Ancora cassa integrazione per gli operai Fiat di Termini
''Senza gli incentivi per l'auto questo sarà l'inizio di una lunga serie, che porterà i lavoratori all'esasperazione economica''
Altre due settimane di cassa integrazione per gli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. L'azienda lo ha comunicato ieri alle organizzazioni sindacali. Il periodo va dal 14 aprile al 2 maggio. Già a fine febbraio erano state effettuate altre due settimane di Cig.
Per il comitato direttivo della Uilm di Termini Imerese, che si è riunito ieri, c'è preoccupazione per "la decurtazione salariale che subiranno i lavoratori" ed è "logico ritenere che senza gli incentivi per l'auto questo sarà l'inizio di una lunga serie, che porterà i lavoratori all'esasperazione economica". "Riteniamo che la Regione - ha detto Vincenzo Comella, segretario provinciale della Uilm Palermo - debba provvedere a dare un sostegno al reddito ai lavoratori della Fiat e dell'indotto. Riteniamo che il Lingotto non può dichiarare di essere interessato alla sorte dei lavoratori, visto che ha deciso di cedere il sito, avendo la possibilità di utilizzare i finanziamenti regionali e nazionali".
Per la Uilm, anzi, l'atteggiamento dell'azienda su Termini Imerese è di "disinteresse e provocatorio", per questo motivo è "indispensabile" avviare una discussione all'interno di tutto il sindacato nazionale, regionale e confederale, per decidere le azioni da intraprendere in difesa dello stabilimento. "La Fiat - ha concluso Comella - non deve andare via perché, non si può credere alle favole che ci vogliono propinare, consistenti nel fatto che riescano ad occupare 2500 lavoratori".
Dalla riunione del 13 aprile al ministero dello Sviluppo sul futuro della fabbrica siciliana, Fim Fiom e Uilm si aspettano maggiori dettagli sui progetti che riguardano l'auto, al vaglio dell'advisor Invitalia.
Sul tema della chiusura dello stabilimento di Termini Imerese è ritornato anche il presidente del Senato, Renato Schifani. "Proprio per avere assorbito ingenti risorse, le grandi imprese dovrebbero prestare una particolare attenzione agli effetti sociali che derivano da pur legittimi piani industriali adottati, che putroppo determinano o prospettano spesso la chiusura di poli produttivi, come sta accadendo allo stabilimento Fiat di Termini Imerese". "Non va mai dimenticato - ha aggiunto Schifani - il ruolo delle imprese che operano in contesti caratterizzati da particolare fragilità produttiva, con apparati industriali troppo sottili per sostenere una sana economia. In simili contesti dovrebbe, infatti, essere privilegiato e presidiato, non solo dagli apparati statali ma anche dalle imprese, il tessuto sociale in cui operano le singole strutture. Solo obbedendo a questo imperativo morale si raggiunge l'obiettivo, rilevante al pari del piano industriale, di mantenere nell'ambito della legalità quegli ampi settori della popolazione che altrimenti, privi di riferimenti produttivi, potrebbero finire per cedere alle lusinghe dell'economia sommersa o, peggio, illegale. Fasi di arretramento della parte sana dell'economia nazionale rischiano di fare prosperare ed espandere aree di illegalità e di avvantaggiare la criminalità organizzata".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, AGI]