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Ammalati dalla precarietà

Lavorare fa ma le alla salute? Sì per chi ha non ha un lavoro fisso

16 settembre 2008

Lavorare fa male alla salute? Sembra di sì, almeno se si tratta di un impiego temporaneo o part-time, con uno stipendio magro e tanta incertezza per il futuro. In barba al trionfo della flessibilità, sembra infatti che poter contare sul famigerato posto fisso sia una sorta di 'elisir' per la salute dei lavoratori, almeno secondo un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità sui determinanti della salute.

Stando allo studio, diretto da Carles Muntaner del Centre for Addiction and Mental Health canadese, centro collaboratore OMS affiliato all'Università di Toronto, le condizioni di lavoro hanno un profondo impatto sulla salute di una persona. I ricercatori hanno stabilito che la salute mentale è insidiata, in particolare, dagli impieghi precari, come ad esempio contratti a tempo, ma anche dal lavoro part-time, con salari bassi e senza benefit. Quando questi dipendenti vengono confrontati con colleghi che lavorano a tempo pieno e godono dei tanto agognati benefit, le differenze saltano agli occhi. I primi, infatti, sperimentano "significativi effetti avversi", che colpiscono sia la salute fisica che quella mentale. Gli scienziati hanno anche scoperto che lo stress sul lavoro è associato a un aumento del 50% dei rischi di coronaropatie e cardiopatie. Non solo. Ci sono "forti evidenze" a sostegno del fatto che impieghi caratterizzati da elevate richieste, poco controllo e in cui all'impegno non corrisponde un adeguato compenso rappresentino fattori di rischio per problemi fisici o mentali: dalla depressione ai disordini d'ansia, all'uso di sostanze stupefacenti.

Tutti problemi che, nota Muntaner, stanno affrontando numerosi Paesi ricchi e non solo il Canada, esaminato nella ricerca. Il punto è che, sostiene lo studioso, c'è "una maggior tolleranza rispetto alle iniquità di questo tipo" in Paesi come la Gran Bretagna, gli Usa, l'Australia e la Nuova Zelanda, rispetto ad altri come la Svezia e la Danimarca. "L'accesso alle strutture sanitarie non è l'unico determinante di salute di una comunità - spiega Muntaner - tutti gli aspetti del nostro stile di vita, incluso il modo in cui lavoriamo, sono intrinsecamente legati al nostro benessere e alla nostra qualità della vita, nonché alla durata della vita stessa - evidenzia lo studioso - Di fronte a un mercato del lavoro in forte trasformazione, dobbiamo comprendere e migliorare la relazione tra salute e lavoro".

Nel rapporto, intitolato 'Closing the Gap in a Generation', sono evidenziate le raccomandazioni chiave per lavorare 'in salute'. Fra queste, migliorare le condizioni di impiego e di lavoro delle persone. La ricerca dell'Oms arriva al termine di tre anni di studi da parte di un team di politici, accademici, ex capi di stato ed ex ministri della Sanità, che si sono impegnati nell'indagine sulle differenze di tipo ambientale che possono influire sulla salute dei cittadini: dal luogo di nascita, a quello in cui si vive, al lavoro, all'età. [Adnkronos Salute]

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16 settembre 2008
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