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Altre vittime del sistema Ue nell'agroalimentare nazionale

Coldiretti parla del grave rischio che corrono il pomodoro siciliano e il miele italiano

14 marzo 2016

Il sistema economico-commerciale dell’Unione europea, continua a minacciare seriamente l’esistenza del nostro agroalimentare, e dopo l’olio d’oliva, le spremute d’arancia e tutti i prodotti made in Italy falsificati, nella lista delle "vittime" spuntano il pomodoro siciliano e il miele nazionale.

"L'Ue uccide il pomodoro siciliano" - L'accordo commerciale tra Unione Europea ed il Marocco "ha provocato l'invasione di pomodori con una crisi senza precedenti della produzione nazionale, che si concentra in Puglia e Sicilia, dove si coltiva il pregiato pomodoro Pachino". È la Coldiretti a lanciare l'allarme sull'attacco ad un prodotto-simbolo della dieta mediterranea Made in Italy "minacciato, come l'olio di oliva, dalle agevolazioni accordate dall'Unione Europea per l'importazione di prodotti che fanno concorrenza sleale - sottolinea l'organizzazione agricola - a quelle nazionali".
L'accordo con il Marocco, continua Coldiretti, "è fortemente contestato dai produttori agricoli perché nel paese africano è permesso l'uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera. Con l'aumento delle importazioni è cresciuto peraltro il rischio di frodi con il pomodoro marocchino venduto come italiano. Il risultato - evidenzia la Coldiretti - è che le quotazioni al produttore agricolo sono praticamente dimezzate rispetto allo scorso anno su valori inferiori ai costi di produzione che sono insostenibili e mettono il futuro della coltivazione in Italia".

Secondo l'Ismea nel mercato di Vittoria in Sicilia i pomodori ciliegini sono stati quotati ad inizio marzo appena 0,58 euro al chilo mentre quelli tondi lisci addirittura 0,35 euro al chilo. La Coldiretti chiede che "la Commissione Europea attivi urgentemente le clausole di salvaguardia previste dall'accordo".
E secondo la stessa Coldiretti sono stati peraltro superati i contingenti di importazione fissati dallo stesso accordo tra Unione Europea e Marocco. L'Italia, conclude la Coldiretti, produce oltre un milione di tonnellate di pomodoro da mensa in pieno campo ed in serra, con la Sicilia leader di settore, ma la superficie coltivata si è ridotta del 13% negli ultimi 15 anni, da oltre 30.000 ettari del 2000 a circa 26.000 nel 2015.

"In Italia, un barattolo di miele su 2 è straniero" - Un barattolo di miele su due in vendita in Italia è stato in realtà prodotto all'estero, per effetto del record nelle importazioni che hanno raggiunto i 23,5 milioni di chili nel 2015 (+11% sull'anno precedente).
Anche questi dati emergono da un'analisi della Coldiretti, su dati Istat, dalla quale si evidenzia che gli arrivi da altri Paesi nel 2015 hanno raggiunto il massimo di sempre e provengono principalmente dall'Ungheria, con 7,4 milioni di chili, seguita dalla Cina con 4,8 milioni di chili, quasi il doppio rispetto allo scorso anno, e poi dalla Spagna con 2,3 milioni di chili.

La produzione in Italia - sottolinea la Coldiretti - ha visto un netto aumento rispetto a un 2014 caratterizzato da un vero e proprio crollo, con quantità stimate per il 2015 che si aggirano sui 23 milioni di chili. "Nonostante la ripresa della produzione Made in Italy - prosegue Coldiretti - c'è tuttavia il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall'estero, spesso di bassa qualità e per questo occorre verificare con attenzione l'origine in etichetta, oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica".
Il miele prodotto sul territorio nazionale - dove peraltro non sono ammesse coltivazioni Ogm - è riconoscibile attraverso l'etichettatura di origine obbligatoria. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi della Ue, l'etichetta deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE". Se invece proviene da Paesi extracomunitari, deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre, se si tratta di un mix, va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE". Le stesse regole tuttavia non valgono se il miele viene usato come ingrediente, come accade nei biscotti o nel torrone, dove la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta. Un danno che va sanato - conclude Coldiretti -, poiché colpisce un settore che conta 50mila apicoltori e un giro d'affari di 70 milioni di euro.

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14 marzo 2016
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