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Anche a Gela è la Giornata mondiale dell’Ambiente....

Niente da festeggiare oggi per la città del petrolchimico, nuovamente offesa dall'inquinamento

05 giugno 2013

Oggi è la Giornata mondiale dell’Ambiente. Noi, però, qui non parleremo di questa festività proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel lontano 1972 (se volete potete documentarvi qui http://www.unep.org/wed/) ma di ciò che è successo ieri all’ambiente siciliano...
Una consistente perdita di petrolio da una tubazione dell'impianto Topping, nella raffineria Eni di Gela, ha fatto scattare ieri mattina l'emergenza ambientale. Il greggio, riversatosi sul canale di scarico dell'acqua marina usata per il raffreddamento di talune apparecchiature della fabbrica, ha raggiunto la foce del fiume Gela. Si teme che una colata di poltiglia nera rischi così di inquinare il mare e la spiaggia a est della città.
La Capitaneria di porto ha mobilitato le imbarcazioni antinquinamento che hanno disteso le panne galleggianti per impedire al petrolio di espandersi nelle acque attorno alla foce del fiume e, con le idrovore hanno cominciato il recupero a bordo dei natanti appositamente attrezzati.
Una parte di greggio però era stata già trascinata dalla corrente prima che intervenissero i mezzi per la bonifica e si cerca di eliminarla. Mobilitate le squadre della sicurezza aziendale. All'interno dell'impianto Topping, operai e tecnici della manutenzione hanno bloccato la perdita. Un'indagine è stata avviata dalla direzione aziendale per appurare la causa dell’incidente. La procura della Repubblica del tribunale di Gela, informata dell'episodio, ha aperto un'inchiesta e posto sotto sequestro l’impianto.

Questa mattina sono ripresi sul mare di Gela i voli di perlustrazione dell'Atr 42 della Guardia costiera alla ricerca di eventuali macchie di idrocarburi in superficie e sulla riva, dopo le operazioni di bonifica effettuate per recuperare il petrolio fuoruscito dall'impianto "Topping 1".
Campioni d'acqua e di sabbia sono stati prelevati e sottoposti ad analisi di laboratorio, per accertare la presenza di elementi inquinanti. Prosegue, intanto, la bonifica dell'alveo nel tratto terminale del fiume Gela, fino alla foce, che è stato investito dalla massa di greggio in emulsione con acqua mare proveniente dallo scambiatore in avaria dell'impianto di distillazione primaria del petrolio.

Le indagini, avviate dalla direzione aziendale e dalla Capitaneria di porto, hanno permesso di accertare una serie di concause all'origine del disservizio. La Procura riferisce dell'avvenuta "rottura di uno scambiatore di calore asservito all'impianto" con conseguente "fuoriuscita dell'emulsione (misto di acqua e greggio) dallo scarico". A questo si sarebbe aggiunto "il mancato funzionamento della valvola di sicurezza destinata ad impedire la fuoriuscita dell'emulsione stessa, nonché il difetto, nel loro complesso, delle manovre di sicurezza. Solo il fermo totale dell'impianto, avvenuto a distanza di circa un'ora dal verificarsi del problema - scrive il magistrato - ha posto fine allo sversamento". Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Gela, Lucia Lotti, inoltre ha reso noto che "in relazione ai fatti di inquinamento delle acque e dell'habitat del fiume, si procede per i reati previsti dal codice dell'ambiente, nonché per danneggiamento aggravato e disastro innominato colposo". Nel registro degli indagati, come atto dovuto, sono stati iscritti la società "Raffineria di Gela Spa" e il "responsabile di settore", in attesa di meglio accertare eventuali ulteriori responsabilità personali e amministrative.

Il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta ha immediatamente convocato i vertici dell'Eni a Palermo. "L'ennesimo episodio di sversamento a mare di petrolio proveniente dalla raffineria di Gela, all'indomani di una giunta di governo che proprio a Gela ha stabilito di potenziare nelle aree industriali siciliane le strutture di prevenzione sanitaria e cura sulle malattie tipiche dell'industrializzazione, obbliga il governo della Regione ad elevare il livello di soglia dei controlli da effettuare in quei siti". "Ritengo - ha aggiunto il governatore - che in questi siti bisogna organizzare in loco task force specifiche composte da Arpa, Genio civile, Asp e uffici ambientali delle province, per esercitare un'azione continua e costante di controllo. Da tempo, per Gela, sono state concesse le autorizzazioni ambientali, regionali e nazionali, necessarie per rafforzare la sicurezza degli impianti. L'Eni ha sempre assicurato che tali investimenti sarebbero stati realizzati al più presto possibile, mentre non si riesce ad avere un crono programma preciso. I gruppi industriali petroliferi - ha detto ancora il Presidente - dovrebbero cominciare a dirci con chiarezza cosa intendono fare rispetto a impianti che hanno bisogno di tanti investimenti e manutenzioni straordinarie, per renderli compatibili con il rispetto dell'ambiente e la sicurezza e la salute dei cittadini".
"Convocherò - ha concluso Crocetta - immediatamente l'Eni, l'Asp, l'Arpa, l'assessorato alla Salute e al Territorio e Ambiente per giovedì prossimo (quindi domani, ndr), per approfondire le ragioni di questo ennesimo incidente ambientale, su quali investimenti immediati intende promuovere la raffineria per risolvere la situazione in maniera definitiva".

Gli ambientalisti: "Compagnie senza scrupoli" - La perdita di petrolio in mare dalla raffineria di Gela, "è l'ennesima dimostrazione che l'utilizzo del petrolio non è una pratica sicura così come vogliono farci credere l'Eni e le altre compagnie petrolifere che operano nel nostro Paese". Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia, attacca senza mezzi termini. "La zona di Gela già fortemente provata da cinquant'anni di attività della raffineria, si trova ancora una volta a affrontare una seria minaccia ambientale. Ma non sembra che questo scoraggi i nuovi progetti della compagnia di espandere l'estrazione di idrocarburi al largo di queste coste. E' ora di fare delle scelte precise per la tutela del mare e delle comunità locali che da esso dipendono, e di puntare su fonti di energia pulite. E' responsabilità delle Regioni tutelare il proprio territorio di fronte agli interessi senza scrupoli delle compagnie petrolifere".

Molto critica anche Legambiente: "Desideriamo richiamare tutti, ministero dell'Ambiente, Regione, Arpa, Asp, Comune, Provincia e l'azienda Eni, alle proprie responsabilità. Se sembra banale dire che questo è l'ennesimo incidente che determina a Gela il grave inquinamento del fiume e del mare, non è però superfluo ricordare che già nel 2003 avemmo a denunciare un avvenimento quasi identico e che nel 2008 la Magistratura pose sotto sequestro i serbatoi colabrodo. Condividiamo con il presidente Crocetta l'opinione che bisogna organizzare in loco task force specifiche composte da Arpa, Genio civile, Asp e uffici ambientali delle province, per esercitare un'azione continua e costante di controllo. Da tempo, per Gela, sono state concesse le autorizzazioni ambientali, regionali e nazionali, necessarie per rafforzare la sicurezza degli impianti".
Intanto, il Codacons sta valutando la fattibilità di una class action volta a far ottenere un risarcimento agli abitanti di Gela, per il danno ambientale subito e i rischi sanitari cui sono stati esposti.

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05 giugno 2013
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