Ancora dure critiche della Chiesa sulla visita Gheddafi
"Solo l'Italia dà spazio alle sue provocazioni. Gheddafi ha bisogno dell'Italia, che gli offre un palcoscenico unico per mostrarsi"
"Gheddafi ha bisogno dell'Italia, che gli offre un palcoscenico unico per mostrarsi, soprattutto alla tv libica, come paladino dell'orgoglio nazionale, arabo e musulmano. La spirale di provocazioni ad effetto in cui Gheddafi si avvita sempre di più, per essere chiari, è efficace solo in Italia. Nessuno all'estero gli offre spazi per una tenda inutile e inutilizzata, né aspiranti veline ad ascoltarlo a pagamento. Perché da noi succede?".
E' quanto ha scritto in un commento pubblicato dal Sir, agenzia stampa della Cei, Riccardo Moro in una ricostruzione severa delle attività del rais di Tripoli dal quale emerge la progressiva decadenza del ruolo internazionale del Colonnello. L'attacco arriva a due giorni dalle critiche del quotidiano 'Avvenire' alla visita di Gheddafi, una "messa in scena" con effetto "boomerang".
Sul Sir si parla dell'"inconsistenza" politica di Gheddafi, quindi si descrive la sua parabola da quando fu "messo nell'angolo dalle potenze occidentali a seguito dell'evidenza delle sue responsabilità nell'attentato di Lockerbie del 1988", quindi si spiega che "dopo anni passati a finanziare i movimenti antioccidentali più fondamentalisti e violenti, ha cambiato diametralmente negli ultimi anni le sue posizioni, cedendo il ruolo di nemico irriducibile degli Usa e dei suoi alleati per trasformarsi nei fatti in un leader dalle posizioni moderate in campo internazionale".
"Braccato dai servizi segreti anglo-americani e dal Mossad - si racconta - preoccupato della sua sopravvivenza, fisica e politica, e sentendo venir meno anche il consenso in patria, ha cercato di 'vendersi' nella maniera migliore, offrendo, in cambio del suo mantenimento al potere, disponibilità politica e accordi commerciali".
Quindi Riccardo Moro rileva come Gheddafi abbia cercato di guidare la causa dell'unione africana senza però raggiungere nessun obiettivo di rilievo, anzi fallendo in qualità di presidente pro tempore dell'Unione africana. "Esaurita la carta politica - prosegue il Sir- Gheddafi gioca quella commerciale. Ricco dei proventi del petrolio stringe accordi di collaborazione commerciale e industriale, che mirano a migliorare il capitale di infrastrutture della Libia e a garantire alla 'Guida' incassi non solo dal greggio, ma anche dalle commesse delle imprese che fanno affari con la Libia". In questo senso appare "sospetta la liberazione di uno dei responsabili della strage di Lockerbie da parte delle autorità scozzesi, cui è seguito a breve un accordo di estrazione tra governo libico e British Petroleum".
Quindi si elencano i diversi affari intercorsi con l'Italia per concludere: "Detto questo non si può sorvolare sulla questione dei diritti umani e non chiedersi che cosa accade a chi, respinto dall'Italia, rimane, chissà in che condizioni, 'trattenuto' in Libia".
E' tornato invece a difendere la visita del Colonnello in Italia il ministro degli Esteri, Franco Frattini. "I rapporti che l'Italia ha con Gheddafi non li ha con nessun altro Paese" ha affermato il titolare della Farnesina in un'intervista alla Stampa, e ha detto di "non essersi impressionato per niente" per le sue dichiarazioni sull'Islam. Gheddafi "va in giro per l'Africa a dire che l'Italia è l'unico paese che ha superato il colonialismo: sa questo quante porte apre in Africa?". "L'Africa è una bomba demografica, è impensabile che il Maghreb si metta a fare il gendarme per conto dell'Europa", ha detto ancora Frattini. Quanto alle dichiarazioni di Gheddafi sui fondi europei necessari per fermare il flusso d'immigrati, il ministro ha sottolineato come servano "fondi per lo sviluppo dell'Africa sahariana, e 5 miliardi sono ancora pochi". [Adnkronos/Ign]
- Il grande circo libico di Muammar Gheddafi (Guidasicilia.it, 31/08/10)