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Ancora lui! Massimo Ciancimino

"De Gennaro è un grande investigatore. Io non ho mai condiviso le idee di mio padre su di lui". E intanto spunta un boss della 'Ndrangheta

06 dicembre 2010

Sembra che sia, in qualche maniera, anche la più assurda e contorta, a conoscenza di tutti i misteri degli ultimi trent'anni. Be', è più corretto dire che lui ha sostenuto - e sostiene - di sapere tramite suo padre, i segreti di alcuni dei misteri più... misteriosi d'Italia. Le stragi di mafia degli anni '90, i rapporti tra Stato e anti-Stato, la strage di Ustica, l'omicidio De Mauro - Mattei, e il terrorismo nero, quello rosso, quello internazionale e i servizi segreti deviati, fino all'oscuro personaggio-cerniera tra Russia e Italia, tra Putin e Berlusconi negli affari del gas ventilati da WikiLeaks (LEGGI).
Sì, ci stiamo riferendo proprio a lui, al figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo: Massimo Ciancimino.

Giusto qualche giorno fa lo avevamo lasciato con sul capo una denuncia per calunnia da parte dell'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro. Ai magistrati di Caltanissetta, Ciancimino jr aveva rivelato, riferendo le parole del padre, che l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro era "vicino" al 'signor Franco', il fantomatico uomo dei servizi segreti che avrebbe fatto da mediatore tra Vito Ciancimino e lo Stato nel periodo della trattativa.
Parole, quelle di Ciancimino jr, che hanno scatenato l'ennesino vespaio di polemiche, questa volta un po' da tutte le parti, tanto che il superteste ha sentito il bisogno di gettare acqua sul fuoco puntualizzando il senso delle sue dichiarazioni, a cominciare dall'identità del fantomatico 007 "signor Franco".
"Gianni De Gennaro ha rappresentato la lotta alla mafia ed è un grande investigatore, però prima di annunciare querela avrebbe dovuto leggere le dichiarazioni che ho messo a verbale davanti ai magistrati di Caltanissetta, in cui evidenzio che non ho mai condiviso le idee di mio padre su di lui", ha detto Massimo Ciancimino, che ha proseguito: "Non so il vero nome del signor Franco. Se sapessi chi è magari avrei potuto farci un patto e forse ora sarei ministro o deputato", ha commentato sul filo dell'ironia. Ironia che non è stata accolta per niente da De Gennaro, che ha bollato come "evidenti falsità" le rivelazioni di Ciancimino jr, preannunciando una formale denuncia per calunnia (LEGGI).

Ed anche i magistrati della Procura di Caltanissetta stanno valutando l'ipotesi di iscriverlo nel registro degli indagati per lo stesso reato, nonostante l'opinione diversa dei colleghi palermitani, che continuano a ritenerlo un teste chiave in diverse inchieste. "Massimo Ciancimino - osserva il Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia - è un personaggio sui generis, si sa. La valutazione delle sue dichiarazioni va fatta caso per caso: sono attendibili e apprezzabili quando sono riscontrate e, in alcuni casi, sono state riscontrate".
Il figlio di Don Vito, dopo avere fiutato l'aria che tira, si è affrettato a sottolineare: "Rispetto i magistrati. Tutti. Quelli di Palermo e quelli di Caltanissetta". Poi ha cercato di spiegare quello che considera solo un equivoco: "Alcune considerazioni fatte, sulla base dei racconti di mio padre in un incontro informale con un investigatore sono finite in una relazione di servizio. Ma io ho poi precisato ai pm che si trattava di valutazioni personali di mio padre anche viziate dal rancore che nutriva nei confronti dell'investigatore che aveva, tra l'altro, raccolto le accuse di Buscetta contro di lui".
Dopo quanto successo, il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo, che in un recente incontro con il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari avrebbe avuto delle divergenze di vedute sul 'caso Ciancimino',  ha voluto spiegare che tra la Procura di Caltanissetta e la Procura di Palermo "non c'è alcuno scontro o frizione, ma valutazioni non perfettamente sovrapponibili". "Non si deve assolutamente confondere un dibattito con i colleghi o un diverso punto di vista su un'indagine complicata come scontro o contrapposizione - ha detto ancora Messineo - non sempre le nostre valutazioni sono uguali ma da qui a parlare di scontro ce ne corre...".

Massimo Ciancimino, che si definisce un "personaggio ingombrante", ha detto di essere "stanco e avvilito", ma ha rilanciato ancora una volta la sua analisi sul patto tra le istituzioni e Cosa Nostra. "Solo chi non vuole vedere può non cogliere un collegamento tra certe cose: ad esempio tra il fatto che mio padre venne arrestato nel '92 e nel 2002 e la sua casa non fu mai perquisita, che il 'papello' non è stato trovato fin quando io non l'ho consegnato e che io fui avvisato un mese prima che Provenzano sarebbe stato arrestato". "È confortante per tutti - ha detto ancora - pensare che non ci sono regie superiori, che tutto è casuale, i ricordi dopo anni di Martelli, la decisione di Conso di togliere il 41 bis ai mafiosi. Ma è una visione miope questa".

Ma non è finita qui. Infatti, proprio ieri alcuni quotidiani hanno riportato la notizie di un coinvolgimento di Ciancimino jr in un'indagine di riciclaggio che vede coinvolti personaggi vicini alla cosca Piromalli, quindi alla 'Ndrangheta.
"Sono a disposizione, come sempre, dei magistrati per chiarire una vicenda paradossale e alla quale sono assolutamente estraneo. Non ho avuto e non ho alcun legame con la 'ndrangheta" ha detto Massimo Ciancimino in merito a quest'ultima storia. "Con Stangi (personaggio che secondo gli inquirenti graviterebbe in ambienti mafiosi della 'ndrangheta, ndr) - ha aggiunto - ho avuto rapporti d'affari, mediati da un commercialista, e legati ad una fornitura di acciaio, attività di cui mi occupo. Ho ricevuto, sempre tramite il professionista, da Stangi assegni per 60 mila euro circa, appunto come pagamento della fornitura, ma non mi sono mai prestato a dargli in cambio contanti come viene fuori dalle notizie di oggi".
Secondo indiscrezioni, infatti, da un'intercettazione ambientale che coinvolgeva Stangi sarebbe emerso che Ciancimino si sarebbe detto disponibile a scambiare gli assegni con denaro liquido.
"E' vero - ha proseguito - che all'incontro, a Verona, andai senza scorta. Lo faccio a volte per evitare di presentarmi ad appuntamenti con la tutela per fare in modo di non creare imbarazzo con i miei interlocutori". "Questa fuga di notizie, che pregiudica gravemente l'indagine - ha proseguito - si inserisce e arriva in un momento particolare e la cosa non può che destare sospetti". "Resto sorpreso - ha concluso - da queste singolari concomitanze di notizie e dall'aggressione di politici come Alfano e Gasparri, garantisti quando toccati da vicino da certe vicende e capaci, invece, di lanciarsi in oscuri teoremi quando le indagini riguardano altri".

- Ciancimino jr al boss della 'Ndrangheta: "Dammi gli assegni" di Giovanni Bianconi (Corriere.it)

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it]

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06 dicembre 2010
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