libro. (...) Il libro di Carroll si presta così a una interpretazione freudiana, ricca di annotazioni curiose anche se non sempre attendibili. La polemica contro i costumi vittoriani che marcano alcuni capitoli del film, dall'inseguimento del coniglio al ritorno alla festa di Alice, ci pare fuori moda; e un po' risibile è quella partenza della protagonista su un vascello che dovrebbe portarla in Cina mentre i conoscenti la salutano dalla banchina del porto. E veniamo agli effetti speciali, che sono stati definiti l'attrazione del film. Ci sono, seppure non moltissimi, e non sempre entusiasmanti. Tim Burton è sembrato più inventivo quando non si usava ancora il 3D. Si ha così l'impressione che questo portentoso strumento serva se un film sfrutta un contenuto netto, preciso, magari anche un po' rozzo. Vada benissimo per una storia che gira intorno a un anziano assatanato dal lavoro ('A Christman Carol') o, come in 'Avatar', quando si scopra un pianeta meraviglioso. Ma la struttura narrativa aerea, bizzarra, imprevedibile del libro di Lewis Carroll non ha favorito la riuscita di questo atteso film."
Francesco Bolzoni, 'Avvenire'

"Che le strade di Tim Burton e di Lewis fossero destinate a incrociarsi era quasi un'evidenza. (...) L'atmosfera sostanzialmente divertita e scanzonata che accompagna la descrizione delle avventure di Alice fatica ad adattarsi alla malinconia spesso incombente sull'universo gotico di Burton. Carroll usa abbondantemente il non-sense, i giochi di parole e le invenzioni linguistiche per mettere in discussione il senso della realtà, anche di quella che si trova alla fine di una tana di coniglio o dietro uno specchio. Cerca di mettere in crisi il mito dell'ordine e della moralità inseguito dalla società vittoriana perché, come ci insegnano i sogni e le fantasie dei bambini, c'è sempre qualcosa che sfugge alla nostra ragione. Anche Burton ce lo ricorda con i suoi film, ma con atmosfere molto più cupe, dove la voglia di rivendicare la propria originalità e il rifiuto dell'omologazione può costare molto caro. (...) Ma se i toni gotici che pian piano si impossessano del film grazie anche a personaggi come il Fante di cuori interpretato da Crispin Glover, il drago Ciciarampa o il disgustoso Orafobrancio trovano a questo punto una loro giustificazione narrativa, si fa più fatica a capire la necessità di girare il film in 3D e con l'ausilio di un'invasione di effetti digitali, capaci solo di far rimpiangere la semplicità ma anche l'efficacia dei trucchi di 'Edward mani di forbice' o dell'animazione stop-motion di 'La sposa cadavere'. Dove il senso di realtà nasceva dalla forza poetica della storia e non da una presunta ma fredda perfezione tecnologica."
Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera'

"Tim Burton fa suo l'amatissimo e adattatissimo classico di Lewis Carroll (...), in una produzione Disney che combina animazione e riprese dal vero, girata in bidimensione e poi 'gonfiata' digitalmente in 3D. (...) 'Alice in Wonderland' linearizza quasi completamente il caleidoscopico rompicapo carrolliano in un plot avventuroso più simile a Narnia che al cartoon disneyano del 1951 (...). Protofemminista nell'opprimente Inghilterra vittoriana, fervente appassionata d'avventura e posseduta da grande spirito d'indipendenza, l'Alice di Woolverton e Burton è, in un certo senso, più simile alle recenti ed emancipate eroine Disney (la sceneggiatrice ha collaborato anche al copione di 'Mulan'). (...) Le altre punte di colore estremo nel film arrivano con il Cappellaio matto, ultima delle struggenti invenzioni che Johnny Depp ha messo a punto per il regista. Chioma rosso fuoco e occhi verde abbagliante (dice Depp a causa del mercurio che i capellai usavano)."
Giulia D'Agnolo Vallan, 'Il Manifesto'

"Non ci sono 'meraviglie', nel mondo in 3D e in motion capture di "Alice in Wonderland" (...). Certo, si tratta dello stesso mondo raccontato da Lewis Carroll. Alice (Mia Wasikowska) ha ormai 19 anni, ma è pur sempre la stessa Alice. E i suoi sogni restano gli stessi sogni. Tuttavia, sognandoli di nuovo, la ragazzina d'un tempo scopre d'aver frainteso: non era Wonderland il nome del paese in cui s'era smarrita, ma Underworld, Mondo di Sotto. Così immagina la sceneggiatrice Linda Woolverton, e così immaginiamo noi, presi dal gioco visionario e 'mostruoso' di Tim Burton. (...)Il Mondo di Sotto non è che quello di Sopra capovolto. Sopra, appunto, la precarietà del suo visino è un ottimo argomento d'obbedienza. Ma all'obbedienza spinge anche Underworld. O così farebbe se non fosse a testa in giù. In quella posizione, il sì e il no si confondono, come l'inizio e la fine, il vero e il falso, il passato e il futuro. E il vantaggio dei sogni, e della follia. I migliori sono un po' matti, aveva detto ad Alice ragazzina il padre. Per sua fortuna, (quasi) diventata donna, lei torna a ricordarsene. (...) La vita di una donna vale più del suo visino. Il Mondo di Sopra si deve rassegnare, e quello di Sotto anche."
Roberto Escobar, 'Il Sole 24 Ore'

"Non condivido tutte le sue innovazioni, a cominciare da quella che ha fatto di Alice una ventenne, giustificando la sua esplorazione nel Sottomondo inseguendo sì il Coniglio Bianco, ma per sfuggire a delle nozze con un patrizio idiota combinate dalla madre. E non condivido del tutto che, integrando i due romanzi, abbia rinunciato a muoversi tra i giochi, - il croquet, gli scacchi - e si sia limitata a mettere in campo le due regine, la Rossa e la Bianca, secondo l'ormai consueta tradizione delle saghe tipo 'll Signore degli Anelli' che finiscono soprattutto per consistere nella lotta arcinota fra il Bene e il Male, sempre cruenta e sempre con le maiuscole. Però a porre ampio riparo a queste mende c'è la regia di Tim Burton, più del solito all'insegna del favoloso e di un magnifico che sconfina vorticosamente nell'immaginifico. Non solo gli arcani pittoreschi del Sottomondo , la corte tenebrosa della Regina Rossa, quella eterea e fatata della Regina Bianca, ma tutti quei mostri intorno che, ispirati solo in parte alle finissime litografie di John Tennie, vanto delle edizioni ottocentesche, si alternano con ritmi sfrenati e ampio ricorso a tutte le tecnologie possibili, ad una serie di figure spesso grottesche in cui spicca non solo Alice, ora minuscola ora gigantesca, ma quel mirabolante Cappellaio Matto che qui finisce, ed è una felice soluzione, per diventare il secondo protagonista della favola. Il merito, grandissimo, è di Johnny Depp, con sentimenti umani anche sotto un magico trucco multicolore. La Regina Rossa, testa enorme, corpo minuto, è Helena Bohnam Carter, la Bianca, un po' leziosa, è Anna Hathaway. Alice ventenne è Mia Wasikowska. Lascia Incerti."
Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo'

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04 marzo 2010
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