Allarme dell'Unhcr. La condizione degli sfollati e dei rifugiati in Iraq continua drammaticamente a peggiorare
La situazione in Iraq continua a peggiorare: oltre 2 milioni di iracheni sono sfollati da un luogo all'altro del Paese ed altri 2,2 milioni nei Paesi confinanti.
Questo l'allarme lanciato nei giorni scorsi dall'Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, secondo il quale gli appelli per un maggior sostegno internazionale ai governi nella regione hanno, fino ad ora, condotto a scarsi risultati e, l'accesso degli iracheni ai servizi sociali rimane limitato.
Giordania e Siria ospitano le quantità maggiori di rifugiati iracheni. All'interno dell'Iraq l'85% degli sfollati interni proviene da Baghdad e dai distretti circostanti e si trova nelle parti centrale e meridionale del Paese.
Dal febbraio 2006, 820mila persone sono state costrette ad abbandonare il luogo di origine, fra i quali 15mila palestinesi che non hanno nessun posto in cui andare.
I governatorati iracheni sono travolti dalle necessità degli sfollati. Almeno 10 governatorati su 18 hanno chiuso le frontiere o stanno applicando misure restrittive ai nuovi arrivi. L'Unhcr sta, infatti, ricevendo rapporti allarmanti dalle autorità locali, le quali si rifiutano di registrare i nuovi arrivi, comprese le donne non accompagnate, e negano l'accesso ai servizi pubblici. Molti sfollati sono stati espulsi da edifici pubblici.
Sommato alla generale carenza di risorse, ciò ha prodotto un numero crescente di baraccopoli degradate. La missione delle Nazioni Unite in Iraq (Unami) e il Fondo Mondiale per l'Alimentazione (Wfp) indicano che almeno il 47% degli sfollati non ha accesso ai canali ufficiali di distribuzione del cibo e il numero di iracheni che fuggono nei Paesi confinanti rimane elevato.
Secondo quanto indicano i dati forniti dal governo, circa 1,4 milioni di iracheni si trovano attualmente in Siria, fino a 750mila in Giordania, 80mila in Egitto e circa 200mila nella regione del Golfo. La Siria da sola riceve un minimo di 30mila iracheni al mese. Il riconoscimento dello status di rifugiato, a iracheni nei Paesi che si trovano al di fuori della regione, rimangono bassi, soprattutto in Europa. Per questo l'Agenzia dell'Onu esorta nuovamente i paesi a mantenere le frontiere aperte per le persone bisognose di protezione internazionale.
L'Unhcr sta rapidamente espandendo le sue operazioni e la sua presenza nella regione, ma la portata della crisi è sconcertante. L'Agenzia conta ora 300 operatori, impiegati a tempo pieno, per far fronte all'esodo iracheno. Operano in Siria, Giordania, Libano, Turchia, Ginevra ed Iraq. Dall'inizio dell'anno gli uffici nei Paesi confinanti hanno registrato oltre 130mila rifugiati iracheni. Alla fine di maggio gli operatori avevano intervistato circa 7mila degli iracheni più vulnerabili e inviato le loro cartelle a potenziali Paesi di reinsediamento per ulteriori valutazioni e azioni concrete. Da qui l'appello dell'Unhcr a questi Paesi a prendere rapidamente delle decisioni e a facilitare la partenza degli individui più vulnerabili. Il reinsediamento, tuttavia, costituisce un'opzione praticabile solo per alcuni di questi iracheni. L'obiettivo dell'Agenzia è di rimettere ai governi 20mila casi di reinsediamento nel 2007.
Nella sola Siria i dati riportano che circa 47mila degli 88,447 rifugiati, registrati dall'inizio dell'anno, necessitano di forme speciali di assistenza. Circa un quarto di essi, tra cui anche vittime di tortura, ha bisogno di assistenza legale o di protezione internazionale. Il 19%, poi, versa in gravi condizioni di salute. L'Unhcr ha aperto due centri sociali a Damasco per i più bisognosi e ne aprirà a breve altri due. Ai più vulnerabili vengono forniti cibo e assistenza medica. Inoltre l'agenzia delle Nazioni Unite sta collaborando anche con un numero crescente di organizzazioni locali ed internazionali, attivi nei settori della sanità, dell'istruzione, del counselling e della formazione.
Due operatori internazionali dell'Unhrc lavorano ad Erbil, mentre un terzo arriverà a Baghdad non appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno. Questi operatori internazionali potenziano gli oltre 20 operatori locali presenti in sette località irachene. L'obiettivo è di fornire nel 2007 assistenza di base e alloggi a circa 300mila sfollati interni iracheni. Ciò rappresenta, tuttavia, soltanto una parte delle necessità complessive. I centri legali dell'Unhcr, in 18 governatorati, hanno fornito consulenze a oltre 10.700 sfollati. Per la fine del 2007, l'agenzia ha in programma di fornire assistenza medico-sanitaria, alimentare e individuale di base a 50mila degli iracheni più vulnerabili nei paesi confinanti. [Aise]