Alla vigilia delle elezioni amministrative siciliane l'ultima stoccata con un articolo di Agostino Spataro
A Palermo la ''borsa'' del voto
di Agostino Spataro
Palermo val bene uno scambio. Qualsiasi tipo scambio, anche illecito, pur di far vincere il centro-destra e il suo candidato-sindaco, il forzista Cammarata. Così avranno pensato, e di conseguenza agito, gli esponenti della Casa delle libertà che in Sicilia si mostra compatta ed univoca, come se il congresso nazionale dell'Udc non ci fosse mai stato.
Vincere è l'imperativo categorico. A tutti i costi, vogliono riportare Cammarata a Palazzo delle Aquile per continuare a garantire cordate di amici che, evidentemente, non riescono ad immaginare la vita all'opposizione.
Ma vincere, questa volta, non è facile. La lotta è dura e dagli esiti molto incerti anche perché dall'altro lato c'è Leoluca Orlando, ex sindaco della ''Primavera Palermitana'', un osso duro che è riuscito a proiettare la sua candidatura ben oltre l'area del centro sinistra che l'ha presentata.
Più il termometro elettorale segna punti a favore di Orlando più i notabili del centro destra si fanno prendere dal panico. Soprattutto, in Forza Italia c'è nervosismo. L'altro giorno, Silvio Berlusconi, forse perché non ha trovato il palasport stracolmo come il solito, si è messo ad insultare un po' tutti, compresi i potenziali elettori di Orlando che, secondo lui, sarebbero, praticamente, dei ''folli''.
Qualcuno fra i destinatari si è giustamente indignato per queste leggerezze, per altro pronunciate a margine della recita del suo consueto vittimismo piagnone contro la pur timida proposta di legge sul conflitto d'interessi.
Forse, questa volta, bisognerebbe lasciar correre, anzi ribaltare in positivo il senso di quell'incauta battuta che, inconsapevolmente, ha toccato una corda tanto cara a Pirandello e a Sciascia. La corda della felice follia, intesa come molla di liberazione, che in Sicilia è stata, e resta, il principale canone di espressione di una libertà, altrimenti negata.
Dentro la metafora, se gli oltre due milioni di elettori siciliani dessero sfogo a questa corda, a ''quel granulo di follia'' che Rosso di San Secondo esaltò come ''il segno araldico distintivo dei siciliani...'', forse si potrebbe assestare un duro colpo al sistema di potere della CdL e schiudere per la Sicilia un avvenire diverso, di progresso nella legalità.
Ma questo è un sogno che si verifica a distanza di secoli, perciò è meglio tornare alla complessa realtà di questa campagna elettorale che si svolge - non bisogna dimenticarlo - per rinnovare le amministrazioni provinciale di Ragusa e di 156 comuni siciliani, fra i quali Palermo, Agrigento, Trapani, Gela.
Certo, si tratta della prima consultazione di un certo peso che si verifica dopo l'insediamento del governo Prodi, nella quale è chiamato alle urne metà dell'elettorato isolano (2,2 milioni di cittadini).
Insomma, una tornata elettorale di tutto rispetto che, però, non può essere snaturata nei suoi reali significati politici come hanno fatto i dirigenti locali e nazionali della Casa delle Libertà che l'hanno politicizzata oltremisura, come se da questo voto dovesse dipendere la sorte del governo nazionale. Ne fa fede lo slogan che vanno ripetendo ossessivamente: ''un voto ai nostri candidati è un giorno di vita in meno al governo Prodi''.
Per altro, c'è da dire che, furbescamente, la CdL ha voluto anticipare il voto siciliano al 13 e 14 maggio, dal quale ritiene di uscire vincente, per tirar la volata alla più importante tornata amministrativa che in tutta Italia si svolgerà il 27 maggio.
Piccole angherie che l'autonomia consente e che il centrosinistra non contrasta col necessario vigore.
La politicizzazione eccessiva consente, inoltre, un altro gran vantaggio: quello di evitare di spiegare il disastro nel quale è stata precipitata la Sicilia durante quest'ultimo quinquennio di completa e verticale un'omologazione politica.
Il centro-destra ha avuto in mano tutto, ma nulla ha fatto per ridare una speranza ai siciliani, soprattutto ai giovani che continuano ad emigrare in cerca di lavoro o per esigenze di studio.
Ma se il centro destra ha enfatizzato, il centro sinistra ha sottovalutato, ha commesso l'errore contrario, senza per altro riuscire, tranne in poche realtà come a Palermo, a dispiegare una iniziativa forte, capace di configurare una strategia di reale cambiamento, non basata cioè sulla mera alternanza ma su una vera alternativa di governo.
Alternanza o alternativa? Questa è la questione da dirimere. Soprattutto in Sicilia dove la gravità della situazione richiede mutamenti radicali di metodo e di programmi, più che avvicendamenti fra settori dello stesso ceto politico.
A conclusione di una campagna difficile, si può dire che la battaglia si vince, o si perde, prevalentemente nei quartieri più poveri. Sarà il voto delle fasce sociali più deboli a fare la differenza.
Difatti, qui si stanno concentrando energie e mezzi, anche pecuniari, del centrodestra. E, finalmente, anche un po' l’attenzione del centro-sinistra che ha denunciato come in certi quartieri palermitani, dove per altro mafia e clientelismo la fanno da padroni, i voti si comprano. Per altro, sembra che le quotazioni del loro valore venale oscillino secondo i sondaggi. Un po' come succede in borsa con i prezzi del petrolio, ogni qual volta si verifica una crisi politica o una turbativa di mercato.
Un esempio. Pare che la manifestazione di Orlando al Palasport (più partecipata di quella di Berlusconi) e la sua maggiore capacità di penetrazione in settori importanti della società e dell'imprenditoria, abbiano fatto rialzare le quotazioni del voto sui mercati rionali che dai ''30 euri'' iniziali è volato a quota 50 e, in taluni casi, anche 70. A ciò bisogna aggiungere il ''regalo'' dei telefonini che serviranno per fotografare, nel segreto dell'urna, la scheda votata e quindi assicurarsi, prima di pagare, che il voto sia stato espresso secondo gli accordi. Insomma, siamo alla barbarie della politica che nulla ha a che fare con la civiltà della democrazia repubblicana ed europea. Perciò, se Orlando dovesse vincere a Palermo - com'è possibile - sarebbe un memorabile prodigio che potremo attribuire ad un mix insolito di buona politica e di felice follia.