Alla faccia della ''questione morale''. Il sindaco diessino di Campobello di Licata (AG) arrestato per mafia
Il sindaco Ds di Campobello di Licata (AG) ed ex deputato regionale del Pci, Calogero Gueli, è stato arrestato dai Carabinieri, nell'ambito di una operazione antimafia della Dda di Palermo.
Ex deputato regionale Ds, Calogero Gueli è stato arrestato dai carabinieri in particolare con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nel provvedimento cautelare si legge che il politico, anche nella sua qualità di sindaco di Campobello di Licata dal 1997 fino ad oggi, ''ha contribuito al mantenimento ed al rafforzamento dell'organizzazione criminale Cosa nostra'', nel territorio di Campobello di Licata e Canicattì.
Secondo l'accusa il sindaco avrebbe assicurato agli affiliati alle cosche o ad imprenditori vicini ai boss, l'aggiudicazione o la gestione di appalti pubblici di opere e servizi e, a seguito dell'adozione di un piano di edilizia economica e popolare, il rilascio da parte del Comune, di concessioni edilizie ed assegnazioni di aree a cooperative edilizie che affidavano la realizzazione degli edifici esclusivamente ad imprese riconducibili ad appartenenti all'organizzazione mafiosa. Ad esempio l'impresa ''Anaconda Costruzioni srl'', che di fatto, secondo l'accusa, è amministrata da Calogero Gueli e dai suoi figli Vladimiro Salvatore e Fidel Leonzio.
Secondo gli investigatori, gli affiliati alle cosche avrebbero assicurato al sindaco ''protezione ed opportunità di lavoro per le ditte a lui riconducibili, quali l'Anaconda Costruzioni, nonché gli procuravano un sostegno elettorale nelle elezioni comunali del 1997 e del 2002''.
Dalle indagini sarebbe emerso anche il ruolo di un insospettabile, l'ex bancario Giovanni Lauria residente a Licata, accusato di concorso in associazione mafiosa. Grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche i carabinieri del comando provinciale di Agrigento hanno ricostruito numerose estorsioni e danneggiamenti compiuti nella zona compresa fra Licata, Campobello di Licata e Ravanusa.
L'operazione, denominata ''Saraceno'', ha portato in carcere anche presunti esponenti mafiosi appartenenti alle famiglie di Campobello di Licata, Ravanusa, Licata, Favara e Canicattì.
Nell'ambito della stessa operazione sono stati eseguiti altri nove ordini di custodia emessi dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Uno dei dieci destinatari dell'ordinanza si è al momento reso irreperibile. Le ipotesi di reato contestate sono di associazione mafiosa, estorsione e danneggiamenti finalizzati all'acquisizione del controllo diretto e indiretto di attività economiche, quali appalti e servizi pubblici, nonchè costruzione di manufatti edilizi, contestati a vario titolo ad appartenenti alle cosche di Campobello di Licata, Ravanusa, Licata, Favara e Canicattì, e a persone ritenute a loro contigue.
Fonte: La Sicilia, 22 Giugno 2006