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Altre accuse per Raffaele Lombardo

A Catania, al processo ai fratelli Lombardo, la deposizione del maggiore dei carabinieri Lucio Arcidiacono

15 giugno 2012

La deposizione del maggiore dei carabinieri del Ros Lucio Arcidiacono ha caratterizzato l'udienza di ieri del processo per reato elettorale al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e a suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa, che si celebra davanti al Tribunale monocratico di Catania, presieduto da Michele Fichera.
Il governatore era in aula, come fa da diverse sedute. Il procedimento nasce da uno stralcio dell'inchiesta scaturita dalle indagini dell'operazione Iblis dei carabinieri del Ros di Catania su presunti rapporti tra mafia, politica e imprenditoria.

Durante la sua deposizione, l'ufficiale ha parlato di "200 camion di terra che sarebbero stati portati nelle campagne del presidente Lombardo dal costruendo centro commerciale Porte di Catania" e dei lavori eseguiti nella piscina della villa della moglie del governatore. Il maggiore dei carabinieri ha anche parlato dell'attendibilità dei pentiti Gaetano D'Acquino, su rapporti con il Mpa, ed Eugenio Sturiale.
Quest'ultimo nelle scorse udienze aveva parlato di un incontro in un bar con l'autista di Raffaele Lombardo, Nino Zappalà, ricevendo l'invito ad appoggiare il Mpa il giorno della promozione del Catania nel campionato di calcio di Serie A. Secondo l'ufficiale, Zappalà - "in passato denunciato per rapina" - era l'autista del governatore, come lui stesso avrebbe ammesso in un'intervista telefonica a un giornalista, e "un sopralluogo eseguito permette di dire che il luogo dell'incontro è compatibile con la ricostruzione del collaboratore".

Uno dei legali che difendono Lombardo, l'avvocato Guido Ziccone, ha immediatamente replicato: "Nessuno mette in dubbio che l'incontro sia avvenuto. Il problema è che cosa si sono detti, e se quello che è stato riferito da Sturiale ha un minimo di fondamento. Attraverso una serie di ragionamenti, che saranno fatti nel processo, si arriverà alla conclusione che le cose dette dal collaboratore non hanno alcun senso. Ovviamente non è dato che questo sia il convincimento dell'accusa. Per questo bisognerà attendere la sentenza". Per Ziccone "i famosi rapporti che diventano patto non esistono. Non esiste il reato di corruzione elettorale sostenuto dall'accusa".

"Per Lombardo, è stata disposta dal Gip Luigi Barone l'imputazione coatta per concorso esterno all'associazione mafiosa anche per il suo aiuto alla società Safab; oggi nel processo per reato elettorale il maggiore dei Ros Arcidiacono afferma l'esatto contrario: l'avrebbe penalizzata", ha commentato l'altro legale, Alessandro Benedetti. "Secondo il Gip Barone - ha osservato il penalista - il presidente avrebbe comunque in qualche modo aiutato la Safab, per aiutare e avvantaggiare Cosa nostra anche accrescendone il prestigio dinnanzi a imprenditori del Nord. Oggi il maggiore Arcidiacono dice invece l'esatto contrario: il presidente Lombardo, tramite non si sa chi, avrebbe penalizzato, peraltro ingiustamente la Safab, che, secondo lui, forse aveva il diritto di costruire un villaggio per militari Usa, per aiutare un'altra ditta che avrebbe dovuto costruire questo complesso su un altro terreno.Questo è un ribaltamento della ipotesi accusatoria - ha sottolineato l'avvocato Benedetti - in questo processo per reato elettorale si dice una Cosa e nell'altro parallelo per concorso esterno all'associazione mafiosa si dice l'esatto contrario. Quindi noi siamo a giudizio in due processi diversi per i medesimi fatti ma in cui l'ipotesi accusatoria è esattamente contraria. Questi - ha concluso il penalista - sono fatti gravissimi e rilevantissimi che debbono essere portati all'attenzione della magistratura e di tutti".

Anche Lombardo ha parlato: "Mi si contesta di avere favorito l'azienda Safab, e dall'udienza di oggi emerge che l'avrei invece ingiustamente penalizzata: bisogna che si mettano d'accordo...". Parlando dei lavori fatti in una sua campagna e nella piscina della villa della moglie, citati dal maggiore dei carabinieri del Ros Arcidiacono durante la sua deposizione, il governatore ha precisato che "ogni lavoro che ho fatto in campagna da me è stato fatto pagandolo con tanto di fatture, cosi come avremo modo di dimostrare, per ogni impresa, per ogni lavoratore che è venuto da me, fosse un potatore piuttosto che un fornitore di piscina o di cemento armato".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

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15 giugno 2012
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