Ancora raid contro il bunker di Gheddafi...
Secondo la televisione di Stato libica, Muammar Gheddafi è ancora vivo e mostra nuove immagini del raìs
Nuovi raid della Nato all'alba di oggi contro il compound di Muammar Gheddafi a Tripoli. Quattro esplosioni in rapida successione hanno colpito la zona di Bab al-Aziziya, nel centro della capitale, provocando almeno due morti. Lo riferisce un portavoce del governo libico all'emittente Cnn spiegando che i corpi delle vittime, entrambi uomini, sono stati trasportati presso il più vicino ospdeale. Al nosocomio sono giunte anche 27 persone che hanno subito conseguenze nell'attacco aereo, riferiscono fonti ufficiali, precisando che molte di loro soffrono per le inalazioni di fumo.
Le esplosioni seguono di qualche ora il video messaggio di Gheddafi trasmesso ieri sera dalla la tv di Stato per smentire le voci circolate nei giorni scorsi circa una possibile morte o fuga del Colonnello. Tuttavia restano dubbi sui tempi in cui il filmato è stato girato e quindi sul fatto che potrebbe essere registrato. Circostanza che l'emittente di Tripoli smentisce categoricamente affermando che le immagini mandate in onda risalgono a ieri. Nel video mostrato durante il telegiornale si vede Gheddafi impegnato in una riunione con alcuni capi tribali in un hotel della capitale.
Il leader libico, che non era stato visto in pubblico dall'attacco del 30 aprile contro il suo compound a Tripoli in cui morirono un figlio e tre nipoti, nel video di ieri sera, appare indossando la sua caratteristica veste marrone, occhiali da sole e cappello nero.
"Diciamo al mondo che questi sono i rappresentanti delle tribù libiche", ha detto Gheddafi, indicando i funzionari e nominando alcuni di loro. "Sarai vittorioso", ha detto un anziano a Gheddafi, riferendosi alla rivolta che da tre mesi sconvolge il paese del Nord Africa.
Uno schermo dietro a Gheddafi mostrava un dibattito televisivo mattutino in onda sulla televisione di stato al-Jamahirya. Uno zoom ha mostrato la data di ieri su un lato dello schermo.
I giornalisti di Reuters, che hanno base nello stesso albergo, hanno detto che alcune camere erano state sigillate durante la giornata per l'evento, ma non hanno visto Gheddafi.
Per il ministro della Difesa italiano, Ignazio La Russa, non è in atto alcuna caccia a Gheddafi, ma il leader non è neppure intoccabile. "Se lui è in un luogo che è uno degli obiettivi, non è che se c'è Gheddafi noi non possiamo sparare", ha detto La Russa.
Secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, Gheddafi dovrebbe lasciare il potere. "Io credo che la soluzione sia una soluzione politica che preveda l'abbandono (del potere) da parte del colonnello", ha detto il ministro. "Ci sono paesi che nelle scorse settimane hanno indicato indirettamente una disponibilità ad accoglierlo qualora lasciasse, cosa che noi auspicheremmo". Il ministro ritiene comunque che "il cerchio si stia stringendo", dato che "il procuratore della Corte penale internazionale sta lavorando per l'incriminazione di Gheddafi", e un ordine di arresto potrebbe arrivare entro la fine del mese. "E' chiaro - ha aggiunto il responsabile della Farnesina - che se scattasse l'ordine di arresto internazionale dinanzi alla Cpi sarebbe molto più difficile trovare un accomodamento di questo genere per il colonnello e la sua famiglia, ecco perché io credo che si cominci forse, mi auguro, a comprendere dentro il regime di Tripoli che vi sono pochi giorni per decidere".
Un nuovo riconoscimento arriva intanto dalla Unione europea agli insorti: la Ue aprirà presto un ufficio a Bengasi per garantire maggiore assistenza alle autorità provvisorie presenti nella seconda città libica. Il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton ha dichiarato davanti al Parlamento europeo che l'ufficio garantirà il sostegno del vecchio continente alla società civile e al consiglio nazionale di transizione.
Nel frattempo, il primo carico di aiuti Usa "non letali", destinato ai ribelli libici che combattono contro le truppe fedeli al Colonnello, è arrivato a Bengasi, la roccaforte dei combattenti dell'opposizione nell'est della Libia. Lo ha annunciato ieri sera il dipartimento di Stato. Gli aiuti sono arrivati martedì e consistono in "oltre 10.000 pasti precotti, equivalenti a razioni militari", messi insieme dagli stock del ministero della Difesa, ha precisato Mark Toner, portavoce del dipartimento di Stato. Si tratta della prima consegna di aiuti Usa, dopo la decisione di Washington di assistere i ribelli e "proteggere i civili e le zone popolate di civili minacciate da attacchi". "Altre forniture sono in viaggio, fra cui materiale medico, uniformi, tende", tutte provenienti da riserve militari americane, ha aggiunto Toner. "Continuiamo a lavorare con il Consiglio di transizione libico per determinare quali necessità di aiuti supplementari potremmo fornire nelle prossime settimane", ha aggiunto il portavoce.
L'aeroporto di Misurata in mano ai ribelli - L'aeroporto di Misurata è in mano ai ribelli libici dopo violenti combattimenti. Lo ha riferito ieri un giornalista della France Presse dalla terza città libica sotto assedio da più di due mesi. Il segretario generale dell'Onu Ban ki Moon ha rivolto un appello alle parti in conflitto perché cessino gli scontri, "a Misurata" e nel resto del paese, sottolineando la necessità di proseguire il dialogo politico. Una richiesta analoga è arrivata dal Parlamento europeo, che ha adottato un emendamento che chiede all'Alto Rappresentante Ue, Catherine Ashton, di prendere un'iniziativa politica per un immediato cessate il fuoco in Libia e per indirizzare il conflitto sui binari di una soluzione diplomatica.
"Non ci fidiamo di Gheddafi" è stata la replica dei ribelli, che hanno bocciato la richiesta per bocca di un loro portavoce a Zintan, cittadina berbera della Libia occidentale situata sulla catena dei monti Nafusa, tra le poche in mano ai rivoltosi.
Già ieri mattina erano circolate notizie da fonti locali che confermavano i progressi dei ribelli a Misurata, loro roccaforte in Tripolitania: i lealisti, informavano, sono stati respinti nella zona dell'aeroporto, completamente circondata dagli insorti. I rivoltosi si sono impadroniti di una quarantina di missili Grad, neutralizzando i mortai governativi che avevano provocato 13 feriti tra le loro fila. Avrebbero inoltre catturato un mercenario mauritano.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Reuters.it, Corriere.it, Repubblica.it]