Anche Confcommercio si "arma" contro il pizzo
La Confederazione siciliana per il commercio ha approvato all'unanimità un 'codice etico' che impone la denuncia del racket
Anche Confcommercio ha varato in Sicilia un 'codice etico' che impone di denunciare episodi di estorsione. Solo chi lo sottoscrive potrà ricoprire cariche dirigenziali o stare ai vertici dell'associazione di categoria che conta 80 mila iscritti nell'isola.
Il codice etico, approvato all'unanimità dal consiglio regionale della confederazione siciliana, è stato presentato nei giorni scorsi a Palermo, nella sede della Camera di Commercio, dal Presidente di Confcommercio Sicilia Pietro Agen, dal responsabile nazionale della commissione legalità, Luca Squeri, dal suo vice Rosanna Montalto e dal responsabile dell'associazione antiracket Confcommercio Catania, Claudio Rosicato.
Il riferimento esplicito a reati come l'usura, estorsione o turbativa d'asta viene inserito per la prima volta nel decalogo e diverrà un modello anche per Confcommercio nazionale, così come la previsione che per ricoprire cariche elettive o nominali debba essere sottoscritto.
Una decisione arrivata anche sulla spinta del procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso, ha detto il Presidente di Confcommercio Sicilia Pietro Agen: "Oltre all'espulsione e alla sospensione degli associati -ha spiegato il presidente di Confcommercio Sicilia- noi mettiamo anche la faccia, proprio come siamo stati invitati a fare recentemente dal procuratore Grasso. I nostri dirigenti, a tutti i livelli, dovranno firmare il codice etico". I nomi di chi firmerà il nuovo codice etico verranno pubblicati "entro Natale" su manifesti e quotidiani. "E' arrivato il momento di dire 'io non pago' - ha spiegato ancora Agen - noi ci vogliamo mettere la faccia e siamo tanti". E coloro i quali non firmeranno, "non verranno ricandidati né rieletti".
Secondo quanto prevede il codice etico all'art. 8 sui doveri degli imprenditori e dei lavoratori autonomi titolari del rapporto associativo, i soci si impegnano "a rifiutare qualsiasi forma di estorsione, usura o ad altre tipologie di reato mafioso e di collaborare con le forze dell'ordine e le istituzioni preposte, denunciando direttamente o con l'assistenza del sistema associativo, ogni episodio di attività illegale di cui sono vittime".
Inoltre, gli imprenditori e i lavoratori autonomia che subiscono una estorsione "si obbligano alla denuncia all'autorità giudiziaria" e la mancata denuncia "sarà sottoposta all'esame degli organi competenti che assumeranno dei provvedimenti disciplinari". Tra questi: l'espulsione "nel caso in cui sia accertato che gli stessi o persone riconducibili all'impresa siano stati condannati, con sentenza passata in giudicato, per reati di associazione di tipo mafioso, o quando i beni di proprietà dell'imprenditore siano stati colpiti da provvedimenti di confisca". La sospensione arriva quando "siano state irrogate in capo ai soci o a persone riconducibili all'impresa, misure di prevenzione o di sicurezza, sentenze di condanna non ancora passate in giudicato per reati mafiosi, quando sia stato accertato che sono in corso procedimenti penali e misure cautelari personali a loro carico riguardanti la contestazione di avere commesso uno dei reati di tipo associativo".
"Oggi i tempi sono cambiati - ha detto ancora Agen - da siciliano d'adozione ho visto cambiare negli ultimi trent'anni la società in Sicilia. Quando sono arrivato e parlavo di mafia mi guardavano come un marziano. Ho anche trovato nella cassetta della posta 'affettuose' letterine di minaccia con delle croci. Oggi è diverso". "Oggi - ha aggiunto Agen - è partita la resistenza. Adesso si tratta di incoraggiare i nostri associati perché non bisogna più avere paura. Da qui parte una nuova primavera. Oggi non ci sono piu' scuse per nessuno".
Il presidente di Confcommercio Sicilia ha commentato anche la decisione di Confindustria Sicilia di vietare ai dirigenti di fare politica e di non candidarsi neppure nei tre anni successivi alla scadenza del mandato (LEGGI). L'integrazione del codice etico di Confindustria Sicilia secondo Agen "è, calcisticamente parlando, una tattica difensiva, non un'operazione d'anticipo". "E' importante che i nostri mondi restino fuori dalla politica - ha spiegato - la politica faccia la politica e noi associati di categoria dobbiamo essere invece portatori di interessi legittimi". E ha ricordato che due anni fa il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo avrebbe chiesto a un dirigente di Confcommercio di ricoprire il ruolo di assessore: "ma noi abbiamo fatto bene a restare fuori dal governo. Proprio perché la nostra associazione non deve fare politica". Sull'articolo del codice etico di Confindustria Sicilia secondo cui i vertici dell'associazione non debbano fare politica neanche nei tre anni successivi alla scadenza del mandato, Agen ha infine detto: "Come faccio a impedire un socio che non è più dirigente di candidarsi?".
[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign]