Ancora nessuna risposta definitiva per Termini Imerese
Dall'incontro al Ministero dello Sviluppo economico: "Termini potrebbe dire addio al mercato dell'auto"
AGGIORNAMENTO
Fino al 31 dicembre di quest'anno proseguirà l'attività di ricerca di produttori automobilistici per la reindustrializzazione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Se alla scadenza del 2012 non saranno trovati investitori del settore, si andrà avanti per trovare aziende di altri comparti. È quanto è emerso dal tavolo al ministero dello Sviluppo Economico. Quindi se non si affacceranno produttori di vetture nei prossimi tre mesi c'è la probabilità che il sito dica addio all'auto.
"L'attività per la reindustrializzazione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese prosegue su più fronti". È quanto ha affermato l'ad di Invitalia, Domenico Arcuri, al termine del movimentato tavolo sul sito siciliano al Mise. "Innanzitutto, continua la ricerca di un altro produttore auto, che è la soluzione preferita dal territorio", ha spiegato Arcuri. La seconda pista guarda, ha aggiunto, "a soluzioni alternative all'auto", con cui si vuole procedere "con ulteriore velocità".
Infine, ha fatto sapere Arcuri, il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, ha firmato il secondo decreto sugli esodati, che salvaguarda 55 mila lavoratori, tra cui circa 600 appartenenti allo stabilimento Fiat di Termini Imerese.
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Quella di oggi, doveva essere la giornata decisiva per i 2.200 operai della Fiat di Termini Imerese e dell’indotto: a Roma, al ministero dello Sviluppo economico si è tenuto, infatti, un incontro dal quale le ex tute blu aspettavano finalmente risposte concrete e immediate, specialmente sui 400 esodati.
Purtroppo, però, l’incontro è stato sospeso a seguito del malore accusato da un lavoratore Rsu Fiom di un'azienda dell'indotto presente alla riunione. Durante il confronto al ministero ci sarebbero stati, infatti, momenti di tensione mentre il lavoratore discuteva della situazione dell'indotto. Il lavoratore sarebbe stato soccorso da un'ambulanza arrivata al ministero di Via Veneto.
Ancora nessuna parola fine, dunque, almeno per gli operai. Il tempo sta per scadere, a fine dicembre gli operai potrebbero non percepire più nemmeno la cassa integrazione se il ministro del Lavoro, Elsa Fornero - come assicurato quasi un anno fa -, non risolverà la questione degli esodati. Serve in pratica un decreto attuativo che dia il via libera ai lavoratori in uscita e consenta agli operai rimasti di poter ottenere almeno un altro anno di cassa integrazione: una magra consolazione forse, ma assolutamente necessaria, in attesa che arrivi un investitore che sia davvero in grado di avviare un serio processo di reindustrializzazione dell’area, dopo l’uscita di scena della Dr Motor.
L’ottimismo è in picchiata, le tute blu da tempo ormai sono alle prese con promesse fin qui non mantenute e piani "fantasma": e in più, nell’incontro avvenuto due settimane fa a Palazzo Chigi tra l’ad Fiat, Sergio Marchionne, e il Governo, non si è fatto cenno alla problematica di Termini. "Ci auguriamo che tra le priorità dei ministri Fornero e Grilli ci sia ancora la salvaguardia del reddito delle decine di ex operai ed operaie dello stabilimento di Termini Imerese", ha detto il sindaco della cittadina del Palermitano, Salvatore Burrafato.
Stamane a Roma era giunta una delegazione di operai per protestare in concomitanza con il vertice al ministero. Critici i sindacati: "È allarmante il silenzio attorno a questa vertenza, un disinteresse del governo nazionale e delle istituzioni locali che ci preoccupa - hanno sottolineato Armando Zanotti, segretario provinciale Cisl, e Giovanni Scavuzzo, segretario Fim Cisl Palermo -. Gli operai sono stanchi, non possono vivere più in questo stato d’incertezza". Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, definisce "tuttora irrisolto" il problema dello stabilimento siciliano mentre il Governo "si interessa della questione produttiva di tutti gli altri stabilimenti". "È bene precisare - aggiunge Palombella - che rispettiamo questa prerogativa, ma sono i sindacati che hanno sottoscritto il contratto specifico con l’azienda automobilistica lo scorso dicembre a dover sollecitare il gruppo guidato da Marchionne su cosa fare". Ed uno dei primo effetti è che una delle fabbriche dell’indotto Fiat, la Lear ha avviato le pratiche per il licenziamento di circa 700 operai.
[Informazioni tratte da Corriere del Mezzogiorno - Italpress, Lasiciliaweb.it]