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Ancora botte e stangate per il clan dei Lo Piccolo

Mentre le Fiamme Gialle sequestrano le ''macchinette'' dei boss di San Lorenzo, la Dda chiede 173 anni di carcere per gli uomini del clan

09 ottobre 2009

I militari del nucleo speciale di polizia valutaria e del gruppo di Palermo hanno effettuato stamane una serie di perquisizioni in esercizi commerciali di Isola delle Femmine, Capaci, Carini, Cinisi e Terrasini e hanno sequestrato 17 slot-machines.
Le "macchinette", che fruttano 100mila euro l'anno, secondo le Fiamme Gialle sarebbero intestate a prestanome dei boss palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai pm della Dda Francesco Del Bene e Annamaria Picozzi, nasce dall'analisi di alcuni "pizzini" trovati a Giardinello, nel covo dei due capimafia il giorno della loro cattura. Partendo dalle indicazioni contenute nei biglietti, gli inquirenti sono riusciti a individuare le imprese presso le quali il clan aveva dislocato le slot. I Lo Piccolo, attraverso la fittizia intestazione delle macchinette, speravano di intascarne i guadagni. Le indagini hanno, inoltre, permesso di individuare, oltre ai beni sottoposti a sequestro, i presunti prestanome.

E sempre oggi, il pm della Dda di Palermo Marcello Viola, ha chiesto nei confronti di 23 persone ritenute vicine alla famiglia mafiosa dei Lo Piccolo, pene per complessivi 173 anni di reclusione. I 23 sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata, traffico internazionale di droga, detenzione di armi e favoreggiamento.
Il processo si svolge in abbreviato davanti al Gup Mario Conte. Sul banco degli imputati ci sono vertici del clan mafioso di San Lorenzo, uomini d'onore della famiglia, i collaboratori di giustizia Francesco Briguglio e Francesco Franzese e tre commercianti che, negando di avere subito le richieste del racket, secondo la Procura, avrebbero favorito Cosa Nostra.
Il pm ha chiesto pene che vanno dagli 8 mesi, per i tre commercianti, ai 16 anni di carcere invocati per Fabio Chianchiano che risponde, oltre che di mafia e di estorsione, di avere avuto un ruolo di vertice nell'associazione finalizzata al traffico di droga.

[Informazioni tratte da ANSA, La Siciliaweb.it]

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09 ottobre 2009
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