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Allarme bomba al Tribunale di Reggio Calabria

Paura stamane davanti all'aula bunker del Tribunale di Reggio per la segnalazione di un ordigno che si è rivelato essere un petardo

07 gennaio 2010

Paura questa mattina a Reggio Calabria, davanti all'aula bunker del Tribunale. Alla riapertura dei locali, dopo la pausa festiva, era stata segnalata la presenza di un ordigno. L'allarme tuttavia è rientrato subito dopo poiché dagli accertamenti, secondo quanto riferiscono gli investigatori, è emerso che l'oggetto ritrovato era costituito da tre raudi (fabbricati artigianalmente) legati insieme. Soltanto un petardo, insomma, collegato a una miccia che era spenta, senza alcuna capacità offensiva, secondo quanto sottolineato da carabinieri e polizia.
Nel periodo delle festività natalizie l'aula bunker è rimasta chiusa, per cui non è possibile stabilire, al momento, quando il petardo è stato collocato.
"Dalle prime analisi dei carabinieri sembra si tratta di un residuo dei festeggiamenti di Capodanno", ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone. "Sicuramente non ha alcuna valenza offensiva. Non sembra proprio un avvertimento o un segnale particolare".
La preoccupazione, comunque, è stata giustificata dal recente attentato avvenuto davanti al portone d'ingresso della Procura generale reggina, la scorsa domenica (LEGGI), per il quale questo pomeriggio si terrà un vertice in prefettura con i ministri dell'Interno Roberto Maroni e della Giustizia Angelino Alfano.

"Torna nel mirino la magistratura e tutti coloro che combattono la criminalità organizzata e il terrorismo. Non ci faremo intimidire da questi atti e continueremo a combattere senza tregua ogni forma di criminalità". Queste le parole del ministro dell'Interno Roberto Maroni in merito alla bomba esplosa domenica all'alba davanti alla Procura Generale di Reggio Calabria. "C'è una reazione forte contro lo Stato - ha continuato Maroni intervistato dal Tg1 - per quello che stanno facendo la magistratura, le forze dell'ordine, il Parlamento contro la criminalità organizzata e in particolare contro la 'ndrangheta con arresti di pericolosi latitanti e aggressioni di patrimoni mafiosi".
In merito al piano straordinario antimafia il ministro ha sottolineato: "Nelle prossime settimane io e il collega Alfano lo porteremo all'approvazione del Consiglio dei Ministri e poi vorremmo portarlo in Parlamento e suscitare una discussione su questo piano. Le linee guida sono maggior controllo del territorio, miglior coordinamento tra le forze dell'ordine, la magistratura e tutti coloro che contrastano quotidianamente la criminalità organizzata e nuovi e più efficaci strumenti per aggredire i patrimoni della mafia. In primo luogo la costituzione di un'agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati".

Intanto, per quanto riguarda le indagini su quanto avvenuto domenica, i carabinieri hanno detto che "allo stato non c'è alcuna possibilità di riconoscimento fisico delle due persone che hanno compiuto l'attentato contro la Procura generale di Reggio Calabria".
Gli attentatori indossavano caschi integrali e a questo si aggiunge il fatto che la targa dello scooter con il quale i responsabili dell'attentato sono giunti sul posto risulta contraffatta e non è, quindi, distinguibile. I video ripresi dalle telecamere, comunque, sono sottoposti ad un esame meticoloso nel tentativo di ricavare il sia pur minimo spunto per le indagini che però al momento non hanno registrato novità sostanziali.
Riguardo le modalità dell'attentato, gli investigatori parlano di "gesto dimostrativo", a prescindere dalla reale pericolosità dell'azione, per lanciare un preciso messaggio all'ufficio di Procura generale in relazione ad alcuni procedimenti pendenti. Un'intimidazione, dunque, diretta ai magistrati che si stanno occupando dei processi in appello contro affiliati alla 'ndrangheta e dei ricorsi sui sequestri e confische di beni disposti in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria.

"L'attacco di Reggio Calabria una conseguenza del clima contro la magistratura" - "C'è stato un grave atto intimidatorio nei confronti della magistratura e questo è anche conseguenza del clima che si viene a creare nei confronti della magistratura, sembra quasi che si possa attaccare facilmente anche con un atto del genere. Questo deve scomparire, lo Stato e il Governo devono mettersi accanto alla magistratura, come sono sicuro farà". Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, parlando dell'attacco alla Procura reggina, a margine della commemorazione di Piersanti Mattarella a Palermo. "E anche la magistratura, al proprio interno - ha aggiunto - deve muoversi come un solo uomo, senza lasciare sacche di sofferenza in certi settori perché si deve essere tutti uniti in maniera da non prestare il fianco a certi attacchi".
Quanto alla situazione specifica della Calabria, per Grasso "bisogna che lo Stato dia un segnale forte di presenza, così come è stato presente in Sicilia. Le situazioni generali di quella regione sono come quelle di 50 anni fa in Sicilia". Anche se il Procuratore nazionale antimafia non ha voluto "entrare nel merito dei provvedimenti". "Ma per me il punto di partenza essenziale - ha detto ancora - è quello delle investigazioni, delle indagini. C'è già una qualità di investigatori eccellenti in Calabria, bisogna incrementare le forze in numero per continuare su quella strada, non solo nel campo dei patrimoni mafiosi, ma anche nel campo delle responsabilità personali, nel liberare la terra da estorsioni, affarismi". "Li' poi - secondo Grasso - girerà quel volano che porterà al consenso dei cittadini".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it, La Siciliaweb.it]

 

 

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07 gennaio 2010
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