Amour
Il nuovo film di Michael Haneke è tutto ciò che ci si sarebbe potuti aspettare da lui e qualcosa di più
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AMOUR
di Michael Haneke
La relazione di una coppia di insegnanti di musica in pensione, Georges e Anne, viene messa a dura prova dalle dolorose conseguenze di un ictus invalidante che colpisce Anne. La sua paralisi ridefinirà completamente i rapporti anche con la figlia musicista e col resto della famiglia...
Anno 2012
Nazione Francia, Germania, Austria
Produzione Les Films du Losange, X-Filme Creative Pool, Wega Film, in coproduzione con France 3 Cinéma, ARD Degeto, Bayrischer Rundfunk, Westdeutscher Rundfunk Con la partecipazione di France Télévision, Canal +, Ciné +, Orf Film/Fernseh-Abkommen
Distribuzione Teodora Film e Spazio Cinema
Durata 127'
Regia e Sceneggiatura Michael Haneke
Con Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert, Alexandre Tharaud, William Shimell
Musiche Brani (interpretati al pianoforte da Alexandre Tharaud): "Impromptu opus 90 - n°1" e "Impromptu opus 90 - n°3" di Franz Schubert; "Bagatelle opus 126 - n°2" di Ludwig van Beethoven; Prélude Choral "Ich ruf zu Dir, Herr Jesu Christ" di Johann Sebastian Bach/Ferruccio Busoni.
Genere Drammatico
In collaborazione con Filmtrailer.com
La critica
"L’85enne Emmanuelle Riva di Kapò e Hiroshima mon amour e l’82enne Trintignant sono gli artefici di questo grande risultato che ha commosso la giuria di Cannes capeggiata da Nanni Moretti convincendola a onorarlo lo scorso maggio con la Palma d’oro. I due interpreti, e con loro l’ambientazione - l’appartamento parigino dell’anziana coppia - e naturalmente la mano registica dell’austriaco Michael Haneke. Temerario, oggi quasi solitario sostenitore di un onere che quasi nessuno vuole caricarsi: fare un cinema pesante.
La malattia della donna introduce un trauma nell’affiatata convivenza dei due uniti dalla passione per la musica, ma al contempo conferma nella semplicità che non richiede parole il destino di due che si amano e rispettano le rispettive dignità. Sottili intermezzi al comparire della figlia Isabelle Huppert a sua volta musicista, tesa e a disagio, incapace di partecipare a quanto sta accadendo. Una di quelle sfide all’essenza del cinema, come comprensibilmente quasi tutti la intendono, che conferma quanto il cinema possa essere grande e scavare in profondità nell’animo umano."
Paolo D'Agostini, "la Repubblica"
"Ormai da giorni, pronostici e cinefili, senza aver visto il film, avevano deciso: la Palma d’oro anche questa volta se la prende Michael Haneke, che già l’ha vinta nel 2009 con il potente Nastro bianco e comunque, qualunque film lui faccia, (Funny Games, La pianista, Cachè, Codice sconosciuto) riesce sempre ad attirare premi su premi da tutto il mondo. D’altra parte è impossibile difendersi dalla fascinazione assoluta e intimidente dei crudeli film del settantenne barbuto autore austriaco; e anche questa volta Amour, in concorso, titolo che dato a una sua opera diventa inquietante, ha tutto per impietrire la giuria, e come sempre coi suoi film, a metterla in uno stato di tale inquietudine, da convincerla ad esorcizzarlo con un premio più o meno massimo. Ma poi, a parte la solenne, potente sobrietà registica di Haneke, come si fa, nel festival di massimo prestigio, osare mettere da parte l’asperità, la crudeltà, la verità della devastante storia di un lungo amore che la vecchiaia e la malattia deteriorano sino alla morte? E soprattutto, come si potrebbe far finta di niente quando i due vecchi protagonisti, Emmanuelle Riva e Jean-Louis Trintignant, rappresentano la storia del grande cinema del passato, e solo il genio del regista li ha convinti a tornare sullo schermo, segnati dal tempo e dai dolori della vita, quello schermo che hanno illuminato per anni con la loro elegante giovinezza, il loro fascino intelligente?
In una bella grande vecchia casa parigina piena di libri (tutto il film si svolge tra quelle mura) gli ottantenni George e Anne, insegnanti di musica in pensione, vivono le giornate armoniose di chi ha vissuto sempre insieme amandosi e capendosi, e che adesso serenamente invecchia tra concerti, letture e i lavori domestici equamente divisi. Ma Anne è colpita da un ictus, torna dall’ospedale in carrozzella, la parte sinistra del suo corpo paralizzata: per la coppia, la vita cambia, quella di Anne, che vorrebbe malgrado tutto vivere come prima, è destinata a deteriorarsi. George affronta con l’amore di sempre la nuova quotidianità desolata della malattia di Anne, che assiste nelle azioni più intime e sgradevoli, allontanando le infermiere che lui sente disumane, accollandosi tutta l’assistenza con una specie di gelosia, tenendo lontana anche la figlia Eva (Isabelle Huppert) come se il suo aiuto potesse essere inopportuno, si insinuasse in quella disperazione che adesso è il loro legame, che appartiene solo a loro due: è lui a cambiarla, a prepararle le pappe, ad accarezzarle le mani per confortarla, a raccontarle storie, anche quando ormai lei non riesce più ad essere coerente, e grida la sua sofferenza, prigioniera del suo corpo immobile.
Il suo modo di chiedere a lui l’ultimo gesto d’amore, di aiutarla perché il calvario finisca, è rifiutare l’acqua che dolcemente lui cerca di insinuarle tra le labbra ostinatamente serrate, mentre muta, con lo sguardo indurito, lo fissa perché lui capisca. Ci vuole molto coraggio, e anche molta intelligenza, perché due attori Jean-Louis Trintignant, 81 anni, e Emmanuelle Riva, 85 anni, in ottima salute, accettino di interpretare gli orrori di una vecchiaia tragica purtroppo non rara (…)"
Natalia Aspesi, "la Repubblica"
"Girato con grande intensità, e con una tenerezza non comune, "Amour" è una dichiarazione doppiamente potente sulla capacità dell'uomo di trovare la dignità e la sensibilità quando si confronta con l'inevitabile crudeltà della natura."
Peter Debruge, "Variety"
"Il nuovo film di Michael Haneke in concorso a Cannes è tutto ciò che ci si sarebbe potuti aspettare da lui e qualcosa di più: emozionante dramma di intimità, terribile e intransigente e di straordinaria intelligenza."
Peter Bradshaw, "The Guardian"
"Si eleva Amour, il tredicesimo film di Haneke (…) Georges (Jean Louis Trintignant) e Anne ( Emmanuelle Riva). Si incamminano verso una vecchiaia serena, nonostante qualche reciproca ruvidità, quando una prima paralisi e poi una seconda tolgono mobilità e fin quasi la parola alla donna. Inizia così una specie di calvario che lo spettatore sa già come finirà ( ce l’ha mostrato la prima scena) e che Haneke racconta con il suo “tipico”occhio da entomologo dell’umanità. I momenti più illuminanti (per le perdite di controllo della donna sul proprio corpo) si intrecciano alle prove più strazianti d’amore e di disponibilità (da parte dell’uomo). Haneke le filma senza compiacimento ma anche senza nascondere niente, ottenendo dai suoi due protagonisti un’eccezionale prova di mimetismo interpretativo."
Paolo Mereghetti, "Il Corriere della Sera"
"L’amore fino alla morte. Superando l’insulto della malattia che trasforma l’essere umano in un grumo inerte di dolore. Il giorno di Amour , l’ultima opera del premiatissimo Michael Haneke, in concorso ieri al Festival, è soprattutto il giorno di Enmanuelle Riva e di Jean Louis Trintignant, interpreti straordinari di una storia ordinaria e quotidiana, spietata come può essere la vita. Colti, eleganti, innamorati fino all’ultimo l’uno dell’altra, Georges e Anne dividono la vita nel caldo appartamento che li ha visti da sempre felici. Un giorno Anne ha un ictus, metà del suo corpo resta paralizzato, vivere diventa una maledizione, nonostante le cure affettuose di Georges, nonostante l’affetto della figlia Eva, interpretata da Isabelle Huppert (…)"
Fulvia Caprara, "La Stampa"
"Il momento più difficile della vita, che naturalmente è la fine, in un film che tiene fede per due ore filate al suo titolo: Amour. E senza effetti di stile, ma con un linguaggio sorvegliatissimo che esalta la prova magnifica dei protagonisti. Senza ricorrere a medici, letti d’ospedale, flebo, cateteri e altri elementi ricattatori, immancabili nella pornografia del dolore oggi dilagante. Anzi senza mai unscire dal vasto appartamento parigino in cui vivono gli anziani musicisti Emmanuelle Riva e Jean Louis Trintignant. Se non nel prologo, un concerto visto dal palco unica concessione al mondo esterno insieme a qualche giornale, alle visite della figlia (Isabelle Huppert) o di un ex allievo diventato famoso concertista, e a un piccione bizzarro che si ostina a entrare dalla finestra (…) Haneke coglie la bellezza e la tenerezza nei momenti più imprevisti (…)"
Fabio Ferzetti, "Il Messaggero"
"Amour è un film di Michael Haneke, quindi non è una passeggiata di salute. E’ un viaggio nell’attesa, oseremo dire nella necessità della morte. Haneke ci dice come va a finire già nella prima inquadratura: i pompieri sfondano la porta di un appartamento parigino e trovano Emmanuelle Riva, morta sul letto, composta in un abito giovanile e circondata da fiori. Il film è la storia di come Trintignnt, suo marito, l’ha uccisa per risparmiarle un’agonia intollerabile. Ma non pensate a un saggio sociologico sul tema dell’eutanasia (…) Trintignant e Riva sono chiusi in un amore totalizzante, che non vuole né tollera aiuti ed intrusioni. Il dolore fisico e la malattia sono intoppi che possono essere sconfitti solo morendo insieme. Haneke è un cineasta sadico. I suoi film sono strutturati come torture psicologiche. Anche Amour è così. Dobbiamo soffrire insieme con quei due magnifici attori, perché solo in questo modo potremo condividere il loro destino."
Alberto Crespi, "l'Unità"
Palma d’Oro al 65/mo Festival di Cannes (2012).