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Berlusconi sul caso Calipari: ''Non c'è stato dolo ma colpa''. ''L'amicizia con gli Usa rimane intatta e incrollabile''

06 maggio 2005

Non c'è dolo, ma ciò non esclude la colpa. L'amicizia con gli Usa resta intatta. Non esiste un collegamento tra il caso Calipari e l'impegno militare italiano in Iraq.
In sintesi, sono stati questi i punti della relazione presentata ieri (5 maggio), dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, alla Camera e al Senato, sugli esiti dell'indagine relativa alla morte del dirigente del Sismi, Nicola Calipari, nelle fasi successive alla liberazione della giornalista Giuliana Sgrena in Iraq.
Moltissimi i banchi vuoti, più nel settore di centrodestra che in quello dell'opposizione.

Silvio Berlusconi, sottolineando ''l'imparzialità e la buona fede'' degli inquirenti Usa, non ha minimizzato le differenze tra il rapporto americano e italiano, presentati dopo che gli esiti dell'indagine congiunta italo-americana hanno portato a conclusioni divergenti.
''Dal raffronto fra i due testi - ha dichiarato infatti Berlusconi - emerge in tutta evidenza la misura di una discrepanza, che tocca aspetti tutt'altro che secondari, relativi alla dinamica del fatto, alle regole di ingaggio, al coordinamento con le autorità competenti in Iraq''.
"Per limitarmi ad un aspetto essenziale - ha tenuto a precisare il Presidente - in cui le conclusioni rispettive divergono, un conto è concludere, come hanno fatto gli americani, per l'assenza di responsabilità disciplinari ed un altro è rilevare, come abbiamo fatto noi, e sulla base delle evidenze acquisite, l'assenza di volontarietà.
Non occorre essere degli esperti di diritto penale
per lamentare che l'assenza di dolo, la volontarietà, appunto, non esclude affatto la colpa che è ascrivibile a negligenza, a imprudenza o anche a semplice imperizia: non è affatto questa una differenza di poco conto''.

Secondo Berlusconi ''non abbiamo potuto non rilevare l'irregolarità di una postazione di blocco che è risultata sprovvista di meccanismi di segnalazione che la rendessero chiaramente visibile; una postazione allestita senza istruzioni scritte o comunque precise, il cui funzionamento era, pertanto, affidato alla discrezionalità dell'unità operativa che vi era preposta; una postazione collocata al buio, a breve distanza dall'uscita di una curva, in condizioni certo poco indicate per tutelare la sicurezza tanto dei militari quanto dei conducenti dei veicoli civili in avvicinamento''.

Quali conclusioni dunque?
''Posto che imparzialità e buona fede degli inquirenti statunitensi non possono essere messe in discussione - ha tirato le somme il Premier - non possiamo che rispettarne le conclusioni, rilevando che non coincidono con le nostre''.
Da questo punto di vista, Berlusconi non ha potuto fare a meno di rilevare la presenza nel rapporto Usa di una serie di ''raccomandazioni'' che "si soffermano diffusamente sulla necessità di rivedere a fondo segnaletica, regole di ingaggio e procedure post-incidenti per prevenire il ripetersi di errori che, nella circostanza, anche gli inquirenti americani non hanno potuto fare a meno di rilevare. Se tu cambi le regole, vuol dire che riconosci implicitamente che le regole di prima non andavano bene".
Quindi secondo Berlusconi:''sarebbe falso affermare che l'inchiesta congiunta sia rimasta del tutto priva di esiti''.
Quindi, si potrebbe pensare che anche per il premier il caso Calipari sia da considerare chiuso.

''L'esito di questa inchiesta - ha proseguito Berlusconi - non ha nulla a che vedere con la qualità dei nostri rapporti con gli Stati Uniti. L'amicizia degli Stati Uniti verso l'Italia è fuori discussione. Ne hanno dato testimonianza a più riprese le massime autorità degli Stati Uniti, dal Presidente Bush al Segretario Rice che, sin dai momenti immediatamente successivi alla tragica scomparsa del dottor Calipari, hanno tenuto ad esprimere il loro più profondo dolore e il loro più profondo rammarico per l'accaduto". E "rimane altrettanto fuori discussione l'amicizia e la lealtà del Governo italiano e dell'Italia verso gli Stati Uniti''.

Quella tra Italia e Stati Uniti, secondo il premier, è infatti ''un'alleanza che poggia su fondamenta incrollabili'', quali ''i principi comuni di democrazia e di libertà'', che ''siamo ora impegnati a consolidare ogni giorno, lavorando fianco a fianco dei nostri amici americani, contro la minaccia del totalitarismo del nuovo millennio, quella del terrorismo fondamentalista, che ha svelato il suo volto più crudo e spietato in quella tragica mattina dell'11 settembre 2001''.
Alleanza incrollabile per la quale Berlusconi ha anche confermato l'impegno militare dell'Italia in Iraq.''Non abbiamo alcuna intenzione - ha infatti affermato - di stabilire alcun nesso tra la valutazione della vicenda in cui ha perso la vita il nostro funzionario ed il ruolo del nostro Paese in Iraq''.
''L'Italia - ha detto Berlusconi - è presente in Iraq in adempimento ad una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU''. ''Non c'è quindi alcun motivo - secondo il Presidente del Consiglio - di pronunciare oggi un tutti a casa che suonerebbe ancora una volta tanto irresponsabile quanto incomprensibile''.

''Oggi come ieri, direi oggi più di ieri - ha concluso Silvio Berlusconi - riteniamo sia doveroso perseverare nell'opera che abbiamo intrapreso per aiutare l'Iraq e il Medio Oriente a costruire un futuro di democrazia e di pace. L'impegno concorde, al di là delle legittime differenti opinioni, l'impegno di tutti per la realizzazione di questo sogno, un progetto ambizioso, ripeto, non un'utopia, sarebbe l'omaggio migliore e più degno al sacrificio di Nicola Calipari e degli altri nostri connazionali che a questo progetto ambizioso hanno offerto la loro vita''.

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06 maggio 2005
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