Anche se la speranza è l'ultima a morire ...
Sono saliti a 29 i dispersi nella sciagura della Costa Concordia. Mancano all'appello 4 membri dell'equipaggio e 25 passeggeri
Sono riprese questa mattina le ricerche dei dispersi a bordo della nave Concordia, naufragata venerdì davanti all'isola del Giglio. Per la prima volta questa notte non si è lavorato sul relitto: i leggeri movimenti della nave di ieri hanno infatti convinto i soccorritori a interrompere le ricerche notturne. Per cercare di accelerare la ricerca dei dispersi, gli uomini della marina militare hanno utilizzato delle microcariche esplosive per aprire dei varchi sulla chiglia della nave per riuscire così ad accedere in maniera più rapida alle parti sommerse.
Intanto, purtroppo, sono saliti a 29 i dispersi nella sciagura. Sembrava che il loro numero si fosse fermato a 16, ma nelle ultime ore la Germania ha reso noto di avere una dozzina di connazionali che mancano all'appello. I dispersi sono 4 membri dell'equipaggio e 25 passeggeri. Tra questi ultimi ci sono 12 tedeschi, sei italiani (William Arlotti di Rimini e sua figlia Daiana di 5 anni; la giovane sposa Maria D'Introna di Biella; le due amiche siciliane Maria Grazia Trecanico e Lucia Virzì, e Giuseppe Girolamo, un musicista 30enne di Alberobello), quattro francesi, due statunitensi e una peruviana. Per trovarli i sommozzatori stanno facendo una corsa contro il tempo. E' sempre di 6, invece, il bilancio dei morti.
C'è poi il timore del disastro ambientale. Nei serbatoi del relitto ci sono oltre 2.300 tonnellate di carburante. "La Costa Crociere dovrà presentare entro 48 ore un piano di svuotamento dei serbatoi, che sarà analizzato per verificarne le condizioni di sicurezza, ammesso che la nave rimanga in posizione - ha detto ieri il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini -. Se la nave dovesse affondare avremmo bisogno di tutt'altre operazioni perché potrebbe anche spezzarsi. Se questo dovesse accadere è difficile fare una previsione ed è l'incubo che abbiamo da tre notti". L'altro grande timore, infatti, è che la Concordia si sposti e precipiti dal gradino di 37 metri su cui è appoggiata, inabissandosi a 70 metri.
Non nutre molte speranze Elio Vincenzi, marito di Maria Grazia Trecarichi, che risulta nell'elenco dei sopravvissuti, ma tutt'ora è introvabile, come l'amica che viaggiava con lei, Lucia Virzì. L'uomo ritiene che l'equivoco sia sorto dopo che la figlia Stefania, che era riuscita a mettersi in salvo con il fidanzato, rispondendo alla domanda dei soccorritori che le chiedevano con chi viaggiasse, fece il nome della madre e della Virzì, finite, così, erroneamente nell'elenco dei sopravvissuti. "Mia moglie e la sua amica - ha detto Vincenzi - sono state cercate ovunque, in alberghi e ospedali, ma di loro non si hanno notizie. Purtroppo ho buone ragioni per ritenere che mia moglie sia morta. Le ultime parole dette al telefono a un nostro amico sono state: 'Stiamo scivolando verso il mare'". "Attraverso la polizia - ha aggiunto Vincenzi - ho parlato con quattro prefetture e altrettante procure. Mi dicono addirittura che mia moglie è viva ed è stata visitata e dimessa, ma se fosse così non si spiegherebbe il suo silenzio e quello dell'amica Lucia Virzì. Credo che queste informazioni, purtroppo, siano sbagliate. Ho presentato un esposto-denuncia sulla scomparsa di mia moglie, affinchè partano le ricerche". La Trecarichi, originaria dall'Ennese, da anni risiede a Priolo Gargallo (Sr) insieme al marito e alla figlia. Da quanto si è appreso, la donna avrebbe ricevuto in regalo dall'amica Lucia Virzì, impiegata al Comune di Enna, un biglietto per la crociera.
Un amico della Trecarichi, il consulente informatico ennese Pippo Lombardo, racconta la telefonata ricevuta dalla donna: "Mi ha chiamato poco minuti dopo mezzanotte. Mi ha detto che era a bordo della nave ormai inclinata con la sua amica e che stavano scivolando verso il mare. Ho sentito anche Lucia che urlava di non sapere nuotare e Maria Grazia che tentava di rassicurarla, 'aggrappati a me'. Poi c'è stato un tonfo, come se stessero finendo in mare, e subito dopo la comunicazione si è interrotta". Lombardo, che è socio con la Trecarichi di un negozio di informatica a Priolo (Siracusa), ha sostanzialmente confermato quanto era già stato riferito dai familiari della donna. Dal suo cellulare è stato possibile anche rilevare l'orario esatto della chiamata, le 0.12.
Le responsabilità del comandante Francesco Schettino - Si aggrava la posizione di Francesco Scattino, il comandante della Costa Concordia. Nell'ambito dell'inchiesta della Guardia costiera emerge infatti che sarebbero stati i membri dell'equipaggio ad assumere in autonomia la decisione di evacuare la nave per salvare i passeggeri perché il comandante, che oggi sarà sottoposto a interrogatorio, esitava a dare l'ordine.
Già ieri Schettino è statao "scaricato" dalla Costa che, per bocca del presidente e Ad Pierluigi Foschi, ha ammesso "l'errore umano". Dagli atti dell'inchiesta, infatti, emergono "conferme" alle colpe di Schettino. Così l'equipaggio, scavalcando l'ufficiale, ha disposto l'evacuazione, capendo prima di lui che per la Concordia non c'era più speranza. Il legale del comandante riferische che lui è "affranto, costernato, addolorato per le perdite umane e fortemente turbato per l'accaduto".
"Finora sono stati sentiti centinaia di testimoni tra membri dell'equipaggio, turisti a bordo e soccorritori" nell'inchiesta sul naufragio della nave. E' il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio a fare il punto della situazione. "Stiamo ricostruendo che cosa è accaduto anche raccogliendo il maggior numero di testimonianze utili con l'aiuto della Guardia costiera, dei Carabinieri, della Guardia di finanza e delle altre forze di Polizia", ha spiegato il procuratore. Centinaia di persone dell'equipaggio sono ancora a disposizione degli inquirenti in una fattoria e in alberghi della provincia dove, via via, vengono contattati dagli investigatori per conoscere la loro versione. Sulla responsabilità del comandante Francesco Schettino, Verusio ha detto che "l'idea che ci siamo fatti nell'immediatezza del fatto sta trovando conferme dalle prime indagini delle forze dell'ordine e delle autorità marittime".
A carico di Francesco Schettino ci sono accuse pesanti. L'avvicinamento della Costa Concordia al porto dell'Isola del Giglio non sarebbe stato deciso da Schettino, ma sarebbe frutto del caso. Viene smentita così la versione fornita dal comandante che per bocca del suo legale aveva detto che si era avvicinato intenzionalmente alla costa per evitare un naufragio in mare aperto e salvare così vite umane. Secondo quanto emerge, invece, i locali motore erano invasi dall'acqua e non più funzionanti e l'imbarcazione sarebbe stata trasportata sulla costa dalle correnti. Sempre nell'ambito dell'inchiesta della Guardia costiera emerge che l'evacuazione è iniziata alle 22.45, quindi 13 minuti prima della comunicazione di abbandono nave lanciata dal comandante alla capitaneria di porto e fissata alle 22.58.
Le telefonate della Capitaneria a Schettino - All'1.46 di sabato mattina il comandante della Concordia Francesco Schettino riceve l'ennesima telefonata dalla Capitaneria di Porto: "Cosa vuole fare, vuole andare a casa?". Domanda con voce alterata un ufficiale. E Schettino si lascia sfuggire: "Abbiamo abbandonato la nave", ma subito dopo ritratta. E quando dalla Capitaneria si dice che ci sono "già dei cadaveri", Schettino chiede "Quanti?". E l'ufficiale: "Deve dirmelo lei!".
La prima telefonata della Capitaneria Schettino la riceve alle 00.32. A quell'ora secondo alcuni testimoni il comandante si sarebbe già messo in salvo sulla scogliera. Gli viene chiesto quante persone sono ancora a bordo. Schettino risponde 2-300, cioè, come sottolinea una fonte qualificata dell'Ansa, sostiene che sarebbero state già evacuate 4 mila persone dopo soli 40' dall'abbandono nave. Ma è una cifra che ripete più volte nel corso della telefonata. "Ora torno sul ponte - assicura alla Capitaneria - Ero andato a poppa per capire cosa stava succedendo". "Rimarrà solo lei?", chiede la sala operativa. "Credo di rimanere solo io" replica.
Alle 00.42 una nuova telefonata. La sala operativa della Capitaneria chiede quante persone devono ancora essere evacuate. Schettino risponde: "Ho chiamato la società e mi dicono che ci sono un centinaio di persone". In realtà l'evacuazione è ancora nel pieno svolgimento, se non all'inizio. "Io sto coordinando" assicura Schettino all'ufficiale della Capitaneria. Ma pochi secondi dopo si lascia scappare prima la frase "Non possiamo salire più a bordo perché stava appoppando". E poi: "Abbiamo abbandonato la nave".
È a quel punto che l'ufficiale della guardia costiera comincia a sospettare che Schettino abbia lasciato ad altri il coordinamento dell'evacuazione e si sia messo in salvo: "Comandante, ha abbandonato la nave?", gli chiede. Schettino svelto ritratta: "No, no, macché abbandonato la nave". All'1,46 le comunicazioni si fanno più concitate. L'ufficiale della guardia costiera alza la voce, e cerca di scuotere il comandante. "Adesso lei va a prua, risale la biscaggina (la scala di corda delle navi, ndr) e coordina l'evacuazione. Ci dice quante persone ci sono ancora: se ci sono bambini, donne, passeggeri e il numero esatto di ciascuna di queste categorie. Vada a bordo. Cosa fa, lascia i soccorsi?". Schettino: "No, no, sono qua, sto coordinando i soccorsi". L'ufficiale ricomincia: "Comandante, è un ordine, ora comando io. Lei ha dichiarato l'abbandono nave, vada a prua, risalga sulla nave e vada a coordinare i soccorsi. Ci sono già dei cadaveri". Schettino: "Quanti?". L'ufficiale: "Deve dirmelo lei, cosa vuole fare, vuole andare a casa? Lei ora torna sopra e ci dice cosa si può fare, quante persone ci sono e di cos'hanno bisogno". Schettino di nuovo assicura: "Va bene, sto andando". Secondo la Capitaneria, tuttavia, non risalirà più a bordo.
Per il procuratore Verusio quella che ha portato al naufragio è stata una manovra azzardata. Il magistrato definisce "inescusabile" il comportamento di Schettino. Ora il comandante è detenuto in una cella e tenuto sotto osservazione, per il pericolo di atti di autolesionismo. Oggi l'interrogatorio del Gip durante l'udienza di convalida del fermo disposto a suo carico. "Abbiamo temuto la fuga all'estero e pensato potesse sottrarsi alle sue responsabilità", ha detto il procuratore Verusio. A Grosseto i pm stanno anche verificando "la catena di comando della nave Costa Concordia per appurare se ci sono altre responsabilità oltre quella del comandante". E a tal proposito la procura starebbe valutando l'invio di almeno altri tre avvisi di garanzia per altrettanti ufficiali della nave con gli stessi capi di accusa del comandante.
I danni per la compagnia, i danni per i lavoratori - Ieri sono arrivate le prime valutazioni circa le ricadute economiche. "Abbiamo annunciato 93 milioni di dollari di danni, diretti - ha detto l'ad Costa Pierluigi Foschi -. Dovremo affrontare ulteriori costi, non quantificati, perché sono di categoria non classificata da assicurazioni. Siamo adeguatamente assicurati sia su responsabilità civile, sia su perdita subita della nave. Dove non c'è copertura interverrà la società Costa Crociere che è società solida". "Sono convinto - ha concluso l'amministratore delegato - che la reputazione dell'azienda verrà ristabilita e che riotterremo la fiducia dei nostri clienti". Quanto al futuro della Costa "potrà avere un impatto nel breve periodo e sulla società, ma non un segno permanente. Le vacanze sulle navi sono sicure".
"Al di là del cordoglio per le vittime da cui non ci si può esimere e delle eventuali responsabilità che valuterà la magistratura, adesso c'è un altro problema concreto: con una nave in meno ci sono mille persone senza lavoro, mille persone a cui serve dare risposta". Così Franco Simeone, segretario generale della Uiltrasporti, commenta le possibili ripercussioni sui lavoratori di Costa Crociere che erano imbarcati sulla Costa Concordia incagliatasi di fronte all'Isola del Giglio. "Adesso si dovrà vedere - spiega Simeone - quanti lavoratori hanno un contratto a tempo indeterminato, che nel settore comunque sono pochi. Costa comunque dovrà affrontare questo problema e noi a breve chiederemo un incontro a Costa Crociere per affrontare la questione". Simeone crede, comunque, che il drammatico incidente non avrà ripercussioni sull'attività di Costa Crociere: "Io credo che questa drammatica vicenda non possa incidere sul futuro della società: è l'unica che in Italia - sottolinea - applica il contratto collettivo nazionale di lavoro in questo settore; a giugno hanno inaugurato la Costa Favolosa e hanno in costruzione altre due navi".
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere.it, Adnkronos/Ign, Repubblica.it, Labitalia]