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Amici sì, ma sino a un certo punto

Tolleranza zero di Tripoli contro le imbarcazioni italiane sorprese nelle acque territoriali libiche

10 agosto 2009

Amici sì, sicuramente cooperanti, ma sino a un certo punto. Dopo che l'Italia di Berlusconi si è scusata con Tripoli per il colonialismo e dopo la visita trionfale di Gheddafi a Roma, la Libia (tanto per contraccambiare) non ha alcuna intenzione di accettare i pescherecci italiani nelle proprie acque territoriali. Come riferito nei giorni scorsi con un comunicato dell'ambasciata libica a Roma, le barche sorprese nelle acque territoriali libiche subiranno, "senza eccezioni", pesanti sanzioni come il sequestro di "tutte le attrezzature e del pescato" e il "pagamento di sanzioni pecuniarie che potrebbero raggiungere il valore dello stesso peschereccio". Insomma, toni che non evocano esattamente amicizia e cooperazione.
La decisione, adottata - si precisa - nonostante le "eccellenti relazioni" tra i due paesi "rafforzate dal Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione" dell'agosto 2008, segue una serie di violazioni contestate a imbarcazioni italiane, di cui "l'ultimo caso è quello relativo ai due Motopescherecci di Mazara del Vallo 'Monastir' 'Tulipano', fermati il 22 luglio e rilasciati il 4 agosto". "L'Ufficio popolare desidera rendere noto agli operatori italiani del settore e delle relative associazione di categoria l'evidente carattere eccezionale delle procedure umanitaristiche con cui la Gran Giamahiria ha gestito la questione negli anni passati", ha aggiunto l'ambasciata.

Un appello al "dialogo" e alla "cooperazione" è stato lanciato da Giovanni Tumbiolo, presidente del Cosvap, Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo. Il responsabile dell'organizzazione ha sottolineato che "da un anno sul tavolo delle diplomazie dei due paesi c'è già un protocollo che riguarda la cooperazione scientifica e produttiva nel settore della pesca". "La questione delle zone protette e di riposo biologico - ha spiegato Tumbiolo - non può essere risolta in modo unilaterale o con una dichiarazione di guerra".

Della vicenda si è subito fatto carico lo stesso premier Berlusconi: "Il problema è grave, lo affronterò con Gheddafi nel corso di un incontro in Libia il 30 agosto" ha assicurato dopo avere appreso che le autorità libiche avrebbero avvertito i marinai del Monastir e del Tulipano che per gli equipaggi dei motopesca sorpresi nelle acque territoriali scatterà l'arresto. Il presidente del Consiglio ha espresso le sue valutazioni nel corso di una telefonata del 6 agosto con i marinai delle due imbarcazioni, riferita dal deputato regionale del Pdl Toni Scilla che è anche presidente della Confederazione imprese pesca di Mazara del Vallo. "Il governo italiano si impegnerà per risolvere il problema - ha detto Berlusconi -. Quella delle 72 miglia è una rivendicazione che gli Stati africani fanno. Il problema non è solo con la Libia ma con altri Paesi costieri che rivendicano quella zona come protetta e considerano il pescato loro patrimonio. Vi farò avere notizie su questa trattativa". "Per quanto riguarda la questione delle acque territoriali - ha aggiunto Berlusconi - ho in previsione un incontro con Gheddafi in Libia il prossimo 30 agosto; parleremo anche del problema che tocca i pescatori di Mazara del Vallo, ma devo anche ringraziare il colonnello Gheddafi per essersi adoperato per la liberazione dei due pescherecci mazaresi".

Secondo il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, "la Libia ha voluto dare all'Italia un segnale". Nei giorni scorsi Frattini ha spiegato al gr Rai, che alcuni pescherecci che erano sconfinati in acque territoriali libiche, "sono stati rilasciati senza pagare sanzioni. E' ovvio - ha detto ancora il titolare della Farnesina - che la Libia voglia però richiamare al fatto che le regole debbano essere rispettate, come noi pretendiamo in Italia che rispettino le nostre. Non è assolutamente un segnale di inasprimento".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]

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10 agosto 2009
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