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Alla Sicilia il triste primato di giovani Neet

Il 35,7% dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora

29 maggio 2012

Il 26% dei giovani siciliani tra i 18 e i 24 non ha conseguito il diploma e può considerarsi fuori da qualunque circuito educativo, in quanto non frequenta né un percorso scolastico, né un percorso di formazione professionale. Si tratta del dato più alto registrato a livello nazionale, dove la media dei giovani drop out è pari al 18,8%.
Il bilancio del sistema d'istruzione siciliano è stato tracciato dal Censis nell'ambito di "Di.Sco.Bull": un progetto promosso dal Ministero dell'Interno, in accordo con il Ministero dell'Istruzione, con i fondi europei del Pon Sicurezza per lo Sviluppo nelle quattro regioni dell'Obiettivo convergenza (Puglia, Campania, Calabria e Sicilia).

L'abbandono scolastico in Sicilia costituisce un'emergenza non solo educativa, ma anche sociale. Gli interventi realizzati nella regione sono riusciti a contenere il fenomeno, ma non a ridurlo in modo drastico. Dal 2004 al 2009 il tasso di dropping out è sceso di 4 punti percentuali, grazie alle numerose attività di prevenzione e contrasto attuate dalle istituzioni scolastiche. Tuttavia, oggi ancora un giovane siciliano su quattro si ferma a livelli di scolarità medio-bassi, non trovando nel contesto socio-economico e culturale in cui vive gli stimoli necessari per proseguire gli studi.
Gli indici di dispersione scolastica registrati negli ultimi anni hanno avuto un andamento discontinuo, con deboli segnali positivi nei percorsi tecnico-professionali e un peggioramento nei licei. Le sacche di dispersione sono però ancora molto rilevanti, superiori ai valori medi nazionali, soprattutto negli istituti artistici e professionali, dove abbandona gli studi al primo anno il 22,7% degli iscritti e al biennio il 35,6% (una percentuale quasi tre volte superiore a quella dei licei).
Il dato siciliano è preoccupante, perché si inserisce in un contesto economico e occupazionale tra i più deboli del Paese. La Sicilia condivide con la Campania il triste primato della presenza di giovani Neet (not in education, employment or training), cioè di giovani che non studiano e non lavorano. Si tratta del 35,7% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni (in Campania si arriva al 35,2%). E il dato supera il 36% se si considera la sola componente femminile.
Tra le regioni meridionali, la Sicilia si distingue anche per la più elevata presenza di ragazzi in possesso di livelli di competenza solo minimi nella lettura, in matematica e in scienze, pari rispettivamente al 31,4%, 36,3% e 32,7%. In Italia le percentuali di chi ha difficoltà in queste discipline sono più basse, pari nell'ordine al 21%, 25% e 20,6%. Inoltre, la quota di diplomati siciliani con il punteggio minimo (60/100) è pari al 12,3%, più alta della percentuale media nazionale (10,6%).

Oltre al problema dell'abbandono scolastico e delle basse competenze, c'è anche il bullismo. Secondo gli operatori scolastici si tratta di un fenomeno che coinvolge trasversalmente i ragazzi provenienti da classi sociali diverse e che in determinati contesti diventa terreno fertile per la subcultura di stampo mafioso. Una recente ricerca sugli studenti delle scuole superiori della provincia di Palermo evidenzia che quasi il 25% dei ragazzi è stato coinvolto in uno scontro fisico e che nel 35,4% dei casi lo scontro è avvenuto a scuola, mentre un altro 15,5% degli studenti ha subito danneggiamenti e furti di oggetti dentro la scuola.
All'interno di questo scenario si collocano le attività del progetto Di.Sco.Bull., grazie al quale nel corso dell'anno scolastico 2011-2012 sono stati allestiti, presso l'Istituto tecnico commerciale, geometri e turismo "Duca Abruzzi" di Palermo e l'Istituto comprensivo "Enrico Fermi" di San Giovanni La Punta (Ct), due centri che erogano servizi di ascolto e sostegno, recupero e aiuto allo studio, rivolti a studenti, famiglie, docenti, attraverso l'impiego di una équipe territoriale con competenze socio-psico-pedagogiche. Queste strutture, aperte al territorio, intendono operare in rete con enti e servizi esistenti, al fine di garantire la circolarità delle informazioni e l'ottimizzazione di risorse e opportunità. [Fonte: Censis]

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29 maggio 2012
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