Ancora minacce a Sgarbi, questa volta via fax
Il sindaco di Salemi scrive Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri per essere tutelato
CIAO VITTORIO SONO SALVATORE ------ FIGLIO DI TOTO' E TI VOLEVO CHIEDERE SE MI CANDIDI NEL PID ALLE REGIONALI VISTO CHE CONSIDERI SAVERIO ROMANO MAFIOSO ANCHIO LO SONO QUESTA è UN'OFFERTA CHE NON PUOI RIFIUTARE IN CASO CONTRARIO ----------
E' questo il messaggio arrivato sabato scorso a Vittorio Sgarbi. Una nuova lettera di minacce che stavolta gli anonimi hanno inviato via fax, all’utenza telefonica della segreteria di Ro in provincia di Ferarra.
Ieri mattina, Sgarbi ha scritto al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli chidendo di essere «garantito nell’esercizio delle mie funzioni in una situazione giudicata ad alto rischio per il "condizionamento mafioso di tutta l’attività amministrativa"».
Nella lettera il sindaco di Salemi ha scritto inoltre: «Dal momento che dalle indagini sulle minacce ricevute durante il mio mandato di Sindaco di Salemi, e anche dalle intercettazioni sulla mia utenza che riceve ogni giorno una o due telefonate anonime, non si è raggiunta nessuna certezza sui responsabili, e anzi ho dovuto persino leggere nei rapporti del maresciallo dei carabinieri della Stazione di Salemi, Giovanni Teri (sottoscritte dal questore di Trapani Carmine Esposito) che potrei addirittura averle inventate o che ne potrebbero essere autori dei collaboratori più stretti (insinuazione per la quale ho presentato una richiesta di danni in sede penale e civile), mi sembra giusto farLe pervenire l’ultima lettera di minacce… confidando che il maresciallo della Stazione di Salemi e il questore di Trapani non le vogliano ritenere confezionate da mio padre o dai mia madre».
Nel sottolineare di sentirsi «profondamente offeso dalle conclusioni del maresciallo e del questore che non hanno in alcun modo approfondito l’origine, per esempio, delle telefonate anonime», Sgarbi ha chiesto al Generale Gallitelli che «per l’avvenire si conducano indagini più approfondite».