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Anche libero va bene

Ritratto di famiglia in chiaroscuro visto con gli occhi di un bambino. Opera prima di Kim Rossi Stuart

16 maggio 2006

Noi vi segnaliamo...
ANCHE LIBERO VA BENE
di Kim Rossi Stuart
 
Tommi, un ragazzino di undici anni, vive con il padre Renato e la sorella Viola, la quale non perde occasione per fargli scherzi e dispetti, ma che rappresenta un solido legame affettivo. Come quello paterno, nonostante i limiti di Renato che cerca di trasmettere al figlio la sua riduttiva concezione della vita intesa unicamente come competizione. Nonostante qualche difficoltà i tre vivono con intesa, ritagliandosi momenti di divertimento e serenità. Il ritorno improvviso di Stefania, la madre, che scopriamo avere più volte lasciato la famiglia scomparendo nel nulla, smuove sentimenti forti e fa saltare gli equilibri. Tommi, che ha sedimentato una forte diffidenza nei suoi confronti, le resiste, svalutando contemporaneamente l'immagine mitica del padre, che inevitabilmente in questa circostanza è costretto a mettere a nudo tutte le sue fragilità.

''Non è un film autobiografico'' - precisa il regista e interprete Kim Rossi Stuart, al suo debutto nella regia con Anche libero va bene. Un esordio nato sotto una buona stella a giudicare dal tam tam mediatico che lo accompagna e dalla selezione del Festival di Cannes. Protagonista di 'Anche libero va bene' è una piccola famiglia, con i suoi errori, la sua straordinaria umanità, i suoi sentimenti, forti, incontrollabili, a volte violenti. Non ci sono buoni o cattivi in questo film, ma solo umanità che nella loro inevitabile fragilità e incompiutezza commettono errori e creano ferite, magari cercando di esprimere il loro amore. Protagonista assoluto della storia è Tommi, il punto di vista è il suo, quello di un ragazzino dalla sviluppata sensibilità che si prende il carico di cercare di mantenere in famiglia un equilibrio il più delle volte impossibile. Dimostrando che a volte mentre i grandi commettono errori macroscopici minimizzandoli, i piccoli hanno la capacità di perdonarli e di comprendere in maniera disarmante le loro sofferenze.


Distribuzione 01 Distribution
Durata 108'
Regia Kim Rossi Stuart
Con Barbora Bobulova, Alessandro Morace, Kim Rossi Stuart, Marta Nobili
Genere Drammatico


La critica
''Auguriamo a Kim Rossi Stuart di trovarsi un posto nella piccola grande storia delle opere prime perché la sua prima esperienza da regista se lo merita proprio. (...) Con le partecipazioni a 'Le chiavi di casa' e 'Romanzo criminale' e con questo suo debutto da regista la figura di Kim Rossi Stuart, il cui muoversi controcorrente non cessa di stupire, fa un bel salto in avanti. Tenendo miracolosamente insieme, in equilibrio delicato, un'indole gentile, discreta e taciturna con un fondo - ne sono testimonianza il suo Freddo di 'Romanzo criminale' e il suo padre di 'Anche Libero va bene' - popolaresco, sanguigno, un po' minaccioso.''
Paolo D'Agostini, 'la Repubblica'

''A 37 anni, Kim mostra di avere in regola le sue carte professionali. Figlio d'arte, bambino attore in un film di Bolognini, ha fatto in seguito ottime cose sullo schermo (con registi come Antonioni, Benigni, Amelio e Placido) e in tv. Sul palcoscenico si è misurato in un arduo duetto con un gigante della forza di Turi Ferro, poi è stato Amleto e Macbeth. Una carriera in continuo progresso, una maturazione artistica che lo ha portato ad autodirigersi in questo suo primo film. Dove impersona il cameraman Renato, un personaggio ispido e a tratti sgradevole, spesso con le furie nel cuore. Dirigendo se stesso e gli altri, il neoregista ha avuto il coraggio (o vogliamo chiamarla ispirazione?), di dimenticare i trucchi e le astuzie che costituiscono il bagaglio del buon professionista. La decisione vincente, razionale o istintiva, è stata di non fare il cinema, ma di rispecchiare la vita. Perciò i critici unanimi hanno messo in campo il riferimento a Vittorio De Sica, un altro attore passato dietro alla macchina per vocazione alla verità. Ma più di 'Ladri di biciclette' bisognava ricordare 'I bambini ci guardano', titolo che non stonerebbe su 'Anche libero va bene'. (...) Accompagnando il protagonista senza mai abbandonarlo, l'autore imbastisce le sequenze più intense quando sottolinea la solitudine di Tommi, il suo doloroso risentimento tra il non comprendere e il non venire compreso, la difficoltà di legare con i compagni, le delusioni di un primo amoretto e la vertigine di un'esistenza a rischio ben raffigurata nelle ripetute fughe sul tetto di casa. Qui il ragazzino Alessandro Morace, scoperto in una scuola della periferia romana, si inserisce con sorprendente semplicità in una tradizione tutta italiana di piccoli protagonisti presi dalla vita; e si sarebbe tentati di presagirgli un futuro simile a quello di Franco Interlenghi, che partito in calzoni corti da 'Sciuscià' (1946) è ancora sulla breccia. Rossi Stuart e gli sceneggiatori che hanno collaborato con lui hanno avuto cura di rispettare le ragioni dei singoli personaggi anche quando appaiono aberranti, vedi il caso della madre sciagurata, e a non lasciarsi travolgere da parzialità o tentazioni di facili giudizi morali. Nel felice esito complessivo del film assume un accattivante rilievo la cornice romana tratteggiata dalla bella fotografia di Stefano Falivene.''
Tullio Kezich, 'Corriere della Sera'

''Dispiace un po' così che questa sua opera prima non sappia spiazzare le convenzioni in immagine e scrittura di una certa idea del 'cinema italiano' di poca generosità coi suoi personaggi mai soggetti desideranti o repellenti comunque vivi. E con le sue storie (Rossi Stuart è anche sceneggiatore insieme a Linda Ferri, Federico Starnone, Francesco Giammusso) che mai si aprono lasciando spazi di piacere, sorpresa, contraddizione.''
Cristina Piccino, 'Il Manifesto'
 
''Una bella riuscita: Anche libero va bene è un film ben fatto, intelligente, commovente (...). E' una delle rarissime volte, se non la prima, in cui un film rinuncia a stereotipi polverosi e forti drammi per parlare della famiglia senza pregiudizi né rimozioni né retorica, per raccontare una famiglia realistica anche dal punto di vista anagrafico, con i suoi giorni dolenti e i giorni contenti.''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

''A salvare Anche libero va bene dal naufragio, a dargli momenti - soprattutto iniziali - di cinema sincero, sono la bontà della regia e dell'interpretazione. Infatti Rossi Stuart dirige bene e si cala in un personaggio che evita di migliorare, per renderlo simpatico, e di peggiorare, per renderlo macchietta (...). Per raccontarlo bastava meno di un'ora e mezza, ma Rossi Stuart ne prende quasi due.''
Maurizio Cabona, 'il Giornale'


La prima volta di Kim
di Chiara Ugolini (Kataweb Cinema) 

A vent'anni si era presentato al suo attuale agente con un copione sotto il braccio. Voleva fare lo sceneggiatore. Oggi, a 35 anni, uno degli attori più belli e più amati Kim Rossi Stuart debutta dietro la macchina da presa in Anche libero va bene, al cinema da venerdì scorso e a Cannes alla Quinzaine des Rèalisateurs.
Storia di un ragazzino, Tommaso (il bravissimo Alessandro Morace alla prima apparizione sullo schermo), e della sua famiglia difficile. La madre (Barbora Bobulova) va e viene di casa, lacerata tra l'amore per i figli e il desiderio di fuga, il padre (lo stesso Kim) ha grossi problemi economici e improvvisi scoppi d'ira e la sorella adolescente è in piena esplosione ormonale e non fa che stuzzicarlo.

''Potremmo dire che questo film è la storia d'amore tra un uomo e suo figlio o la storia di due uomini innamorati della stessa donna - dice Kim Rossi Stuart - Ho cercato di rendere questi genitori persone attuali con problematiche reali, non volevo dei "cattivi genitori". Ho cercato di seguirli e amarli: Stefania non è solo una casalinga annoiata preda di improvvise scappatelle, ma una donna con profonde nevrosi e Renato ha molte debolezze: il classico meccanismo di proiezione dei propri desideri sul figlio, ma è anche capace di grande tenerezza. Non mi sento però di dire che l'infanzia di Tommaso sia infelice; è dura, complicata ma non credo che abbia un modello educativo completamente negativo''.

''Non so perché ho scelto il tema dell'infanzia come primo tema da affrontare da regista - ha proseguito l'attore - Forse essendo io un bambino-regista ho scelto di fare le cose con ordine. Ho aspetttato tanti anni prima di fare questo film, nel frattempo ho fatto incontri con tanti registi da cui ho imparato molte cose. Mi ero ripromesso di fare un'esperienza di regia pura, ma all'ultimo momento l'attore che doveva interpretare Renato si è dissolto per cui non ci sono state alternative. Ho fatto un triplo salto mortale che mi ha dato coraggio''.
Due parole Kim Rossi Stuart le dice anche sulla bestemmia contenuta nel film in una delle scene psicologicamente più forti: ''Sicuramente non è stata una scelta provocatoria. La bestemmia di Renato è l'urlo di dolore di un uomo sull'orlo di un baratro. Quando perde fiducia, che è sinonimo di fede, nella vita, allora cresce dentro di lui questo grido di dolore''.

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16 maggio 2006
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