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Anche a Palermo vogliono i soldi di Andrea Vecchio

Danneggiato il cantiere palermitano dell'imprenditore simbolo della lotta al racket

04 agosto 2008

Dopo quelli catanesi sembra che anche i criminali palermitani vogliano soldi dall'imprenditore Andrea Vecchio, 68 anni, presidente catanese dell'Associazione nazionale costruttori edili, che venerdì scorso ha subito nel cantiere palermitano della sua "Cosedil" il danneggiamento di un bobcat dopo che i criminali hanno tentato di incendiargli un escavatore. Il mezzo, cui sono stati spaccati i finestrini, appartiene ad una ditta di movimento terra cui il costruttore ha dato un subappalto.
La Cosedil sta realizzando uno spazio espositivo per un rivenditore di motocicli in viale Regione siciliana e all'interno del cantiere lavorano anche altre imprese subappaltatrici.

Andrea Vecchio nella sua carriera ha subìto una serie interminabile di estorsioni nel capoluogo etneo e attentati culminati nell'agosto 2007 in quattro intimidazioni avvenute nel giro di pochi giorni. Denunciò gli estortori ed è diventato uno dei simboli dell'imprenditoria che si ribella al pizzo facendo intervenire anche la Confindustria che ha stilato nuove norme per i propri aderenti: denunciare gli estortori o essere espulsi. Vecchio, che dopo gli attentati e aver denunciato le estorsioni (due indagati sono stati arrestati e sono a giudizio) a Catania vive sotto tutela, dice di "non aver ricevuto richieste estorsive nel capoluogo siciliano". "Ho parlato col questore - ha aggiunto - che mi ha dimostrato la massima attenzione. Io comunque non ho cambiato idea. Non pago e non pagherò mai il pizzo. Verrò presto a Palermo per capire cosa stia accadendo".

Le indagini sono condotte dalla squadra mobile palermitana e per ora gli investigatori non escludono nulla anche se la pista privilegiata è quella di un segnale intimidatorio del racket delle estorsioni. Da valutare se è stato preso di mira Andrea Vecchio o la ditta che da lui ha ottenuto il subappalto.
Addiopizzo Catania ha puntualmente manifestato la "propria vicinanza all'imprenditore e ai dipendenti della Cosedil". "Siamo certi - dice una nota - che il vile atto di arroganza sarà ben presto punito e che non basterà un danneggiamento a frenare il processo di cambiamento culturale nei confronti della criminalità organizzata di stampo mafioso". [ANSA]

 

 

 

 

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04 agosto 2008
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