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Amnesty condanna la cooperazione Libia-Ue

La cooperazione per contrastare il flusso di migranti africani verso l'Europa viola i diritti umani

14 dicembre 2010

E' di un morto e nove feriti lievi il bilancio dello sbarco di 29 immigrati clandestini avvenuto questa mattina a Gagliano del Capo, nel basso Salento in Puglia. Gli altri 19 stranieri sono in buone condizioni di salute. Gli immigrati, che erano su un gommone, sono stati fatti scendere in acqua dagli scafisti, in una zona a ridosso della costa. Hanno dovuto quindi raggiungere la scogliera, nonostante le pessime condizioni del mare e la temperatura rigida. Mentre nuotava un immigrato è stato scagliato contro gli scogli dalle onde ed è morto. Altri nove suoi compagni di viaggio hanno invece subito lievi ferite e sono stati condotti in ambulanza nell'ospedale di Tricase.
Dello sbarco si sono accorte pattuglie di polizia e carabinieri dopo aver visto per strada, bagnati ed infreddoliti, gli immigrati, 19 dei quali sono stati portati nel centro di prima accoglienza di Otranto.

Uno sbarco tragico nel giorno in cui Amnesty International ha condannato la cooperazione tra Libia e Unione europea per contrastare il flusso di migranti africani che cercano di raggiungere l'Europa. Amnesty ha sottolineato come "migranti, profughi e richiedenti asilo che fuggono da persecuzioni e guerre rischiano la tortura e una detenzione illimitata durante la loro traversata in Libia". "La tortura e altri abusi verso profughi, richiedenti asilo e migranti sono sistematici in Libia - denuncia Amnesty in un rapporto diffuso proprio oggi - nonostante questo, a ottobre, la Commissione europea ha sottoscritto un'agenda di cooperazione con le autorità libiche sulla 'gestione dei flussi migratori' e sul 'controllo delle frontiere' fino al 2013, per la quale l'Ue verserà alla Libia 50 milioni di euro".
"L'Ue e i suoi Stati membri non devono chiudere gli occhi davanti alle continue violazioni dei diritti umani commesse in Libia, mentre trattano con la Libia per arginare il flusso di persone che arrivano in Europa dall'Africa del nord", afferma Malcolm Smart, direttore di Amnesty per il Medio Oriente e l'Africa settentrionale. "In Libia, gli stranieri, inclusi rifugiati, richiedenti asilo e migranti sono particolarmente vulnerabili e vivono nella paura costante di essere arrestati e detenuti per lunghi periodi, torturati o sottoposti ad altri abusi - denuncia Smart - inoltre, molti temono di essere rispediti nei loro Paesi di origine, senza tenere in considerazione il rischio reale che finiscano vittime di persecuzione".
"E' meglio morire in mare che tornare in Libia", ha detto ad Amnesty una donna somala sbarcata a Malta nel luglio 2010. Stando a quanto riferito dalle autorità libiche, sono oltre tre milioni "i migranti irregolari" presenti nel Paese; Tripoli nega siano profughi. Profughi e richiedenti asilo non sanno neanche a chi rivolgersi per chiedere aiuto, aggiunge Amnesty, ricordando che la Libia non ha sottoscritto la Convenzione Onu sui rifugiati del 1951 e non ha un sistema di asilo. Lo scorso giugno, inoltre, le autorità di Tripoli hanno ordinato all'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) di sospendere le sue attività nel Paese.

A fine novembre durante il vertice Ue-Africa, il leader libico Muammar Gheddafi era tornato a chiedere all'Unione europea 5 miliardi di euro per "fermare" i clandestini altrimenti "un altro Continente si riverserà in Europa". "Per fermare l'immigrazione clandestina - ha detto Gheddafi - occorre fare qualcosa di consistente altrimenti un altro Continente si riverserà in Europa. Se l'Europa ci darà 5 miliardi di euro la Libia potrà" arginare i flussi, ha detto il colonnello ribadendo la richiesta avanzata in agosto a Roma.
L'unico paese che in quella occasione Gheddafi ha "salvato" - in omaggio al rapporto preferenziale creato con Berlusconi - è l'Italia: "L'unico Paese che collabora con noi. E' un Paese civile che si è riscattato dal suo passato coloniale".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Apcom]

 

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14 dicembre 2010
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