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Altri milioni per il ponte, mentre le ferrovie....

''Treni come quelli che abbiamo in Sicilia non li vorrebbe manco il Congo'', parola di Raffaele Lombardo

26 ottobre 2009

Una aumento di capitale di 900 milioni di euro funzionale alla realizzazione del ponte sullo Stretto. Questo l'aumento di capitale che sarà varato a metà novembre nell'assemblea dei soci della Stretto di Messina Spa, annunciato nei giorni scorsi dal presidente dell'Anas Pietro Ciucci, amministratore delegato della Stretto Spa. Ciucci ha confermato l'avvio dei lavori per il ponte il prossimo 23 dicembre con lo spostamento di un tratto ferroviario lungo un chilometro e mezzo a Cannitello, sul versante calabrese. L'ad della Stretto Spa ha indicato anche che l'ammortamento del costo dell'opera verrà realizzato attraverso il pedaggio in sessanta anni.
L'apertura del ponte al traffico è prevista per l'1 gennaio 2017; sei miliardi il costo totale dell'opera dei quali 2,5 di capitale sociale, 3,5 miliardi a debito. "Il rimborso del costo potrebbe essere inferiore ai sessant'anni previsti, se l'evoluzione del traffico nella zona interessata fosse superiore alle aspettative, come indicato da varie analisi siamo al primo step di un percorso lungo, stiamo procedendo con un approccio parallelo su più fronti, eliminando le interferenze che si presentano sul territorio".

E mentre per il sogno del Ponte sembra avvicinarsi sempre di più un risveglio nella realtà, per l'incubo delle ferrovie siciliane rimane sempre il buio più buio di tutte le oscurità. Sono in molti a pensare che la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina serva a determinare numerosi investimenti nelle infrastrutture pubbliche, sarebbe infatti paradossale per la Sicilia essere una delle sponde di un opera colossale ed essere priva di tutti quei collegamenti necessari affinché il ponte non si trasformi (quando questo sarà costruito) nella proverbiale "cattedrale nel deserto".  Certo è che oggi le Ferrovie siciliane sono qualcosa di veramente vergognoso, sia per quel che riguarda la linea ferrata, sia per quanto riguarda i treni.
"Nemmeno in Africa li vogliono i treni che abbiamo noi! Quella ferraglia, quei vagoni derelitti nemmeno in Congo se li prenderebbero". Questa la dichiarazione, fatta pochi giorni fa al quotidiano 'La Stampa', del presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo. "Che la politica delle Ferrovie, complessivamente intese - ha spiegato il governatore - abbia penalizzato permanentemente la Sicilia, per non parlare del Meridione, è fuori di dubbio".

"Ma come si fa - ha detto Lombardo intervistato dal quotidiano torinese - quando per percorrere i 190 chilometri tra Catania e Palermo ci vogliono più di quattro ore? Questo è il frutto di una politica che si è consolidata nel tempo, da decenni. Prima ha reso impraticabile il servizio ferroviario, poi l'ha puntualmente segato definendolo come ramo secco". "Posso capire che sia difficile fare il doppio binario sull'intera Catania-Messina, dove ci sono gallerie e infrastrutture costose da realizzare - ha continuato Lombardo - Ma la Catania-Palermo, che taglia in due la Sicilia, la si poteva rimettere a posto spendendo una piccola parte di quello che è costata l'Alta Velocità al Nord, che è servita per ridurre di un quarto d'ora il tempo di percorrenza da Roma a Milano". "Tra l'altro - ha detto ancora Lombardo - mi pare che la Regione Sicilia abbia finanziato l'acquisto di una serie di treni moderni per le linee locali, di cui mi dicono non ci sia traccia. Chi lo sa, può darsi che siano rimasti chiusi in officina in attesa di riparazione... Spero che non siano stati destinati altrove". ''Io - ha detto infine il presidente della Regione Siciliana - se potessi arrivare a Roma in tre ore e mezza con una linea ad Alta Velocità, ci penserei due volte prima di prendere l'aereo. Perché i milanesi e i romani possono avere questa competizione aereo-treno, che è un vantaggio per il portafoglio, e noi no?''.

E dopo le dichiarazioni di Lombardo il Codacons mette una "taglia" sui "rapitori di treni" - Le dichiarazioni di Raffaele Lombardo sulla "sparizione di alcuni treni acquistati dalla Sicilia" hanno suscitato non poche perplessità nei consumatori. Come possono dei treni già finanziati sparire senza lasciare traccia? Sulla misteriosa sparizione è deciso ad indagare il segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi: "Lo scherzetto di questa sparizione - ha affermato Tanasi - costa alla Sicilia e ai siciliani fior di soldini. Vogliamo che la cosa passi così in silenzio o cerchiamo seriamente di capire? Il Codacons vuole venirne a capo. Ecco perché abbiamo deciso di mettere una taglia sulle teste dei "rapitori di treni": associazione gratuita a vita ai servizi Codacons per chi darà informazioni utili alla risoluzione di questo mistero".
Provocatorio e ironico come sempre, il Codacons chiede che sia restituito ai siciliani quello che è nel loro diritto avere. [Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Adnkronos/Ing, Codacons.it]

Comitato Pendolari Siciliani
LA POLITICA SICILIANA, IL TRASPORTO E LE INFRASTRUTTURE


Che il nostro sistema ferroviario è antiquato, obsoleto e soprattutto non è in alcun modo compatibile con lo sviluppo della Sicilia, è ormai da anni un fatto concreto. Desidero sottoporre alla politica regionale, ed in modo particolare al Presidente della Regione, On. Raffaele Lombardo, che, se il nostro sistema ferroviario è antiquato, lo è proprio alla scarsa attenzione che la politica regionale ha dedicato all'incentivazione del trasporto e delle infrastrutture ferroviarie siciliane. Non è possibile che si punti l’indice nei confronti dello Stato, di Rete Ferroviaria Italiana e di Trenitalia quando la politica siciliana in materia di trasporto e di infrastrutture, in questi ultimi trent’anni, non ha prodotto nulla per diminuire il gap infrastrutturale fra nord e sud.
Ma le occasioni ci sono state! Vedi i vari progetti del raddoppio Messina-Catania-Siracusa andati persi. Nel 1998 sono stati persi per la progettazione 1100 miliardi delle vecchie lire. Nell’ottobre 2001 con la sottoscrizione in Sicilia dell’Accordo di Programma Quadro tra Regione Siciliana (presidente Cuffaro) e Ministro dei Trasporti (On.Lunardi), venivano finanziati 1970 milioni di euro per il raddoppio della dorsale ionica Messina-Catania-Siracusa per il tratto Fiumefreddo-Giampilieri. Soldi andati persi o perlomeno scomparsi dai contratti di programma, ma fino al 2007 c’erano!
Da oltre quarant’anni si parla di migliorare le principali infrastrutture viarie e ferroviarie siciliane, ma come ogni anno vengono fatti i vari proclami sulle testate dei quotidiani siciliani dandoci il ben servito su opere che la politica, certamente, non vuole portare avanti visti i risultati di un Italia a due o più velocità. L’esigenza di dotare la Regione Siciliana di uno strumento pianificatorio del settore, era stata avvertita dall’Amministrazione regionale già dalla metà degli anni ottanta, quando con legge regionale n. 68 del 14 Giugno 1983 venne sancito che la Regione siciliana avrebbe dovuto dotarsi di un proprio Piano Regionale dei Trasporti. Tenuto conto che la Giunta di Governo regionale ha approvato (delibera n. 322/2002 e delibera n.375/2002 previo parere favorevole della IV Commissione legislativa dell'Assemblea Regionale Siciliana e adottato con D.A. n.237 del 16 dicembre 2002) il nuovo Piano Direttore dei Trasporti ed i quattro Piani Attuativi (aereo-marittimo-stradale-ferroviario) (adottato dall'Assessore Granata il 17.11.2004 con suo Decreto n. 163/Gab. e approvato dalla Giunta di Governo regionale delibera n. 367/2004 con il parere favorevole della IV Commissione parlamentare dell'ARS del 15.09.2004), e che sino ad oggi non ha prodotto nulla o quasi nulla per il miglioramento delle infrastrutture viarie e ferroviarie e per l’incentivazione del trasporto pubblico locale. I siciliani, anch’essi cittadini italiani sono costretti a subire da troppo tempo le conseguenze di questi ritardi infrastrutturali ed è compito dei nostri rappresentanti politici siciliani (comunali, provinciali, regionali e nazionali) rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed economico, così come recita l’art. 3 della Costituzione Italiana.
Non vorremmo che le infrastrutture di cui i Siciliani e la Sicilia si aspettano da quarant’anni, viaggiassero solo sui binari delle varie campagne elettorali. La politica, riconosca il proprio mea culpa, cerchi di recuperare i fondi perduti e si adoperi al completamento urgente delle due dorsali: Ionica (Messina-Catania-Siracusa); Tirrenica (Messina-Palermo) e successivamente alla progettazione della Catania-Palermo, che non è una priorità, viste le due incompiute e a proseguire nella progettazione a medio e lungo termine dello sviluppo socio-economico siciliano.
In considerazione del fatto che nel panorama ferroviario nazionale, la regione Sicilia si trova all’8° posto, dopo Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Veneto, Campania, per la lunghezza complessiva dei binari, ed al 5° posto per le linee ferroviarie in esercizio dopo Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, mentre è al 16° posto con 169 km. (12%) di linea a doppio binario su 1378 km. a seguire Sardegna, Molise, Basilicata e Valle d’Aosta. (dati sulle linee rilevati dal sito di Rete Ferroviaria Italiana aggiornato a gennaio 2009).

Giosuè Malaponti
Coordinatore del Comitato Pendolari Siciliani


INFO
Tel. 3406585906
E-mail:info@comitatopendolari.it
Web: www.comitatopendolari.it

 

 

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26 ottobre 2009
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